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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Gennaio 2007 |
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SECONDO RAPPORTO NAZIONALE DELL’ARTIGIANATO COMPETITIVITÀ: 4 ARTIGIANI SU 10 RILANCIANO MIGLIORANDO IL PRODOTTO LA CONCORRENZA SI BATTE SULLA QUALITÀ, SOLO IL 14% CREDE ALLA “GUERRA DEI PREZZI”
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Roma, 23 gennaio 2007 – Lamentano gli elevati costi delle materie prime, dei componenti e dei semilavorati, la poca disponibilità di manodopera qualificata e la difficoltà di rapporti con la Pubblica amministrazione e con il sistema bancario. E uno su due, anche per questi motivi, fatica a fronteggiare la concorrenza. Ma hanno anche le idee chiare su come contrastare questi fattori che ostacolano il loro consolidamento: prima di tutto la crescita della qualità dei prodotti, in seconda battuta il contenimento dei costi, quindi la diversificazione dei committenti. E’ quanto evidenzia il “Secondo Rapporto Nazionale Dell’artigianato 2006”, realizzato da Unioncamere in collaborazione con l’Istituto G. Tagliacarne, una corposa analisi effettuata sia sui dati strutturali del settore, sia attraverso un’indagine sul campo che ha coinvolto 800 imprese artigiane localizzate in tutta Italia. I freni allo sviluppo L’incremento dei prezzi delle materie prime, dei componenti e dei semilavorati è segnalato come uno dei principali fattori di criticità dal 27,6% delle imprese. Si tenga presente, però, che le risposte riflettono l’atteggiamento seguito dalle aziende nel corso del 2005, quando l i due terzi delle imprese dei settori extramoda hanno mantenuto il livello dei prezzi di vendita invariato rispetto al 2004, a fronte di circa un quarto che li ha aumentati e di un’esigua minoranza (il 6,7%) che li ha diminuiti. La quota di aziende artigiane che ha deciso di aumentare i prezzi di vendita nel 2005 rispetto all’anno precedente risulta, comunque, inferiore rispetto alla crescita dei costi delle materie prime e dei semilavorati utilizzati nella produzione, che, nello stesso intervallo di tempo, aumentano rispettivamente per l’86,1% e per il 76,9% delle imprese artigiane manifatturiere. Questa politica è stata seguita anche dalle imprese artigiane della moda: nel settore tessile hanno aumentato i prezzi solo il 16,6% delle aziende, contro il 20,3% di quelle dell’abbigliamento e della confezione dei vestiti e il 22,5% delle imprese calzaturiere. Tra gli altri fattori di ostacolo alla crescita, inoltre, le imprese artigiane segnalano la difficoltà nei rapporti con il sistema bancario locale (commissioni elevate, garanzie eccessive, etc. ) e con la Pubblica amministrazione e la carenza di infrastrutture di trasporto e comunicazione (soprattutto nel Mezzogiorno). Principali fattori di contesto che ostacolano la crescita e/o il consolidamento sul mercato delle imprese artigiane della Moda e dell’extra-Moda (Valori percentuali)*
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Moda |
Extra-moda |
Totale |
Concorrenza italiana e straniera |
76,5 |
47,3 |
51,7 |
Prezzi elevati materie prime, componenti e semilavorati |
25,1 |
28,1 |
27,6 |
Poca disponibilità di manodopera qualificata |
18,1 |
16,5 |
16,7 |
Difficili rapporti con la Pubblica Amministrazione |
9,3 |
10,4 |
10,2 |
Difficili rapporti con il sistema bancario locale |
7,9 |
10,2 |
9,8 |
Carenza infrastrutture di trasporto/comunicazione |
2,8 |
5,1 |
4,8 |
Poca circolazione di idee, informazioni e conoscenze tra imprenditori del settore |
2,9 |
2,6 |
2,6 |
Assenza quantitativa e qualitativa di servizi alle imprese |
2,5 |
1,6 |
1,7 |
Assenza di rete di fornitori e subfornitori |
0,8 |
0,3 |
0,4 |
Altri fattori |
6,9 |
8,4 |
8,2 |
Non ci sono ostacoli |
4,3 |
10,1 |
9,3 | *Trattandosi di domanda a risposta multipla, la somma delle percentuali può essere diversa da 100 Fonte: Secondo Rapporto Nazionale dell’Artigianato, 2006 Quali strategie per lo sviluppo Ma quali soluzioni hanno intenzione di adottare le aziende artigiane per superare questi fattori di criticità interni ed esterni? A fronte di un 17,6% di imprese che non ritiene di implementare alcuna specifica strategia, oltre il 40% intende puntare su un miglioramento della qualità dei prodotti, il 14% su un’azione di contenimento/riduzione dei costi e più del 13% sull’aumento del numero dei committenti. Quasi il 10% crede nella possibilità di superare gli ostacoli esistenti mediante l’innovazione dei processi aziendali, mentre il 7,7% ed il 7,6% pensano di intervenire rispettivamente operando uno spostamento su fasce di mercato più elevate o attraverso la ricerca di nuove nicchie di mercato locale e nazionale. Differenti gli atteggiamenti a seconda del settore di appartenenza dell’impresa: a voler intervenire