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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Marzo 2003
 
   
  UN SUPPORTO STORAGE COMPIE 50 ANNI: LA STORIA DEI NASTRI MAGNETICI PER COMPUTER SENZA I SUPPORTI DI ARCHIVIAZIONE DIGITALI RIMOVIBILI, NON SAREBBE DIFFICILE IMMAGINARE I PC E I PRODOTTI DI ELETTRONICA DI CONSUMO DIGITALI

 
   
  Segrate, 11 marzo 2003 - - Circa cinquant´anni fa un nuovo supporto storage rimovibile cominciava a percorrere i primi passi sulla strada che lo avrebbe portato a sostituire le schede perforate che fino ad allora erano il sistema convenzionale per la registrazione dei dati. Nel lontano 1953, Imation (a quei tempi una divisione di 3M) e Ibm lanciarono infatti sul mercato una soluzione storage digitale assolutamente rivoluzionaria: i nastri magnetici per computer con i rispettivi drive. È da qui che inizia l´era dell´elaborazione dati digitale sui supporti magnetici rimovibili. Senza questo primo tassello né il Pc, né gli attuali prodotti digitali di elettronica di consumo sarebbero stati concepibili. I nastri magnetici sono diventati infatti il fulcro di qualsiasi strategia storage a livello professionale, sia per quanto riguarda reti di dimensioni medie o grandi, sia nell´elaborazione dati in ambienti mainframe. Sono proprio questi sistemi che consentono ai data center di compagnie finanziarie e assicurative, istituti di ricerca scientifica, geofisica o meteorologica, amministrazioni e istituzioni pubbliche, di archiviare e/o eseguire il backup di enormi masse di dati. Lo sviluppo di un supporto storage che non registrasse più le informazioni in modo analogico bensì digitalmente, sotto forma di bit e byte, ha reso possibile l´avvio della miniaturizzazione dei computer. Ci sono voluti ben 25 anni affinché drive grandi quanto un armadio potessero finalmente rientrare in dimensioni tali da poter stare su una scrivania; ma già prima di allora la nuova idea di storage era stata promotrice di un improvviso sviluppo tecnologico. I viaggi dell´uomo nello spazio o i sistemi di elaborazione digitale delle immagini utilizzati in medicina non sarebbero neppure immaginabili senza questo potente mezzo di archiviazione. I moderni sistemi storage a nastro magnetico si distinguono non soltanto per l´elevata affidabilità e longevità, ma anche per il basso costo di ogni megabyte di dati. Quest´ultimo è un criterio decisivo se si considera che, fino ad oggi, il volume di dati generato in tutto il mondo supera i 20 exabyte (pari a 20 miliardi di gigabyte), il 93% dei quali in formato digitale. Le previsioni elaborate dalla università della California indicano inoltre che si tratta di cifre destinate a raddoppiare annualmente. Il costo per ogni megabyte di dati archiviati era, nel 1956, pari a 10.000 dollari, mentre oggi, con i moderni nastri magnetici per computer, si aggira intorno agli 0,01 dollari. Dal megabyte al terabyte Per poter memorizzare un megabyte di informazioni, nel 1953 occorrevano circa 330 metri di nastro, lunghezza che nel 1975 era scesa già a 25 metri. Oggi, il medesimo volume di dati occupa solo due millimetri e mezzo di nastro. Importanti progressi tecnologici nel settore del nastro magnetico, come ad esempio la messa a punto dei substrati portanti, l´incremento della densità di registrazione e delle tracce dati - passate dalle originarie sette alle 488 di oggi - e l´impiego di nuove, finissime particelle magnetizzabili, hanno permesso di raggiungere tali risultati. Le normali cassette a nastro magnetico presenti oggi sul mercato possono memorizzare fino a 100 gigabyte, quando sulle prime bobine potevano registrare solamente due megabyte. Da notare, tuttavia, che il limite superiore della capacità di memorizzazione non è stato ancora raggiunto: entro due o tre anni faranno infatti la loro comparsa sul mercato i primi prodotti con capacità nell´ordine dei terabyte (1 terabyte = 1.000 gigabyte). Produttori come Ibm, Imation e O-mass, tra gli altri, sono impegnati nello sviluppo dei relativi drive e supporti storage. La tecnologia del nastro magnetico, prima ancora che lo storage basato su hard disk, è attualmente la soluzione più longeva esistente per il backup dei dati digitali e non pone alcun problema in ordine alla sua futura esistenza e disponibilità. Le library subentrano al lavoro manuale I primi tape drive prodotti da Ibm risultavano grandi quanto un armadio di medie dimensioni ed erano dotati di due ingombranti bobine rispettivamente dedicate alla registrazione e alla lettura dei dati. In ciascun caso, queste bobine dovevano essere inserite nei drive manualmente; per ritrovare il nastro giusto all´interno di archivi giganteschi l´operatore aveva bisogno di infiniti tabulati e di un bel po´ di tempo. Negli anni Ottanta arrivano sul mercato le prime cassette a nastro magnetico chiuse: queste cartucce compatte sviluppate da Imation erano assai più pratiche rispetto alle bobine, e notevolmente meno sensibili alle influenze ambientali e allo stress meccanico. Inoltre, le cartucce potevano essere applicate a soluzioni di automazione, creando il prerequisito per l´impiego di tape library dotate di bracci robotici. Grazie ai costanti progressi tecnologici delle cartucce a nastro magnetico, una quantità di dati crescente ha potuto essere contenuta in uno spazio sempre inferiore. Dove prima risiedevano uno o due drive, oggi si trova una tape library da diverse migliaia di cassette per una capacità complessiva di decine di terabyte - una scala dimensionale che nessuno, fino a non molto tempo fa, avrebbe nemmeno osato immaginare.  
   
 

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