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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Gennaio 2007
 
   
  LIBRANDI TORNA AL PASSATO CON LE VITI AD ALBERELLO

 
   
  Per la cantina calabrese il futuro del Cirò passa attraverso il recupero delle storiche forme di allevamento della zona L’instancabile lavoro dei Librandi per il recupero delle tradizioni vitivinicole calabresi non si ferma mai. L’ultima novità della cantina è la sostituzione di 17 ettari di vigneto giunti a fine periodo produttivo dell’azienda agricola Critone nell’Agro di Strongoli (39 ettari in totale), con nuovi impianti ad alberello. La scelta, se vogliamo retro-innovativa, tende alla rivalutazione di una forma tradizionale di allevamento della vite di derivazione greca e tipica della cultura mediterranea, che si adatta perfettamente ai climi caldi e siccitosi come quelli della Calabria. Meno espansa, almeno rispetto agli utilizzi fatti di altre classiche forme di allevamento come la spalliera o il cordone verticale, protegge la vite dall’insolazione, favorisce la maturazione dell’uva utilizzando il calore della terra e contribuisce a ridurre in modo naturale la resa (70 q. Li/ha). Pur comportando un discreto aumento dei costi di manodopera a causa della ridotta meccanizzabilità, l’allevamento ad alberello presenta il vantaggio di favorire l’ingresso della luce in ogni zona della chioma, consente di mantenere nel tempo un corretto equilibrio vegeto-produttivo e di razionalizzare la distribuzione di terreno per ceppo, offrendo un’adeguata aerazione della chioma. Adottando inoltre potature di allevamento corte a 3 speroni per ceppo, viene rispettata la giusta carica di gemme che nel caso del Gaglioppo varia da 30000 a 40000 gemme per ettaro. Il team di agronomi di Librandi è cosciente, inoltre, del fatto che migliorando e razionalizzando le attuali tecniche di gestione dei vigneti, l’alberello possa in parte essere meccanizzato, soprattutto adottando sesti adeguati alla stessa forma. Se prendiamo l’esempio del Gaglioppo, vitigno base della produzione cirotana, utilizzando una densità d’impianto di 5300 piante per ettaro con sesti di m. 2,10 x 0,90, ci si può permettere la meccanizzazione di diverse operazioni. La convinzione dell’azienda, è che viti coltivate con questa forma di allevamento producono uve tendenzialmente più sane e di migliore qualità, dalle quali ottenere vini di sempre maggiore importanza. I Librandi sostengono fermamente l’opinione che la vitivinicoltura di eccellenza cirotana non può che passare attraverso l’impegno teso alla riconsiderazione delle forme di allevamento affermatesi storicamente in zona, abbinato alla rigorosa applicazione delle conoscenze moderne in fatto di fisiologia della vite, di pedo-climatologia e selezione genetico-sanitaria, elementi sorretti a gran voce da tutti gli esperti presenti al convegno sui vitigni autoctoni organizzato da Librandi il 16 settembre scorso. .  
   
 

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