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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Gennaio 2007
 
   
  PIANO DISTRIBUZIONE ELETTRICA: “LA PROPOSTA GEAS NON È SOSTENIBILE FINANZIARIAMENTE ED ECONOMICAMENTE”

 
   
  Trento, 23 gennaio 2007 - Il progetto Geas di costituire un ambito autonomo per la gestione del servizio pubblico di distribuzione dell’energia elettrica nel territorio delle Giudicarie-rendena risulta non sostenibile, sia da un punto di vista finanziario che economico. Questa la valutazione conclusiva – resa nota ed illustrata stamane in Provincia, nel corso di una conferenza stampa, dall’assessore all’energia e riforme istituzionali Ottorino Bressanini – del Comitato tecnico-scientifico istituito dalla Giunta provinciale nel maggio dello scorso anno per supportare le procedure di revisione del Piano della distribuzione elettrica sul territorio provinciale. La valutazione del comitato conferma dunque le conclusioni propedeutiche al Piano della distribuzione del 2000, che mostrava la “non convenienza, sotto ogni punto di vista, di qualsiasi articolazione in ambiti diversi dall’ambito unico provinciale”. “È probabile – ha affermato Bressanini – che anche i progetti presentati da altri soggetti avranno una analoga valutazione non positiva”. Una valutazione, quella sulla proposta Geas – hanno spiegato ieri i componenti del Comitato coordinato dall’ingegner Roberto Bertoldi (gli esperti Lorenzo Fellin, Michele Andreaus e Stefano Ramponi e Mauro Odorizzi in qualità di segretario sono gli altri membri) – che si basa esclusivamente sull’analisi degli aspetti di natura tecnica (tecnologia delle reti elettriche, programmazione e gestione), economica (redditività dell’attività di distribuzione e analisi economica delle aziende di servizi pubblici) e regolatoria del settore (disciplina dell’Autorità Aeeg). Bressanini ha ripercorso le tappe che, a partire dall’anno 2000 con il primo studio propedeutico al piano della distribuzione di energia elettrica (Studio Fellin), ha portato all’individuazione da parte della Provincia autonoma di Trento di due possibili alternative di riorganizzazione del settore ed alla presentazione (giugno 2006 e dicembre 2006) dello studio Geas – il primo che tenta di giustificare la creazione di ambiti territoriali di valle per la gestione del servizio - e dei progetti di Ags, Stet, Air e Acsm, progetti questi ultimi in fase di valutazione da parte del Comitato tecnico scientifico e che, stante i risultati ai quali si è giunti per la Geas, appaiono destinati, secondo l’assessore provinciale all’energia, ad una analoga “bocciatura”. Le due alternative prospettate dalla Provincia, lo ricordiamo, prevedono che Set rimanga unita sul territorio provinciale (prima ipotesi), o la possibilità che determinati servizi possano anche essere svolti per conto di Set dai 34 soggetti elettrici operanti sul territorio purché in presenza di un accordo (convenzioni) di tipo prettamente commerciale fra Set e i soggetti elettrici (seconda ipotesi). Il soggetto “titolare” della distribuzione rimarrebbe comunque, in entrambi i casi, la Set. La scelta della Provincia – ha fatto intendere a chiare lettere Bressanini – sarà orientata alla prima ipotesi, con il mantenimento delle attuali concessioni in essere ma nel rispetto di precisi parametri di sicurezza e affidabilità del servizio. Alcuni di questi soggetti hanno già per altro deciso di cedere il servizio a Set, altri hanno avviato contatti con la stessa Set. “L’analisi effettuata sui documenti presentati dalla Geas – ha spiegato Bertoldi - ha comportato un dettagliato lavoro di integrazione dei dati, con particolare riferimento al versante dei costi, rettificando pertanto le analisi prodotte da Geas ed introducendo una conseguente ipotesi di copertura del fabbisogno finanziario nel rispetto del minimale dell’articolo 2446 del Codice Civile”. La norma citata prevede che il capitale che non copre interamente il debito che mano a mano si va a maturare dev’essere eguagliato o coperto, almeno in parte, da un apporto di capitale sociale da parte dei soci. Ebbene, il piano della Geas – ha spiegato Andreaus, l’esperto che ha analizzato la sostenibilità economica dell’investimento proposto da Geas – non contempla alcun piano industriale e non prevede alcuna ipotesi di copertura dei debiti (le possibili perdite economiche sono state quantificate in 3. 157. 000 euro all’anno), a fronte della necessità di garantire un apporto di capitale da parte dei soci quantificato in 3. 300. 000 euro all’anno. Commentando le conclusioni del lavoro degli esperti, Bressanini ha ribadito che la scelta di affidare la valutazione dei progetti d’ambito ad un comitato d’esperti terzo e indipendente, con funzioni di “arbitro”, è stata dettata unicamente dalla volontà di affrontare la questione sotto un profilo squisitamente tecnico-economico. “Non c’è nessuna guerra in corso tra centro e periferia – ha affermato – il compito della Giunta provinciale è quello di fare gli interessi di tutto il territorio provinciale, non quelli di una singola valle, e se una soluzione mette in difficoltà tutto il territorio significa che non è una buona soluzione. La ragione non può essere quella di chi grida più forte”. “La possibilità di vita propria di un sistema di distribuzione spezzettato – ha spiegato Fellin – non regge in un ambito provinciale che è più piccolo di quello di una città di medie dimensioni: troppi pochi utenti per chilometro di alta tensione e troppo basso il rapporto tra chilovattora distribuiti e utenti. Oggi la rete è accorpabile per il 90 per cento delle sue funzioni, e da qui dipende la sua affidabilità. In periferia, semmai, possono essere delocalizzati i soli interventi d’emergenza”. Fellin si è per altro detto convinto che una mancata visione unitaria del territorio provinciale potrebbe in prospettiva comportare rischi per la stessa Set. “L’attività di distribuzione – ha aggiunto Ramponi, rappresentante in seno al comitato dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeeg) – rende poco e renderà in futuro sempre meno”. .  
   
 

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