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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Giugno 2003
 
   
  DALLO STATO SÌ AL SOFTWARE OPEN SOURCE (SOFTWARE A CODICE SORGENTE APERTO) NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

 
   
  A seguito della segnalazione di un lettore siamo andati a rileggere le conclusioni dellŽIndagine conoscitiva nella Pubblica Amministrazione, condotta da una commissione ministeriale, costituita nel gennaio scorso dal Ministero per lŽInnovazione e le Tecnologie, sul software a codice sorgente aperto, che consente la sua libera circolazione per i processi di produzione, distribuzione ed evoluzione. Confermiamo che vi abbiamo colto sia unŽapertura del Governo allŽuso del software open source sia la disposizione dello stesso a far si che le scelte di soluzioni e di servizi siano effettuate solo sulla base di unŽattenta analisi del rapporto tra costi e benefici. Presentando il lavoro della commissione ministeriale, presieduta dal prof. Angelo Raffaele Meo, del Politecnico di Torino il ministro Stanca ha detto che "per la prima volta in Italia si è affrontato a livello istituzionale il tema dellŽopen source analizzandolo in un contesto applicativo complesso quale quello dei sistemi informativi della Pubblica Amministrazione". "LŽopen source è un fenomeno significativo nel quadro dello sviluppo delle tecnologie dellŽinformatica e delle comunicazioni (Ict). Per questo il Governo ha voluto affrontare il tema del suo impatto sul sistema della Pubblica Amministrazione rendendolo oggetto di un dibattito tecnico, economico ed istituzionale", ha proseguito il ministro, precisando che "lŽindagine, condotta in maniera scientifica, rigorosa ed oggettiva, ha fornito elementi che consentiranno di formulare a breve una serie di proposte e di impegni". In particolare, secondo Stanca, "sentite anche le Amministrazioni Regionali e locali, contiamo di emanare una direttiva che renda obbligatorio per le Pubblica Amministrazione lŽuso di almeno un formato aperto dei dati per consentirne lŽaccesso e la tutela del patrimonio informativo; contestualmente nella scelta dei sistemi e delle soluzioni informatiche, le stesse amministrazioni dovranno considerare prodotti open source, ma sempre sulla base di un rigoroso criterio di analisi costi benefici". Secondo il ministro, inoltre, "ulteriori indicazioni verranno fornite per promuovere condizioni contrattuali con le aziende leader nel settore delle tecnologie della informatica e delle comunicazioni tali da garantire lŽaccesso ai codici sorgente dei pacchetti acquisiti su licenza dalla Pubblica Amministrazione nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale". DallŽindagine della Commissione del Mit è emerso che nel 2001 la pubblica amministrazione, centrale e locale, ha speso per lŽacquisto di software 675 milioni di Euro, di cui il 61% concentrato su sviluppo, manutenzione e gestione dei programmi custom, ossia sviluppati su commessa per una specifica amministrazione, ed il restante 39% impiegato per acquistare licenze di pacchetti software. Per quanto riguarda lŽutilizzo dei software a codice sorgente aperto, lŽindagine ha messo in evidenza che, nonostante lŽattuale evoluzione tecnologica e qualitativa di tali soluzioni ne abbia favorito la diffusione in alcuni Paesi della Unione Europea i progetti di dimensioni significative restano comunque rari. Vi è comunque un forte interesse dei governi europei di verificarne i potenziali benefici economici e sociali. DallŽanalisi emerge che, sul fronte dellŽofferta di prodotti da parte del mercato, la maturità delle soluzioni Os ha avuto come conseguenza che aziende leader nellŽInformation Technology da tempo supportano distribuzioni dei propri prodotti di punta su piattaforme software open source o sviluppano offerte commerciali che ne promuovono lŽutilizzo. Il ministro Stanca ha ricordato che "già da tempo le strutture dei miei uffici sono orientate a considerare nelle scelte tecnologiche anche soluzioni open source, come si evince dal fatto che il portale www.Italia.gov.it  è sviluppato con software Linux e Apache".  
   
 

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