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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Gennaio 2007 |
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SUPERATI NEL MONDO I 100 MILIONI DI ETTARI COLTIVATI CON PIANTE GENETICAMENTE MODIFICATE SECONDO LE PREVISIONI SI ARRIVERÀ A 200 MILIONI DI ETTARI E 20 MILIONI DI COLTIVATORI ENTRO IL 2015.
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Dheli, India - Continua a crescere rapidamente il tasso di adozione delle coltivazioni geneticamente modificate da parte degli agricoltori di tutto il mondo. Le biotecnologie applicate all’agricoltura consentono un’incremento dei raccolti a beneficio della produzione di alimenti, mangimi, fibre e combustibile, e hanno raggiunto nel 2006 importanti traguardi. Questi in sintesi i dati del rapporto annuale presentato il 18 gennaio all’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (Isaaa - Servizio Internazionale per l’Acquisizione delle Applicazioni Agrobiotecnologiche). All’alba del secondo decennio della loro coltivazione, le superfici coltivate con piante geneticamente modificate hanno registrato un incremento rispetto all’anno precedente di 12 milioni di ettari (+13%) raggiungendo i 102 milioni di ettari. Viene superata così per la prima volta la soglia dei 100 milioni di ettari e viene registrato il secondo tasso di crescita più elevato degli ultimi 5 anni. Una crescita senza precedenti se si considera, invece, l’intero periodo dal 1996 al 2006: un’estensione di ben 60 volte superiore all’iniziale, il più alto tasso di adozione mai raggiunto da una tecnologia del settore agricolo. Il numero di agricoltori che coltivano piante geneticamente modificate, inoltre, supera per la prima volta quota 10 milioni, passando dagli 8,5 milioni del 2005 ai 10,3 milioni del 2006. Clive James, Presidente e fondatore dell’Isaaa, nonché autore del rapporto, stima che questi tassi di crescita siano destinati ad aumentare anche nel secondo decennio di commercializzazione. L’isaaa prevede inoltre che entro il 2015 saranno oltre 20 milioni gli agricoltori che coltiveranno 200 milioni di ettari di piante geneticamente modificate in una quarantina di paesi del mondo. “Oltre il 90% degli agricoltori che nel 2006 hanno coltivato piante geneticamente modificate, ovvero 9,3 milioni di loro, sono agricoltori con poche risorse, che vivono in paesi in via di sviluppo e che hanno a disposizione degli appezzamenti di terreno limitati. Le biotecnologie applicate all’agricoltura, seppure in parte, hanno inciso positivamente sulla loro condizione economica”, ha osservato Clive James. “Nel corso dei prossimi dieci anni gli agricoltori con poche risorse e limitato terreno a disposizione che si avvarranno dell’offerta di piante geneticamente modificate saranno milioni” ha proseguito. Il rapporto indica infatti che la crescita nell’adozione di piante geneticamente modificate è stata molto maggiore nei paesi in via di sviluppo (+21%) rispetto ai paesi industrializzati (+9%). I paesi in via di sviluppo costituiscono attualmente il 40% della superficie coltivata con piante geneticamente modificate nel mondo. Ravinder Brar, vedova e madre di due figli, coltiva cotone geneticamente modificato in India e sottolinea come gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo abbiano bisogno dell’incremento di produttività e di reddito derivante dalla coltivazione di piante geneticamente modificate e dei benefici che comportano in termini di tutela dell’ambiente e di risparmio di tempo. “I raccolti geneticamente modificati mi hanno consentito di ridurre i costi per i diserbanti e di aumentare la produttività. Mi aspetto che i raccolti geneticamente modificati mi consentano di incrementare i profitti e di offrire quindi una vita migliore alla mia famiglia”, ha dichiarato. C. D. Mayee, Curatore Isaaa e Presidente dell’Agricultural Scientists Recruitment Board in India, condivide le affermazioni della signora Brar. “Il cotone geneticamente modificato ha contribuito in maniera decisiva ad incrementare la produzione di cotone in India, che è passata dai 308 chili di fibra grezza per ettaro nel periodo 2001-2002 ai 450 chili nel periodo 2005-2006. La maggiore produzione di cotone geneticamente modificato ha portato a sua volta a un incremento sostanziale delle esportazioni di cotone dall’India, che sono passate da 0,9 milioni di balle nel 2005 a 4,7 milioni di balle nel 2006, il volume più elevato mai registrato nel paese”. Risultati come questi incoraggiano la diffusione delle coltivazioni geneticamente modificate a livello mondiale. Nel 2006 si può osservare come in tutti i principali continenti si trovino importanti aree di coltivazione: saranno proprio queste a costituire una solida base per lo sviluppo delle piante geneticamente modificate nei prossimi dieci anni. Inoltre, come si legge nel rapporto Isaaa, a fronte di 22 paesi che nel 2006 hanno coltivato piante geneticamente modificate vi sono altri 29 paesi che hanno approvato l’importazione e la messa in coltura di questi prodotti agricoli, destinandoli al consumo alimentare e alla produzione di mangimi. “Oltre la metà della popolazione mondiale, costituita da 6,5 miliardi di persone, vive attualmente in paesi in cui si coltivano piante geneticamente modificate; questo significa che 3,6 miliardi di persone possono godere dei vantaggi derivanti dai raccolti geneticamente modificati, vantaggi che si manifestano in termini economici, sociali e