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Notiziario Marketpress di
Lunedì 21 Novembre 2011 |
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“LINGUA” LIGURE CERCA ALLEATI PER OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DALLO STATO VERSO UNA PROPOSTA DI LEGGE AL NUOVO GOVERNO
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Genova, 21 Novembre 2011 - Parlate liguri a rischio scomparsa e la Regione Liguria punta a farle diventare ufficialmente una lingua, con il riconoscimento giuridico di una legge nazionale. Non per nostalgia folcloristica, ma come espressione della quotidianità, come elemento identitario della comunità regionale. Dopo una prima valorizzazione, negli anni scorsi, di questo “patrimonio immateriale” attraverso la creazione del Centro per i dialetti e le tradizioni popolari che raccoglie oltre duemila volumi sulla cultura popolare, la giunta della Regione Liguria ha approvato un documento ad hoc. “La perdita delle parlate liguri- afferma la Regione-, con il loro corollario di saperi, lessici, specificità territoriali sarebbe un grave depauperamento del patrimonio culturale e storico della regione e delle popolazioni. Lo ha anticipato l’assessore alla Cultura Angelo Berlangieri , nel corso dell’incontro, in mattinata, con presidente della Consulta Ligure della associazioni per la cultura Elmo Bazzano. La “lingua” ligure, sia pure formata da elementi locali differenti, affonda le radici in secoli di letteratura, a cominciare dalle rime dell’Anonimo Genovese del 1291, fino alla straordinaria poesia di “Creuze de ma” , il disco-capolavoro di Fabrizio De Andrè del 1984. La situazione del “ligure”- si sottolinea nel documento- è comune a varie altre parlate regionali, tra cui alcune di grande rilievo sotto il profilo storico- linguistico- letterario , come, per esempio, il napoletano, il veneto, il siciliano, per questo, la Liguria cercherà di trovare una linea comune con altre regioni nei confronti del governo. Il richiamo a un intervento dello Stato nel documento approvato dalla giunta regionale, non è casuale. Lo Stato italiano, pur avendola sottoscritta nel 2000, non ha infatti ancora ratificato la Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie” approvata dal Consiglio d’Europa nel 1992. Non solo: con una legge del 1999, lo Stato italiano tutela la lingua e la cultura di diverse popolazioni residenti in Italia (albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate) e delle popolazioni che parlano il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo. In sostanza, limitando lo “status” di lingua a quelle elencate. La “lingua ligure”, riconosciuta fra quelle minoritarie dell’Unesco, è parlata, con differenziazioni, da circa 450 mila persone residenti nelle province di Genova, La Spezia, Savona, Imperia, in Alta Valle Tanaro, nell’Appennino Alessandrino, Pavese, Piacentino e Parmense, i cosiddetti territori delle “Quattro Province”, nonché nelle enclaves genovesi di Sardegna e Corsica, con un bacino complessivo di popolazione di circa due milioni di persone. “ Stiamo lavorando per arrivare a una proposta di legge continuando i contatto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, oltre che con la Consulta Ligure”, ha spiegato Berlangieri. Ministero dell’Istruzione dove ieri è arrivato il neo ministro Francesco Profumo, savonese. “La lingua ligure rischia di scomparire, insieme con i dialetti locali, credo che un almeno un tentativo di conservare e rimettere in circolo la memoria popolare del nostro territorio vada fatto, vedremo con quali risultati e con quali contributi”, ha aggiunto l’assessore ligure. |
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