|
|
|
 |
  |
 |
|
Notiziario Marketpress di
Lunedì 21 Novembre 2011 |
|
|
  |
|
|
L’ARTE PUBBLICA NEL ‘900 IL MITO DELL’UOMO NUOVO ROMA: “L’UOMO FUTURISTA” APPUNTAMENTO CON LA PROF. CLUDIA SALARIS
|
|
|
 |
|
|
Roma, 21 novembre 2011 - Mercoledì 23 novembre 2011 alle ore 18,00 terzo incontro de “L’arte Pubblica Nel ‘900. Il mito dell’uomo nuovo”, organizzati dal Fai - Fondo Ambiente Italiano, Delegazione di Roma, in collaborazione con il Maxxi, Museo nazionale delle arti del Xxi secolo con la prof. Claudia Salaris, Storica delle Avanguardie. Titolo dell’incontro “L’uomo futurista” con la prof. Claudia Salaris che così presenta in suo intervento: “All’inizio del Novecento, mentre la modernità celebra i suoi fasti all’insegna del razionalismo positivistico, il Futurismo irrompe per esaltare gli istinti e il conflitto permanente. Questa rivolta dai tratti prometeici è globale, estetica e morale, e assume il carattere di un credo laico, legato al mito della macchina. Nato nel 1909 come scuola letteraria per iniziativa del poeta Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo per gradi investe tutti i campi della creazione artistica (letteratura, pittura, scultura, teatro, musica, architettura, cinema, danza), sfociando al di là dell’estetica nei più diversi ambiti (politica, scienza, economia, ruolo della donna e via dicendo). Il progetto ambizioso della «ricostruzione futurista dell’universo»» ruota attorno all’uomo nuovo, la cui psicologia è stata modificata dalle conquiste delle scienze, dalla tecnologia e dai mezzi di comunicazione. Il Futurismo è mosso dall’esigenza di mettere l’arte in sintonia con le grandi trasformazioni dell’era moderna, in cui, come scrive Marinetti, appare l’«uomo moltiplicato», intuitivo e rapido, dotato di una visione del mondo dinamica e simultanea. Tale individuo è una sorta di nuovo Adamo, barbaro ed evoluto al tempo stesso: ai suoi occhi la terra appare «rimpicciolita dalla velocità», non più un pianeta sconfinato ma un luogo accessibile grazie alla rete di comunicazioni, trasporti, informazioni (solo molti anni più tardi Marshall Mc Luhan parlerà di «villaggio globale»). Negli anni cosiddetti eroici, la pedagogia marinettiana, nata in un clima di forti polemiche contro il retaggio culturale simbolista e romantico, aspira alla creazione di un tipo «non umano», che ha per modello la macchina, aggressivo e combattivo, libero dai sentimentalismi, dai condizionamenti della morale e della tradizione. I seguaci del movimento cercano di incarnare tale prototipo nei loro comportamenti: durante le serate futuriste, che si concludono in scontro fisico con il pubblico, nelle manifestazioni interventiste, in cui adottano gli stessi metodi teatrali e provocatori che usano sulla scena, ma anche arruolandosi come volontari in una guerra vissuta come palingenesi, da cui sperano che nasca una nuova Italia. Conclusa la prima stagione del movimento, il modello dell’uomo futurista mostra i segni del cambiamento. Negli anni fra le due guerre, infatti, il futurismo perde le connotazioni aggressive e distruttive per elaborare un programma caratterizzato dalla sperimentazione in tutti i campi, in cui l’arte è vista come attività sociale, tesa a migliorare i rapporti fra gli uomini. Ed è proprio in tale periodo che esso s’impegna nell’arte pubblica, protetta dallo Stato. I futuristi erano stati alleati dei fascisti nella nebulosa del cosiddetto «diciannovismo», ma presto si erano dissociati dall’organizzazione di Mussolini. Dopo la marcia su Roma, rientrano nell’alveo del fascismo, mettendo in campo nuove forme di comunicazione estetica allargata: dall’«aeropittura», legata ai successi dell’aeronautica, all’«arte sacra» e alla plastica murale per edifici pubblici, dalla pubblicità agli allestimenti per manifestazioni politiche o merceologiche, dall’ «aeropoesia» alla «poesia dei tecnicismi», tesa a esaltare l’industria italiana, dal «teatro totale» al «teatro sportivo», fino alla moda, al mobilio, all’editoria, senza dimenticare il cinema, la fotografia, la danza, la cucina come arte del corpo e il naturismo, inteso come armonia tra natura e macchine, con particolare attenzione all’equilibrio tra nuova