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Notiziario Marketpress di Venerdì 09 Settembre 2011
 
   
  IL TEATRO DI CORTE: UN NUOVO SPAZIO POLIFUNZIONALE PER LA REGGIA DI VENARIA

 
   
  Dopo un lungo e complesso restauro, nel teatro che dal Seicento offrì alla corte concerti, recite, balli e commedie, tornano a risuonare voci e musiche, artisti e attori: le sale ai piani alti della reggia di Diana sono pronte ad accogliere ancora una volta la magia dello spettacolo ma anche concerti, convegni ed esposizioni Nel restauro sono infatti stati adottati tutti gli accorgimenti tecnici e tecnologici necessari ad una sala polifunzionale moderna e versatile: il teatro dispone di un atrio, un foyer, una sala regia e e il progetto ha garantito l’ottimizzazione della risposta acustica per le diverse destinazioni d’uso previste: esposizioni, conferenze, convegni, rappresentazioni e concerti di musica da camera. Questo intervento di restauro, che ha compreso oltre ai quasi 750 mq del “teatro delle Commedie” e locali annessi, anche 300 mq di sale di rappresentanza, quasi 1.000 mq. Di sale espositive e 1.000 mq. Di locali di servizio, si inserisce nel programma di recupero dei piani alti della reggia di Diana e consente, in occasione dei 150 anni dell´Unità d´Italia, di presentare al pubblico la Reggia di Venaria completamente restaurata e fruibile. Le sale restaurate dei due piani alti della reggia castellamontiana sono ora pronte ad accogliere la mostra “Moda in Italia. 150 anni di eleganza” con un allestimento che, nel rispetto degli ambienti aulici, attraverso sapienti giochi di luci inserisce gli abiti in ambientazioni suggestive caratterizzate dalle atmosfere tipiche delle diverse epoche di appartenenza. “Voglio personalmente ringraziare Francesco Pernice che ha dedicato dieci anni della sua vita a studiare e conoscere Venaria e altri dieci a dirigere e coordinare l’opera di restauro. Un grande cantiere come il recupero della reggia di Venaria - ha dichiarato Alberto Vanelli, il direttore della Reggia - è un lavoro necessariamente di gruppo che ha visto impegnati decine e decine di architetti, ingegneri, tecnici, artigiani ed operai. Debbo però dire che senza la passione, la competenza e la dedizione di Francesco Pernice quest’opera forse non sarebbe stata possibile. A lui va il ringraziamento e riconoscimento di tutti coloro che vi hanno operato e, perché no, anche l’apprezzamento del pubblico che oggi ammira il risultato del suo lavoro” Battute di caccia, feste, balli, giostre, tornei, ricevimenti, fuochi e commedie: per i duchi di Savoia, la Venaria Reale era una palazzina di caccia e di piaceri, un luogo di loisir ma anche uno strumento di prestigio e di aggregazione nobiliare. Per garantire alla corte un ulteriore luogo di svago per le proprie serate, ai piani alti della reggia di Diana fu quindi costruito un teatro, nel quale si tennero diversi spettacoli nel secondo Seicento per le feste di Sant´uberto e dello zapato, il tradizionale scambio dei doni che il 6 dicembre in occasione delle celebrazioni di San Nicola era occasioni per pranzi, balli, cacce e straordinari spettacoli. Proprio il 6 dicembre 1673 in occasione della prima rappresentazione dell’Atalanta, su musiche di Jan Sebencic (Giovanni Sebenico) consi¬derato il fondatore della moderna mu¬sica croata, la corte assistette alla uscita pubbli¬ca in abiti maschili del giovane Vittorio Amedeo Ii, che il 16 maggio di quell’anno aveva compiuto sette anni ed aveva abbandonato la corte delle donne per entrare in quella degli uomini. In quell’occasione il giovane duca, che dopo la vittoria sui francesi nell’assedio di Torino del 1706 diventerà il primo re sabaudo della storia e lascerà sulla Reggia un segno profondo e grandioso, prese per la prima volta parte ad un ballo di corte: all’interno dell’opera, allestita da registi veneziani, fu infatti eseguito un Balletto del serenissimo principe, la cui esecuzione fu affidata allo stesso Vittorio Amedeo. I locali del teatro, ubicati sulla Sala di Diana e abbandonati da tempo, mancanti di solai e intonaci, con aperture che permettevano infiltrazioni d’acqua, erano afflitti da interventi realizzati nel 1970 dalla Soprintendenza e dal Provveditorato alle Oo.pp. Con strutture in cemento armato inadatte al contesto monumentale che permisero di salvare il complesso dal crollo ma ne cancellarono quasi completamente le tracce storiche. Gli interventi realizzati, utilizzando tecnologie moderne e senza stravolgere l’assetto architettonico dell’insieme, hanno valorizzato gli spazi garantendone la conservazione e l’adeguamento alle nuove destinazioni d’uso: i solai in cemento armato