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Notiziario Marketpress di
Martedì 23 Gennaio 2007 |
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IL PARLAMENTO EUROPEO VERSO IL 2009 CON UN NUOVO PRESIDENTE
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Roma, 23 gennaio 2007 - Con l´elezione del nuovo presidente, dei vicepresidenti e dei questori, il Parlamento europeo è entrato nella seconda metà della sua sesta legislatura che si concluderà nel 2009 quando cittadine e cittadini di ventisette paesi europei si recheranno alle urne per eleggere il settimo Parlamento europeo. La storia delle sessioni “costitutive” del Parlamento europeo ci insegna che vi è stata una alternanza fra legislature dove i presidenti sono stati eletti con una contrapposizione fra centro-destra e centro-sinistra e legislature dove invece ha prevalso l´accordo fra i due grandi gruppi [Ppe e Pse] come è avvenuto in questa legislatura con Borrell prima ed ora con Pöttering. Nonostante quest´accordo, la candidatura della verde italiana Monica Frassoni ha riscosso nell´emiciclo e nel segreto delle urne un franco successo raccogliendo oltre cento voti al di fuori del suo gruppo come manifestazione di consenso ai molteplici significati legati al suo nome: il suo impegno federalista, la protesta contro un accordo di potere che penalizza i gruppi minori, la scelta di una deputata nell´anno europeo delle pari opportunità. L´elezione dei presidenti delle commissioni e delle delegazioni parlamentari è stata invece rinviata ad altra data perché il complicato sistema d´Hondt che distribuisce le presidenze fra gruppi europei e sottogruppi nazionali si è infranto contro l´inatteso ostacolo della mancanza di accordo all´interno del Ppe. Il nuovo presidente del Parlamento europeo, il popolare Pöttering, ha dedicato quasi tutta la sua vita politica all´Europa essendo entrato nella prima Assemblea europea eletta democraticamente a 34 anni nel giugno 1979 ed avendo dunque partecipato attivamente a tutte le azioni che hanno condotto i deputati europei ad assumere progressivamente il ruolo di co-legislatori e, con la convenzione europea, di quasi-costituenti. La democrazia europea in statu nascendi, che è rappresentata in primo luogo dal Parlamento europeo e poi dal sistema europeo dei partiti, ha dimostrato in questi anni che la concezione di Max Weber - secondo il quale un sistema istituzionale è efficace in quanto è democratico - ben si applica all´Unione europea. La procedura di codecisione legislativa - seppure imperfetta e perfezionabile nella qualità dell´equilibrio fra Consiglio e Parlamento e nella quantità delle materie alle quali essa si applica - ha consentito di accelerare i tempi di adozione delle “leggi” europee e di migliorarne sensibilmente la qualità. La crescente impotenza del Consiglio, ormai paralizzato dal pessimo sistema di decisione introdotto con il Trattato di Nizza, è compensata solo dalla capacità dell´Assemblea di raggiungere compromessi di dimensione europea come è avvenuto di recente con Reach e con la direttiva sui servizi [ex-Bolkenstein]. Al di là dell´apparente ordinaria amministrazione legislativa [che comprende per esempio il completamento del mercato interno, essenziale per assicurare gli interessi dei cittadini-consumatori], il Parlamento europeo potrà dare un contributo determinante allo sviluppo dell´azione dell´Unione in settori in cui forte è la sensibilità dell´opinione pubblica come il completamento dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ivi compresa la dimensione della politica europea di immigrazione e di integrazione interculturale, la politica dell´energia e - last but not least - il proseguimento degli sforzi per contribuire alla crescita ed all´occupazione in Europa. In secondo luogo, il Parlamento europeo sarà certamente un attore importante se non essenziale ora che i governi nazionali sembrano pronti ad interrompere la pausa che si sono auto-imposta dopo i referendum in Francia e nei Paesi Bassi per passare alla riflessione e poi alla decisione sul destino della Costituzione che essi hanno unanimemente firmato a Roma il 29 ottobre 2004. In terzo ed ultimo luogo, il Parlamento europeo parteciperà al dibattito sulla riforma del bilancio europeo, con un potere reale sulla parte delle spese e sugli accordi interistituzionali legati alle prospettive finanziarie pluriannuali [la “legge finanziaria” europea con validità settennale]. Come ha detto a Strasburgo il cancelliere Merkel, un persistente disaccordo sulla Costituzione europea confermerebbe la crisi del progetto di integrazione europea con conseguenze evidenti sulla partecipazione dei cittadini alle elezioni europee del 2009. Non basta tuttavia un accordo sulla Costituzione [su quale Costituzione?] per invertire la tendenza al ribasso nella partecipazione alle elezioni europee dal 1979 al 2004. Alcuni ritengono che l´associazione alle elezioni europee del 2009 di un referendum in tutta l´Unione europea sulla costituzione europea possa essere una potente leva democratica [Delors ha parlato a suo tempo di "pedagogia della democrazia"] obbligando governi e partiti a spiegare agli elettori come immaginano l´avvenire dell´Europa e dando la possibilità agli elettori attraverso il voto di essere ascoltati. Molte domande sulla richiesta di un referendum europeo sono ancora senza risposta e non solo quella fondamentale legata al fatto che non esiste ancora l´oggetto sul quale chiamare i cittadini ad esprimersi ma anche quelle legate alle differenti tradizioni costituzionali nei paesi membri e quelle sulle conseguenze politiche e giuridiche di un risultato differenziato paese per paese. Una parte di risposte potrebbe venire dal seminario e dal dibattito di Firenze del 9-10 febbraio ma la strada del referendum europeo è tutta in salita. Bisognerà attendere le elezioni presidenziali francesi e poi il Consiglio europeo di giugno per capire se il calendario costituzionale consentirà di dare un significato europeo alle elezioni del giugno 2009. In vista di quella scadenza ciascuno del resto può dare un contributo valido: i partiti europei presentando non solo un programma di legislatura degno di questo nome ma anche indicando il loro candidato alla presidenza della Commissione europea e gli Stati membri [governi e parlamenti] promuovendo modifiche alle leggi nazionali che avvicinino i deputati europei agli elettori. In Italia in particolare si potrebbe cogliere l´occasione del dibattito sul sistema elettorale nazionale per promuovere una revisione della nostra legge per il Parlamento europeo. Pier Virgilio Dastoli Direttore della Rappresentanza . |
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