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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Settembre 2011
 
   
  DAI DATI ISTAT EMERGE UNA FAMIGLIA CHE NON CRESCE. IMPARARE A “PERDERE TEMPO” PER FAR NASCERE RELAZIONI

 
   
  Trento, 26 settembre 2011 - L´unico modo per uscire dalla crisi della famiglia è quella di aprire la porta, riassaporare le relazioni, sostenersi a vicenda come in una piccola comunità. Questa la soluzione emersa dal confronto su tempo, famiglia e relazioni ad Educa. La famiglia è forte solo se si apre alla relazione, alla vita e al tempo. Creare alleanze e sostenersi a vicenda. Sembra essere questa la soluzione, emersa nell´incontro “Tempi di vita, tempi di relazione”, alla crisi della famiglia italiana. Una famiglia che incrocia la vita e la relazione delle persone ancora in modo molto forte, ma che non riesce a partorire progetti concreti, perché guarda troppo l´ombelico di sè stessa ed è troppo autoreferenziale. “Se singolarmente fare un unico figlio sembra essere la soluzione migliore, a livello di società non stiamo più in piedi”, spiega Pietro Boffi del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia). Per questo il nucleo famigliare è ancora più cruciale di prima: se un tempo, infatti, la società si sosteneva a vicenda (con una piramide dalla base giovane e solida che sosteneva il vertice della popolazione anziana) oggi è lasciata sola e può contare solo su sè stessa. Il quadro che emerge dai dati Istat esposti da Boffi, è quello di una famiglia che non cresce, di giovani che non si legano e che non fanno figli. Nel 1994 l´Italia deteneva il livello più basso mai raggiunto nella storia: 1,19 figli per famiglia. Oggi c´è un crollo dei matrimoni, cioè di relazioni, passati da 419.000 a 117.00 negli ultimi 40 anni. E con un costante aumento delle separazioni annuali. “La relazione famigliare nell´immaginario degli italiani – continua Boffi – occupa però un ruolo positivo. È una contraddizione che può essere spiegata proprio con la categoria del tempo: il tempo si è fatto lungo, c´è stato uno spostamento cronologico rilevante nelle giovani generazioni rispetto alle medie europee e alle generazioni precedenti. Questo vale sia per il matrimonio (secondo l´Istat l´età in Italia per gli uomini è 33 anni e per le donne 30), che per la genitorialità: gli italiani sono indietro di 4-5 anni rispetto alla media europea. Le cause oggi sono da un lato legate a fattori strutturali (difficoltà economiche e legate alla casa e al lavoro), ma anche a fattori culturali già preesistenti nella società italiana. Come sbloccare, quindi, questa situazione? “Bisogna buttarsi, anche se non si sa dove si andrà a finire, e cercare le risposte di volta in volta. Se la situazione è così, non deve fermarci. Va bene indignarsi, ma poi è necessario lanciarsi, perché la soluzione non la darà nessuno: né scienza nè politica nè Chiesa.” afferma Bruno Volpi dell´Associazione nazionale Mondo Comunità e Famiglia e per diversi anni missionario laico in Africa. “Dovremmo imparare a perdere tempo, a guardarci negli occhi e far nascere le relazioni. Io, brianzolo, l´ho imparato vivendo all´estero e ho fatto fatica a reintegrarmi con la mia famiglia al ritorno in Italia. Ma credo davvero che la via d´uscita sia ricominciare dalla base, cioè dalla voglia di vivere. Il problema della famiglia di oggi è che è figlio-centrica invece che “coppia-centrica”. I figli vanno lasciati crescere per far loro trovare i propri talenti, non cercando di evitare loro sofferenze e difficoltà, ma sostenendoli.” Ma si può quindi vivere alla giornata? Ci si può inventare il lavoro in un altro modo per trovare il tempo di stare insieme? Per non condividere solo la fatica della sera? Sembra di sì, ma solo se non si è da soli. “Viviamo fra il desiderio di coltivare delle relazioni – dice Domenico Simeone, professore di pedagogia generale all´Università di Macerata - e la necessità di rincorrere qualcosa. Siamo stati illusi che con l´arrivo delle nuove tecnologie avremmo avuto più tempo libero, ma non è così. Siamo convinti che non esiste più la famiglia tradizionale in cui l´uomo lavorava e la donna educava i figli, ma non sappiamo che alternativa abbiamo. La soluzione sta nel trovare il tempo non solo di stare con l´altro ma anche per l´altro.”  
   
 

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