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Notiziario Marketpress di
Lunedì 12 Maggio 2003 |
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"VALORIZZARE IL RUOLO DELLE DONNE NELLE COOPERATIVE SOCIALI" PRESENTATI IN UN CONVEGNO A PERUGIA I RISULTATI DEL "PROGETTO V.A.L.E."
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Perugina, 12 maggio 2003 - Chiedono una maggiore attenzione alle problematiche legate al lavoro femminile, la valorizzazione delle risorse umane, la creazione di un modello per il riconoscimento delle competenze, politiche e progetti di conciliazione dei ruoli di donne di famiglia e donne-lavoratrici. Sono le donne che lavorano all´interno delle cooperative sociali, riunite il 9 maggio a convegno a Perugia in occasione della presentazione dei risultati del "Progetto V.a.l.e." riferito all´emanazione della Legge 125 del Ministero del Lavoro e realizzato dall´Associazione "Progetto donna" di Bologna in collaborazione con Confcooperative Umbria. Muovendo dal dato nazionale che attesta l´opera nelle cooperative sociali di personale femminile oscillante tra il 74 e l´82%, cui non corrisponde una significativa presenza ai vertici delle stesse aziende che varia tra il 4 e l´8%, l´indagine di tipo qualitativo mette in luce "risultati per certi versi sorprendenti - ha affermato Patrizia Randini di "Progetto Donna" - tali da evidenziare una sostanziale forma di discriminazione non solo di genere, ma anche dal punto di vista dell´età, dell´etnia, della condizione sociale; da qui l´esigenza di progettare criteri innovativi capaci di scardinare quest´autentica forma di segregazione". Non è solo questione di conquista di posti di comando, anche se si accusa che i modelli di carriera sono prettamente maschili privilegiando più gli aspetti tecnici che di relazione: le donne delle cooperative sociali accettano e difendono il proprio ruolo di base, specie nel campo dell´assistenza, ma puntano l´indice, secondo Roberta Bortolucci di "Progetto Donna", "sulla mancanza di pianificazione nella gestione dell´azienda attraverso la condivisione delle problematiche femminili a cominciare dai carichi familiari, sullo stato di precarietà del lavoro femminile e sui contratti atipici, sulla scarsa formazione, su una valutazione del lavoro in base alla quantità e non alla qualità, sulla mancata considerazione del potenziale rilievo economico e di immagine che può avere una diversificazione più articolata dei ruoli a favore delle donne". Tutti aspetti questi che trovano pieno riscontro sulla realtà umbra, ben chiara agli occhi di Leonia Lanari, vicepresidente di Federsolidarietà-confcooperative Umbria: "Nella mostra regione siamo perfettamente in linea con i dati nazionali ed è fortissima l´esigenza di valorizzare professionalità che hanno ruoli fondamentali proprio grazie alle lavoratrici. Va per questo intensificato il confronto sia all´interno delle singole aziende che con le istituzioni, pensando anche a progetti di mobilità all´interno di reti consortili e al rafforzamento della formazione". Non a caso era presente l´assessore provinciale alla Formazione, Maria Pia Bruscolotti che ha sottolineato la "necessità di un cambio di cultura nei vertici delle aziende e di una crescita del sistema dei servizi a sostegno delle donne". Il sociologo Roberto Segatori ha invece sostenuto il concetto di "trasformazione in corso dell´identità femminile che deve fare i conti con l´organizzazione moderna delle aziende senza potersi più riferire ai modelli lavorativi e agli stili di vita di qualche decennio fa". |
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