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Notiziario Marketpress di
Lunedì 16 Giugno 2003 |
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NANOTECNOLOGIA: OPPORTUNITÀ O MINACCIA?
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Bruxelles, 16 giugno 2003 - L´innovazione anticipa i tempi della regolamentazione, ha affermato l´eurodeputata britannica Caroline Lucas in occasione del primo seminario internazionale sugli impatti sociali della nanotecnologia, tenutosi l´11 giugno presso il Parlamento europeo. La nanotecnologia è un nuovo sistema di produzione che consente di realizzare prodotti sempre più piccoli e resistenti. Le particelle impiegate nella ricerca o produzione nanotecnologica sono invisibili ad occhio nudo. Basti pensare che un nanometro equivale ad un miliardesimo di metro e che un capello ha un diametro di 80.000 nanometri. Pur riconoscendo i benefici che la rivoluzione nanotecnologica potrebbe apportare, la maggior parte dei presenti si è detta preoccupata. Tale apprensione è rivolta a diversi ambiti, quali la salute umana, gli impatti ambientali, gli effetti sul commercio internazionale e i paesi in via di sviluppo e la possibile proliferazione degli armamenti. Il principale timore espresso dai partecipanti, tuttavia, riguarda il fatto che l´uomo ignora le conseguenze della nanotecnologia. Consapevoli di questa mancanza di conoscenze, alcuni delegati hanno chiesto una moratoria su determinati aspetti dell´utilizzo della nanotecnologia e della ricerca in questo settore. "Non sono contraria alle nuove tecnologie, ma voglio essere sicura del loro impatto", ha affermato la dott.Ssa Lucas, aggiungendo che "una moratoria sui prodotti da applicare alla pelle rappresenta attualmente un provvedimento minimo indispensabile". Tale proposta è stata condivisa da numerosi altri relatori. Sebbene molti di noi non se ne rendano conto, siamo già circondati da prodotti fabbricati grazie alla nanotecnologia. Le creme per il viso e le lozioni solari sono due tipici esempi e, secondo quanto affermato dalla dott.Ssa Lucas, è stato dimostrato che tali creme, capaci di penetrare nell´epidermide, sono potenzialmente mutagene e cancerogene. Questi timori per la salute sono stati ribaditi da Vyvyan Howard, tossicologo presso l´Università di Liverpool (Regno Unito), il quale ha spiegato che le nanoparticelle possono penetrare nell´organismo in tre modi: mediante inalazione, ingestione e per via transdermica. "L´inalazione di piccole particelle, indipendentemente dalla sostanza di cui sono composte, ha effetti tossici", ha affermato il dott. Howard. Egli ha spiegato, infatti, che le dimensioni rappresentano l´elemento determinante, come dimostrano i timori legati all´impiego di particelle fra i 65 e i 200 nanometri: la tossicità del particolato è inversamente proporzionale alle sue dimensioni. "Un altro fattore preoccupante riguarda la destinazione delle particelle nell´organismo", ha spiegato il dott. Howard. L´esperienza delle società farmaceutiche ci insegna che l´associazione di un farmaco ad una nanoparticella permette di rafforzare gli effetti del medicinale sul cervello. "Se è in grado [la nanoparticella] di arrivare al cervello, non vedo perché non possa raggiungere il feto", ha aggiunto il dott. Howard. Egli, pertanto, ha chiesto di approfondire la ricerca su tali implicazioni, esortando gli scienziati a collaborare: "Vi sono gruppi di ricercatori che operano singolarmente, senza comunicare. Credo che sia giunto il momento di farlo". Una delle possibilità per incrementare tale collaborazione è rappresentata dal sesto programma quadro della Commissione europea, nell´ambito del quale la nanotecnologia costituisce una priorità tematica e, come tale, beneficia di una linea di bilancio pari a 1.300 milioni di euro per il periodo 2003-2006. Il capo dell´Unità "Nanotecnologie" presso la Commissione, Renzo Tomellini, ha spiegato che finanziando questo tipo di ricerca, la Commissione intende creare nuove opportunità economiche e migliorare le condizioni di vita dei cittadini europei. Tomellini ha riconosciuto i timori sulle implicazioni della nanotecnologia e ha sottolineato che se si avverte un pericolo, è opportuno analizzarlo. Jürgen Altmann, dell´Università di Dortmund, ha sottolineato il possibile impatto della nanotecnologia sull´attività militare. A suo avviso, la ricerca in questo settore, attiva in ambito militare fin dai primi anni ´80, recentemente ha subito un´accelerazione, soprattutto negli Stati Uniti. I ricercatori americani stanno attualmente lavorando ad un´uniforme da combattimento in grado di proteggere i soldati dalle radiazioni e di fungere da compressa nel caso di ferite, ha spiegato il dott. Altmann. Altre innovazioni potrebbero consentire di facilitare le attività di sorveglianza, di fabbricare bombe delle dimensioni di una penna capaci di radere al suolo un´intera città o, fattore ancor più inquietante secondo il dott. Altmann, di manipolare l´organismo umano per aumentare la resistenza dei soldati allo stress, favorire una migliore cicatrizzazione delle ferite e accelerare i tempi di reazione. Il dott. Altmann teme, inoltre, che una volta utilizzate in ambito militare, tali tecnologie troveranno un inevitabile impiego a fini civili. Pertanto, egli ha chiesto