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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Giugno 2003
 
   
  "DIFFERENZE SÌ. DISCRIMINAZIONE NO": LA SIG.RA DIAMANTOPOULOU INTERVIENE PER FAR CONOSCERE LE NUOVE NORME UE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

 
   
  Bruxelles, 17 giugno 2003 - Conoscereste i vostri diritti qualora foste vittime di una discriminazione? Secondo un nuovo sondaggio Eurobarometro sugli atteggiamenti in materia di discriminazione, solo un europeo su tre avrebbe le informazioni necessarie. Aumentare la conoscenza dei diritti è uno degli obiettivi fondamentali di una nuova campagna di 5 anni che coinvolgerà tutta l´Ue e combatterà le discriminazioni fondate sulla razza o l´origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l´età e l´orientamento sessuale. La campagna è stata lanciata oggi a Bruxelles dal Commissario responsabile per Occupazione e affari sociali, Anna Diamantopoulou. L´apertura ha luogo alla vigilia dell´entrata in vigore di due nuove direttive Ue contro la discriminazione1. A commento dell´apertura, il Commissario sig.Ra Anna Diamantopoulou ha dichiarato: "Gli Stati membri devono fare di più per far entrare in vigore le norme Ue contro la discriminazione entro la fine dell´anno. Sono molto preoccupata del fatto che molti paesi mancheranno i termini per l´attuazione, che si stanno avvicinando rapidamente. Se vogliamo che le nuove norme siano efficaci, occorre anche che siano conosciute, comprese e opportunamente applicate, altrimenti saranno lettera morta. Il sondaggio Eurobarometro sulla discriminazione nell´Ue mostra chiaramente che gli abitanti dell´Europa non sono sufficientemente coscienti dei loro diritti. Ecco perché apro oggi una campagna d´informazione europea volta a promuovere il messaggio "Differenze sì. Discriminazione no". Possiamo tutti trarre beneficio dalla sicurezza che il nostro luogo di lavoro e gli altri settori della nostra vita quotidiana saranno liberi da ogni discriminazione". Secondo i risultati del sondaggio Eurobarometro sugli atteggiamenti in materia di discriminazione, la maggior parte degli europei ritiene che l´origine etnica, la religione, la disabilità, l´orientamento sessuale o l´età di una persona possano essere un ostacolo nel trovare lavoro, anche a parità di qualifiche. I più si sono detti contrari alla discriminazione in tutti i casi, pur considerando i propri concittadini più pronti alla discriminazione, in particolare nei confronti delle minoranze etniche. Il sondaggio ha anche rivelato che un quinto delle persone intervistate afferma di essere stato direttamente testimone di discriminazioni per motivi etnici, con percentuali che vanno dal 15% dell´Irlanda al 35% dei Paesi Bassi. La consapevolezza dei diritti varia da un paese all´altro, ma nel complesso due terzi degli intervistati dice che non conoscerebbe i propri diritti se fosse vittima di discriminazione. Un obiettivo fondamentale della campagna d´informazione è colmare questa lacuna e far conoscere diritti e doveri sanciti dalle nuove norme europee, nonché sensibilizzare tutti sui benefici di una maggiore diversità in generale. Con lo slogan "Differenze sì. Discriminazione no"2, la campagna si concentrerà, nel primo anno, sulla discriminazione sul luogo di lavoro, rivolgendosi in particolare ai sindacati e ai datori di lavoro. Il manifesto della campagna mostra l´aspetto estremo della discriminazione sul luogo di lavoro, con sagome identiche e prive di tratti distintivi che svolgono un normale lavoro d´ufficio. La didascalia "Le nostre differenze fanno la differenza" richiama l´attenzione sugli aspetti positivi della diversità sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Come hanno dimostrato i recenti premi europei per la diversità sul posto di lavoro3, sempre più aziende sono interessate alla diversità per motivi economici, e non soltanto per soddisfare le norme. Le politiche della diversità fanno sempre più spesso parte della strategia più generale delle imprese volta a consolidare il capitale umano e a incoraggiare creatività e innovazione. I datori di lavoro riconoscono anche che la diversità può promuovere l´immagine della loro azienda e conferirle un vantaggio concorrenziale nei rapporti con clienti, fornitori e azionisti. Il sito Internet della campagna - www.Stop-discrimination.info -, in rete da oggi, comprende una guida pratica alle nuove norme europee e una sintesi del sondaggio Eurobarometro. I gruppi consultivi nazionali, composti da autorità nazionali, parti sociali e Ong, svilupperanno nei prossimi mesi, nel quadro della campagna, azioni nazionali con manifestazioni, seminari e attività di comunicazione. La partecipazione dei soggetti sopra indicati è fondamentale per garantire la soddisfazione delle esigenze specifiche di ciascun paese e il collegamento con le attività d´informazione in atto. Lo scorso gennaio è stato istituito un gruppo consultivo a livello Ue, composto da rappresentanti delle parti sociali europee, dalla Piattaforma europea delle Ong sociali e da rappresentanti di governo degli Stati membri, che fornirà il proprio parere sugli aspetti paneuropei della campagna, ad es. Per quanto riguarda il manifesto, lo slogan, il sito. Contesto La nuova normativa europea adottata nel 2000 vieta la discriminazione razziale sul lavoro e in altri settori, come la formazione, l´istruzione e l´accesso a beni e servizi, compreso l´alloggio. Un secondo strumento normativo proibisce la discriminazione sul lavoro e in materia di formazione per motivi di religione e convinzioni personali, handicap, età e orientamento sessuale. La direttiva sulla parità di trattamento indipendentemente dalla razza e dall´origine etnica vieta la discriminazione fondata sulla razza o l´origine etnica e riguarda la maggior parte dei settori della vita quotidiana in cui direttamente o indirettamente può aver luogo un trattamento iniquo. Tali settori comprendono l´accesso al lavoro, le condizioni lavorative, la retribuzione e i diritti e benefici connessi col posto di lavoro, nonché l´accesso a istruzione e formazione, le prestazioni di sicurezza sociale, l´assistenza sanitaria e la parità di diritti nell´acquisto o nell´affitto di beni e servizi, compreso l´alloggio. I governi hanno deciso di varare i provvedimenti necessari per conformarsi alla direttiva entro il 19 luglio 2003. In tutti i paesi, i governi devono anche istituire un ente autonomo incaricato di fornire sostegno e orientamento pratico alle vittime della discriminazione razziale, qualora un simile ente non esista già. - La seconda direttiva, sulla parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, vieta la discriminazione sul lavoro e in materia di formazione per motivi connessi con la religione o le convinzioni personali, l´handicap, l´età e l´orientamento sessuale. I governi hanno deciso di apportare le opportune modifiche al proprio ordinamento nazionale entro il 2 dicembre 2003, anche se possono richiedere un periodo supplementare di un massimo di tre anni per quanto riguarda la discriminazione basata su handicap ed età. In tal caso, devono presentare ogni anno una relazione sui provvedimenti adottati per combattere la discriminazione in questi campi e illustrare i progressi ottenuti nel rendere il proprio ordinamento pienamente conforme con la direttiva. I nuovi Stati membri4 devono recepire le disposizioni di entrambe le direttive nel diritto nazionale prima di entrare nell´Unione. Si possono trovare ulteriori informazioni sulle nuove norme, sul sondaggio Eurobarometro e sulla campagna d´informazione all´indirizzo: www.Stop-discrimination.info    
   
 

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