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Notiziario Marketpress di Mercoledì 30 Novembre 2011
 
   
  LA REGIONE CONFERMA IL PROPRIO NO AL DEPOSITO DI GAS A RIVARA (MO).

 
   
  Bologna, 30 novembre 2011 - «Ribadiamo ancora una volta la contrarietà della Regione in merito alla compatibilità ambientale dello stoccaggio di gas naturale in località Rivara del Comune modenese di S. Felice sul Panaro. Quindi siamo indisponibili a rilasciare l’intesa, dovuta per legge, alla realizzazione del programma lavori proposto per la fase di accertamento». Lo ha sottolineato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli in una lettera indirizzata al Ministero dello Sviluppo economico e al Ministero dell’Ambiente. La puntualizzazione segue la notizia secondo la quale la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio, nella riunione plenaria del 25 novembre 2011, si è espressa favorevolmente sulla compatibilità ambientale delle operazioni previste dal progetto di deposito gas a Rivara nella fase di accertamento preliminare. «Come ampiamente argomentato nella delibera di Giunta del 8 febbraio 2011, di reiterazione del parere negativo sulla compatibilità ambientale del progetto, infatti, la Regione – ha aggiunto Muzzarelli - è pervenuta alla ferma convinzione che gli oggettivi elementi di pericolosità presenti nell’area di Rivara non siano compatibili con il rischio insito nelle operazioni di immissione ed estrazione del gas, rischio difficilmente quantificabile anche a seguito di ulteriori studi e pertanto non valutabile con il margine di certezza necessario in applicazione del principio di precauzione sancito dal Diritto Comunitario». Nella missiva si ricordano gli elementi di pericolosità e vulnerabilità locale che hanno condotto alla formulazione del parere negativo regionale. Tra questi elementi: la presenza di faglie attive che interessano la struttura geologica di Rivara dove è proposto lo stoccaggio; le frequenti manifestazioni della sismicità naturale che caratterizza l’area e che, sebbene abbia sede a profondità maggiori di quella del serbatoio, può provocare la riattivazione di faglie superficiali nonché il deficit di protezione sismica dell’area oggetto di intervento in quanto fino al 2005 la zona non era classificata sismica e quindi la maggior parte degli edifici sia pubblici che privati, progettati senza tener conto della normativa antisismica.  
   
 

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