l´adozione di una moratoria sullo sviluppo di impianti a fini non medicali. Il dott. Altmann, inoltre, ha esortato gli Stati Uniti, leader in questo settore di ricerca, a rallentare il ritmo delle loro attività, affermando: "Gli Stati Uniti hanno un ampio vantaggio. Riducendo leggermente il ritmo non perderanno nulla e concederanno un po´ di tempo per la definizione di un accordo internazionale sui limiti [di tale tecnologia]". La necessità di un rallentamento della ricerca e di un´analisi della situazione è stata sottolineata anche da Pat Mooney, direttore esecutivo del Gruppo d´azione sull´Erosione (della biodiversità), la Tecnologia e la Concentrazione (Etc). "I politici sono consapevoli dell´emergere di questa tecnologia?", ha chiesto Mooney, affermando che "la maggior parte di essi ignora il fatto che tale tecnologia sta arrivando, anzi, che è già qui". A suo avviso, i governi sono in ritardo di cinque anni nella valutazione dei potenziali impatti. "Se la salute e l´ambiente devono essere considerati prioritari, altrettanto fondamentale è studiare gli effetti delle nanotecnologie sull´economia e il suo controllo", ha dichiarato Mooney, dando così voce alla sua principale preoccupazione. Con l´avvento della nanotecnologia, le materie prime che attualmente consideriamo indispensabili, domani non lo saranno più e ciò avrà delle enormi ripercussioni sui paesi in via di sviluppo, molti dei quali dipendono dall´esportazione di tali materiali. Sulle conseguenze per i paesi in via di sviluppo ha posto l´accento anche Vandana Shiva, membro della Fondazione indiana per la ricerca scientifica e tecnologica. La dott.Ssa Vandana ha lamentato il fatto che alcuni paesi vengono posti dinnanzi ad una scelta fra l´adozione di processi nanotecnologici e il perdurare del sottosviluppo. La dott.Ssa Vandana ha criticato, inoltre, l´uso che viene fatto della nanotecnologia: "Il modo in cui le nanotecnologie sono presentate tradisce la scienza sulla quale si fondano. In un momento in cui la scienza ci permette di approfondire la nostra visione del mondo, i quanti sono spazzati via dall´impiego della scienza stessa". Mooney si è detto preoccupato, inoltre, dell´impatto di tale tecnologia sulla proprietà intellettuale, poiché è verosimile che un unico brevetto finisca per controllare diversi settori industriali, in virtù della sua capacità di coprirne tutti gli aspetti fondamentali. "Ciò renderebbe superflua la maggior parte dei dibattiti sulla brevettabilità della vita. La discussione, infatti, sarebbe spostata ad un livello inferiore: la proprietà della natura", ha affermato Mooney. Egli ha avvertito, inoltre, che "il sodalizio fra governo e industria è destinato a deteriorarsi. Proteggerà gli interessi di quella che essi definiscono società, ma che in realtà identificano con l´industria". A giustificazione della necessità di un rallentamento della ricerca per fare il punto sulle nanotecnologie, Mooney ha citato l´esempio delle diverse modalità di manipolazione delle nanoparticelle. Mentre gli scienziati in Sud Africa manipolano le nanoparticelle come se si trattasse del virus dell´Aids, altri ricercatori, compresi quelli di alcuni paesi europei, si limitano ad indossare una semplice "mascherina di protezione" (tipo quella che indossano i giapponesi nel metrò). "È come se per tenere lontane le zanzare si utilizzasse una rete da pallavolo", ha affermato Mooney. Doug Parr, responsabile scientifico presso Greenpeace (Regno Unito), ha paragonato questa nuova controversia al recente dibattito sugli organismi geneticamente modificati (Ogm). La considerazione dei politici nei confronti degli Ogm era inizialmente molto limitata, ha affermato il dott. Parr. A suo avviso, da quest´esperienza è possibile trarre un insegnamento generale: la politica non dev´essere appannaggio di piccoli gruppi di esperti e burocrati. A tal proposito, il dott. Parr ha invitato l´Ue ad intervenire quale facilitatore della tecnologia, mediante un forum per gli utenti o la società civile. La necessità di un potenziamento della ricerca è già stata riconosciuta dal governo del Regno Unito, il quale, l´11 giugno, ha commissionato uno studio sui potenziali benefici e problemi connessi alla nanotecnologia. Durante la conferenza dell´Europarlamento sono stati evidenziati numerosi pericoli potenziali, compreso il timore dello sviluppo di nanorobot autonomi e autoreplicanti, ma anche diversi possibili benefici. Prodotti quali pantaloni autopulenti e vernici anticrepe sono già disponibili sul mercato e le future applicazioni potrebbero consentire l´eliminazione dei contaminanti più piccoli, compresi i gas-serra presenti nell´atmosfera. Concludendo i lavori della conferenza, la dott.Ssa. Lucas ha raccomandato ai decisori politici di accertarsi di porre le domande giuste, sottolineando che "la priorità più urgente consiste nell´impedire ai soggetti che possono trarre i maggiori vantaggi da questo tipo di tecnologia - le grandi aziende - di vincere la corsa della regolamentazione". Difficilmente ciò potrà accadere nell´Ue senza che venga esercitata un´enorme pressione, ha affermato la dott.Ssa Lucas, chiedendo alla Commissione di integrare le preoccupazioni sulla sicurezza in tutte le proprie politiche. |
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