migliorando la qualità dei prodotti sono soprattutto le aziende artigiane della gomma-chimica-plastica e della ceramica-vetro. Quest’ultimo settore, unitamente al legno-mobilio, sembra inoltre caratterizzato da una diffusa programmazione di interventi rispetto al mercato – ricerca di nuove nicchie a livello locale e nazionale e spostamento su fasce più elevate – mentre le imprese che lavorano nel comparto della gomma-chimica-plastica più delle altre progettano di superare le criticità creando un marchio proprio, stringendo accordi con imprese di distribuzione o mediante politiche di contenimento dei costi. Originali, poi, le scelte delle aziende alimentari, che in misura superiore alla media individuano come modalità per lo sviluppo dell’impresa sul mercato il miglioramento dei servizi offerti (trasporto, tempi di consegna), l’espansione della dimensione aziendale e la crescita delle risorse umane (formazione del personale ed inserimento di risorse umane qualificate). Inoltre, più della metà delle imprese artigiane ritiene importante introdurre strumenti di tracciabilità che evidenzino caratteristiche ed origine dei prodotti (ad es. Un marchio di distretto). Strategie in programma per il superamento dei fattori di criticità interni ed esterni per settore (Valori percentuali)*
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Legno / Mobilio |
Ceramica/ Vetro |
Alimentare |
Gomma/ Chimica/ Plastica |
Altre attività manifatturiere |
Totale settori Extra-moda |
Moda (subfornitori) |
Moda (mercato finale) |
Miglioramento della qualità dei prodotti |
34,5 |
50,9 |
49,2 |
57,2 |
38,5 |
40,7 |
39,8 |
49,9 |
Creazione di un marchio proprio |
4,0 |
3,6 |
5,9 |
9,6 |
3,1 |
4,0 |
8,4 |
9,8 |
Spostamento su fasce di mercato più elevate |
9,6 |
17,8 |
4,2 |
9,9 |
7,9 |
7,7 |
10,4 |
8,6 |
Aumento numero committenti |
7,3 |
7,6 |
7,7 |
12,1 |
17,6 |
13,2 |
14,6 |
- |
Coordinamento con altri subfornitori |
1,2 |
1,3 |
1,4 |
0,0 |
5,8 |
3,8 |
2,6 |
- |
Miglioramento servizi offerti (trasporto, tempi consegna, etc. ) |
5,3 |
3,6 |
10,7 |
6,1 |
3,2 |
5,2 |
3,2 |
2,6 |
Passaggio ad attività in conto proprio |
0,0 |
0,0 |
2,2 |
2,8 |
0,6 |
0,9 |
0,4 |
- |
Espansione della dimensione aziendale |
5,1 |
3,2 |
7,5 |
5,1 |
5,8 |
5,9 |
5,0 |
7,0 |
Ricorrere a subfornitura |
0,0 |
1,4 |
0,0 |
0,8 |
3,1 |
1,8 |
0,3 |
2,3 |
Accordi con imprese di distribuzione |
2,1 |
0,8 |
0,0 |
4,4 |
3,5 |
2,5 |
1,7 |
- |
Ricerca di nuove nicchie di mercato locale e nazionale |
12,0 |
12,7 |
8,4 |
7,3 |
5,6 |
7,6 |
11,6 |
12,8 |
Contenimento/riduzione costi |
18,8 |
13,5 |
14,7 |
20,7 |
12,0 |
14,1 |
22,9 |
22,4 |
Innovazione processi aziendali |
11,0 |
10,9 |
7,2 |
11,0 |
10,4 |
9,9 |
5,7 |
6,6 |
Formazione e qualificazione del personale |
4,3 |
1,8 |
3,8 |
2,5 |
4,5 |
4,2 |
3,1 |
5,1 |
Inserimento di risorse umane qualificate |
2,4 |
1,8 |
3,8 |
1,5 |
2,3 |
2,6 |
2,2 |
2,5 |
Altro |
2,8 |
5,9 |
1,1 |
2,6 |
4,1 |
3,2 |
3,5 |
- |
Nessuna in particolare |
21,8 |
12,2 |
11,7 |
17,7 |
18,6 |
17,6 |
16,9 |
16,1 | *Trattandosi di domanda a risposta multipla, la somma delle percentuali può essere diversa da 100 Fonte: Secondo Rapporto Nazionale dell’Artigianato, 2006 Il peso dell’artigianato nell’economia italiana L’artigianato, il cui apporto all’economia nazionale è pari al 12,5% del Pil e al 15,4% dell’occupazione nei settori non agricoli, è un comparto fortemente radicato nelle province italiane a più elevati livelli di sviluppo, nelle piccole-medie città e nelle realtà a vocazione distrettuale. A questo settore appartengono oltre 1,45 milioni di imprese e circa 3,57 milioni di occupati. Sensibile anche il contributo alle esportazioni del nostro Paese: nel 2005, quello delle produzioni artigiane ha rappresentato il 16,6% delle esportazioni totali. I numeri dell’artigianato in Italia
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Valori assoluti |
Incidenza sul totale settori extra agricoli |
Imprese attive (settembre 2006, in migliaia) |
1. 451,7 |
34,4 |
Occupati (2005, in migliaia) |
3. 575,6 |
15,4 |
Valore aggiunto (2003, miliardi euro) |
147,93 |
12,5 |
Export (2003, miliardi euro) |
43,1 |
16,6 | Fonte: Elaborazione Istituto G. Tagliacarne su dati propri, Infocamere e Istat A livello regionale, si distinguono per un’incidenza elevata dell’artigianato, sul valore aggiunto complessivo della regione, le Marche (18,8%), l’Umbria (16,7%) e il Veneto (16,3%), ma si caratterizzano per un ruolo di primo piano dell’artigianato anche l’Emilia Romagna (15,9%), il Trentino Alto Adige (15,4%) e la Toscana (14,9%). Per contro, le regioni “meno artigiane” risultano il Lazio e la Campania, in cui la percentuale del valore aggiunto artigiano sul totale si attesta rispettivamente intorno al 6% e all’8%. . |
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