sono stati resi resistenti al fuoco e rinforzati per consentire il carico dato dal percorso di visita attuando interventi di consolidamento strutturale tecnologicamente progrediti, per i nuovi pavimenti in legno, circa 2.800 mq. Realizzati con oltre 120 travi di recupero della stessa Reggia e del castello ducale di Agliè integrate esclusivamente da essenze nazionali, sono stati ripresi e riproposti i disegni storici. Gli interventi hanno saputo coniugare soluzioni tecnologiche e architettoniche: l’acustica passiva della sala è stata ottimizzata sia per l’ascolto della parola che della musica, sono stati garantiti il controllo e la riduzione della riverberazione e installati sistemi di diffusione sonora; sono stati installati pannelli di rivestimento fonoassorbenti a soffitto e in corrispondenza della parete di fondo della sala; tra le travi esistenti del soffitto, rivestite per permettere il passaggio degli impianti meccanici e degli apparecchi illuminanti, è stato posizionato un sistema fonoassorbente a lamelle; il trattamento acustico è garantito anche dall’uso di un intonaco speciale. Data l’esigenza di utilizzare la sala come ambiente espositivo e dunque di esporre quadri di grandi dimensioni, è stata prevista una finitura ad intonaco per le pareti laterali mentre in corrispondenza degli angoli della sala sono stati realizzati quattro pilastri circolari rivestiti in legno di rovere, a prosecuzione del pavimento in doghe di recupero delle travi settecentesche del tetto, che oltre a permettere il passaggio dei canali di ripresa dell’aria fungono acusticamente come bass-trap, ovvero dispositivi in grado di assorbire l’energia sonora alle basse frequenze e come struttura portante di tutti gli impianti della sala. Anche nella scelta degli arredi si è tenuto conto delle diverse destinazioni d’uso della sala: le sedie sono facilmente stoccabili ma anche adeguate acusticamente. Nel recupero di questi locali particolare attenzione è stata posta anche alla salvaguardia di una colonia di chirotteri che stanzia nel sottotetto dei piani alti: i lavori sono stati condotti nel rispetto delle abitudini dei chirotteri evitando i rumori di un normale cantiere e permettendo così la loro riproduzione e la predisposizione per il prossimo futuro di un laboratorio didattico sulla vita dei chirotteri e sulle loro abitudini notturne. Nel restauro, realizzato su progetto e direzione lavori di Francesco Pernice, direttore Settore Conservazione Beni Architettonici e Impianti della Venaria Reale, sono state applicate le metodologie di recupero, progettazione, verifica e coordinamento dei cantieri sperimentate in questi anni nei lavori della Reggia, garantendo così locali sempre aperti al pubblico e uffici operanti, ma anche il contenimento dei costi: in tempi ridottissimi per un intervento così complesso, i lavori condotti dalle ditte Asperia di Siracusa ed Edilatellana di Caserta hanno infatti recuperato quasi 3.000 mq con un costo complessivo di € 2.700.000 pari a meno di 900 €/mq. E l’applicazione di nuove tecnologie ha garantito l’abbattimento dei costi anche per le future manutenzioni. Ancora una volta è stato dimostrato che una buona organizzazione di cantiere e l’applicazione di tecnologie e materiali innovativi riescono ad abbattere i costi garantendo risultati tali da confermare la Reggia di Venaria quale esempio di restauro a livello internazionale. Il “teatro delle Commedie” è ora il punto di arrivo del nuovo scalone che mette in comunicazione il Giardino a Fiori, le sale espositive del piano terra, le nuove “sale delle Arti” del I° piano ed ora il Ii piano. Sorto a lato della cosiddetta “cesura storica”, dove gli interventi seicenteschi e settecenteschi si compenetrano in un “taglio” sapientemente valorizzato da un restauro filologico e da un vetro che offre una magnifica vista sulla fontana del cervo e sul teatro d’acque della corte d’onore, lo scalone è costituito da una struttura in 90 tonnellate di acciaio e 500 mq di vetro e si snoda per oltre 120 gradini in legno, realizzati anch’essi con travi di recupero. L’opera, al fine di eliminare le barriere architettoniche, è completata da un ascensore panoramico che si innalza per più di 25 mt. Tra due pareti vetrate con affaccio sui giardini juvarriani restaurati, e due pareti rivestite in lamina d’argento che riflettono e illuminano il vano scala con un sapiente gioco di luci. Nel segno di un’ideale continuità, il pavimento del nuovo atrio del Ii° piano, in marmo bianco e grigio, riprende la pavimentazione del piano terra, richiamata anche dal soffitto nel disegno e nei cromatismi  
   
 

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