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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Settembre 2003
 
   
  ASSOGESTIONI:ANALISI RAPPORTO MEDIOBANCA.

 
   
  Milano, 8 settembre 2003 - La lettura del Rapporto Mediobanca (12° Indagine sui fondi comuni d’investimento) conferma anche per quest’anno l’impiego di una metodologia analitica fuorviante, parziale e non in linea con gli standard internazionali e rivela le consuete anomalie, a partire modalità di divulgazione (solo ad una parte della stampa) e dall’assenza di dati analitici che ne consentano la verifica. L’analisi conduce il lettore, anche il più attento, a conclusioni sbagliate circa l’Industria del Risparmio Gestito, un’industria a cui si sono rivolti 8 milioni di risparmiatori e che conta quasi 1.000 miliardi di Euro gestiti. Nel merito del Rapporto, si può osservare a titolo di esempio che, dalla loro creazione nel 1984 i fondi comuni hanno reso mediamente più di un portafoglio di soli titoli di Stato. Inoltre, più del 50% dei fondi ha dato rendimenti superiori al benchmark per diversi comparti azionari e obbligazionari a lungo periodo. Sono numerosi i prodotti che hanno battuto il benchmark anche in condizioni di mercato veramente avverse, come quelle che si sono verificate nel 2002. Tutti dati incontrovertibili e pubblici che smentiscono i risultati del Rapporto di Mediobanca. Nel 2002 i mercati hanno certamente influenzato anche il corso dei fondi comuni d’investimento. Tuttavia i fondi, a differenza di altri prodotti finanziari che concentrano il rischio, hanno sempre mantenuto fede all’impegno sottoscritto con i risparmiatori. Nella storia nessun fondo è mai fallito, a differenza di società quotate e singoli emittenti di strumenti finanziari. Del resto la diversificazione che si realizza per mezzo dei fondi è forse l’elemento di maggior appeal Tra le curiosità non meno importanti, l’analisi di Mediobanca si dimentica che l’Industria del Risparmio Gestito e soprattutto quella italiana offre per ragioni fiscali e nell’interesse dei risparmiatori molti fondi di diritto estero, fondi che pur avendo raccolto ingenti somme di investimento e il favore di numerosissimi risparmiatori, non vengono presi in considerazione dal Rapporto Mediobanca: negli ultimi 5 anni il consistente flusso di raccolta generato da questa tipologia di prodotti, offerti da gestori italiani ed esteri, spiega pienamente la raccolta negativa dei fondi di diritto italiano. Negli ultimi 18 mesi, l’industria ha fatto importanti passi in avanti nei confronti dei risparmiatori diminuendo mediamente i livelli dei costi, che come ricorda la stessa Mediobanca sono diminuiti del 30% in tre anni per i fondi azionari, esempio unico più che raro nell’ambito dei servizi finanziari e dell’economia in generale. Inoltre va sempre migliorando il livello informativo e di attenzione rivolta al cliente, è stato adottato un protocollo di indipendenza a garanzia dell’attività svolta dai gestori e si sono create strutture di controllo del rischio. Non da ultimo si vanno adottando anche in Italia gli standard di misurazione delle performance degli investimenti (Gips), che hanno come chiave di volta di l’analisi time-weighted, anziché quella money-weighted applicata da Mediobanca che il comitato internazionale bandisce totalmente dall’utilizzo nelle gare internazione a partire dal 2005. Tutte garanzie che hanno permesso ai risparmiatori di tutelare maggiormente i propri risparmi e hanno rappresentato per molti un rifugio sicuro dalle fluttuazioni di borsa e un valido complemento per i propri investimenti. Il tipo di analisi condotto da Mediobanca rende ancora più necessario un osservatorio indipendente e autorevole sulla qualità dei prodotti del Risparmio Gestito a beneficio di risparmiatori, gestori, mercato e analisti.  
   
 

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