edilizia e spazi verdi. Tutto questo sforzo è finalizzato alla creazione di nuovi linguaggi estetici per la civiltà del grande numero che si va affermando. I futuristi pensano di incarnare il volto moderno della società scaturita dalla Grande guerra e la loro aspirazione è di rappresentare l’arte del nuovo Stato, nella convinzione che la cosiddetta «rivoluzione» fascista dovrebbe appoggiare l’estetica d’avanguardia, come è avvenuto in Russia dopo l’avvento del bolscevismo. Ma tale aspirazione non coincide con i disegni del regime, che evita di scegliere tra le tendenze, puntando invece sull’inquadramento corporativo della categoria degli artisti e la promozione di occasioni espositive. Di fatto il Futurismo è stato una delle correnti artistiche all’interno del fascismo e, proprio per il suo linguaggio inconsueto, ha suscitato polemiche e ostilità, arrivando a scontrarsi con le componenti conservatrici della cultura fascista, che negli anni Trenta cercano di far passare anche in Italia una campagna contro l’arte moderna, simile a quella promossa dal nazismo conto la cosiddetta «arte degenerata». In quel momento, Marinetti si pone a capo di un fronte che va al di là del Futurismo e comprende artisti astratti, maestri del Novecento, architetti razionalisti, riuscendo a sventare tali manovre e dunque a difendere la libertà di tutti gli artisti.” “L’arte Pubblica Nel ‘900. Il mito dell’uomo nuovo” intende accendere i riflettori sul Novecento, secolo in cui la cultura artistica ha conosciuto una straordinaria accelerazione. Nel corso del Novecento le novità e le sperimentazioni si sono susseguite con una velocità di evoluzione sollecitata anche dalle nuove istanze sociali, portando alla ribalta movimenti e protagonisti che hanno fortemente inciso sull’identità del secolo. Dopo il successo di “Chi Ha Architettato Roma” il nuovo corso è un’iniziativa in collaborazione con il Maxxi, e si inserisce nella tradizione degli “appuntamenti con l’arte” promossi, da molti anni, dalla Delegazione Fai di Roma per offrire al pubblico la conoscenza degli aspetti più rappresentativi dell’arte, nella convinzione che conoscere sia il primo passo per imparare ad apprezzare e, dunque, difendere un patrimonio che è parte delle nostre radici e della nostra identità. L’arte Pubblica Nel ‘900 Il mito dell’uomo nuovo Calendario: I – data da definire “La nuova modernità “ Eugenio Scalfari Giornalista, fondatore del quotidiano La Repubblica. Ii – 26 ottobre 2011 “Rivoluzioni per l’uomo nuovo” Emilio Gentile Docente di Storia contemporanea, Sapienza, Università di Roma. Iii - 9 novembre 2011 “L’uomo nuovo alle esposizioni internazionali degli anni ’30” Giorgio Ciucci Docente di Storia dell’architettura, Università degli Studi Roma Tre. Iv – 23 novembre 2011 “L’ uomo futurista “ Claudia Salaris Storica delle Avanguardie. V – 30 novembre 2011 “Arte pubblica e propaganda. Il Realismo socialista “ Matteo Lafranconi Responsabile attività scientifiche e culturali, Palaexpo Roma. Vi –18 gennaio 2012 “Mario Sironi, Felice Casorati e il Novecento italiano: il lavoro come elemento fondante della società” Valerio Terraroli Docente di Storia dell’arte contemporanea, Università di Torino. Vii - 8 febbraio 2012 “L’atleta olimpico, nuovo protagonista dell’arte pubblica “ Piero Ostilio Rossi Docente di Composizione architettonica e urbana Sapienza, Università di Roma. Viii – 22 febbraio 2012 “Il paradosso dell’uomo moderno fra mito e progresso” Antonella Greco Docente di Storia dell’architettura contemporanea. Ix – 7 marzo 2012 “Entra in scena l’architetto “ Alessandra Muntoni Docente di Storia dell’architettura contemporanea Sapienza, Università di Roma. X – 14 marzo 2012 “Il Novecento: l’importanza di Massimo Bontempelli e Margherita Sarfatti nella cultura europea e italiana “ Renato Minore Scrittore e critico letterario. Xi – 4 aprile 2012 “Arte pubblica e spiritualità “ Timothy Verdon Direttore Ufficio Arte sacra, Arcidiocesi di Firenze. Xii – 11 aprile 2012 “Arte e architettura del mondo “ Achille Bonito Oliva Storico e critico d’arte, docente di Storia dell’arte contemporanea Sapienza, Università di Roma. |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|