ambientali”, sottolinea Clive James. “Con all’attivo 51 paesi che stanno acquisendo una sempre maggiore esperienza nella coltivazione delle piante geneticamente modificate, la loro diffusione è destinata a crescere ulteriormente. ” Le principali aree di coltivazione Americhe: gli Stati Uniti continuano a guidare la crescita sia nel Nord America che a livello mondiale, registrando nel 2006 il più elevato tasso di crescita in termini di superficie, con un incremento di 4,8 milioni di ettari. Il Brasile guida la crescita nel Sud America con un incremento del 22%, per un totale di 11,5 milioni di ettari adibiti alla coltivazione di soia e cotone geneticamente modificato, quest’ultimo commercializzato per la prima volta nel 2006. Asia: l’India sta emergendo quale paese leader in Asia. Il subcontinente indiano ha registrato infatti l’incremento percentuale più rilevante, pari al 192%, corrispondente a 2,5 milioni di ettari, per un totale di 3,8 milioni di ettari. Il paese sale così di due posti nella classifica mondiale e si afferma quale quinto maggiore produttore di raccolti geneticamente modificati del mondo, superando per la prima volta la Cina. Africa: il Sudafrica ha fatto grossi progressi nel corso dell’ultimo anno, contribuendo a far avanzare il continente africano grazie alla quasi triplicazione delle proprie superfici coltivate con piante geneticamente modificate. In particolare, gli incrementi sono dovuti al mais bianco Bt, per uso essenzialmente alimentare, e al mais giallo Bt, destinato alla produzione di mangimi per bestiame. Europa: continua la crescita anche nei paesi della Ue, con la Slovacchia che diventa il sesto dei 25 Paesi della Ue a coltivare piante geneticamente modificate. La Spagna continua a detenere una posizione di leadership nel continente europeo grazie alla coltivazione di 60. 000 ettari nel 2006, mentre altri cinque paesi della Ue hanno moltiplicato per cinque le loro superfici, passando dai 1. 500 ettari del 2005 ai circa 8. 500 del 2006. I fattori di crescita per il futuro. Secondo le stime dell’Isaaa questa crescita è destinata a proseguire anche nel secondo decennio di commercializzazione, con opportunità significative in varie regioni geografiche. “La commercializzazione del solo riso geneticamente modificato potrebbe far sviluppare la coltivazione di piante geneticamente modificate di gran lunga oltre la stima conservativa che prevede un aumento dai 20 agli 80 milioni di agricoltori. Questa stima si basa infatti sull’adozione delle coltivazioni geneticamente modificate da parte di un terzo dei 250 milioni di coltivatori di riso nel mondo, la maggior parte dei quali è costituita da agricoltori con scarse risorse e piccoli appezzamenti e che per il 90% vive in Asia. Il riso geneticamente modificato resistente agli insetti, e quindi maggiormente produttivo, potrebbe esercitare un notevole impatto sull’Obiettivo di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite che si prefigge di dimezzare la povertà entro il 2015. Il Golden Rice, arricchito in vitamina A, potrebbe inoltre consentire un netto miglioramento della nutrizione”, ha dichiarato Clive James. Anche i biocarburanti costituiranno un importante fattore di promozione della crescita. I raccolti geneticamente modificati saranno usati per aumentare le rese e soddisfare la maggiore domanda di fonti energetiche alternative, oltre che per valutare la possibilità di introdurre sul mercato l’etanolo derivato dalla cellulosa. I raccolti geneticamente modificati possono svolgere un ruolo determinante per soddisfare la crescente domanda di generi alimentari e di carburanti. Entro i prossimi cinque anni si prevede inoltre l’introduzione sul mercato di piante geneticamente modificate con caratteristiche di resistenza alla siccità, che potranno essere coltivate nelle regioni più aride. Se nei primi dieci anni di commercializzazione è stato il continente americano a distinguersi per il più elevato tasso di adozione delle piante geneticamente modificate, nei successivi dieci anni si assisterà molto probabilmente a una crescita significativa in Asia e più in particolare in India, Cina e Filippine, e all’affermazione di “nuovi” paesi quali il Pakistan e il Vietnam. Per quanto riguarda l’Africa, invece, l’esperienza sudafricana porterà probabilmente altri paesi a iniziare la coltivazione di piante geneticamente modificate. Fra questi l’Egitto, il Burkina Faso e il Kenya, nei quali sono già state condotte promettenti prove in campo. Infine, è probabile che la crescita costante delle superfici geneticamente modificate a livello mondiale susciti un maggiore interesse da parte della Ue. Emblematico è l’esempio di un paese leader come la Francia, che ha notevolmente incrementato le superfici coltivate con mais Bt, portandole a 5. 000 ettari nel 2006. “Ci troviamo a una svolta importante per quanto riguarda l’adozione della biotecnologie applicate all’agricoltura”, ha affermato Clive James. “In futuro, e più precisamente nel secondo decennio della loro commercializzazione, i fattori che promuoveranno la crescita delle coltivazioni geneticamente modificate saranno molteplici e consentiranno di raggiungere risultati di gran lunga superiori rispetto al passato. Sarà proprio in questi dieci anni che i raccolti geneticamente modificati potranno apportare un sostanziale contributo a favore degli 1,3 miliardi di persone che vivono in condizioni economiche precarie”. . |
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