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Notiziario Marketpress di
Lunedì 29 Gennaio 2007 |
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AL TEATRO LEONARDO UBU RE DI ALFRED JARRY
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Milano, 29 gennaio 2007 - La storica compagnia di Quelli di Grock porta in scena al Teatro Leonardo, dopo il felice debutto dello scorso anno, Ubu re, di Alfred Jarry, scandaloso testo rappresentato per la prima volta presso il Theatre de l´Oeuvre di Parigi nel 1896. L’opera di Alfred Jarry, icona del teatro contemporaneo, commedia satirica originariamente concepita come spettacolo di marionette, colpisce la stupidità e la violenza delle convenzioni sociali in maniera dissacrante, rivoluzionaria, priva di qualsiasi psicologismo, scardinando le regole del teatro romantico e borghese. «Eccoci alle prese con un testo che è una straordinaria provocazione, per chi lo fa e per chi lo riceve, e che ancora maledettamente racconta tanto di noi e della nostra modernità. È stata questa la principale motivazione nel voler mettere in scena Ubu re, seguita immediatamente dopo dalle grandi potenzialità attoriali e registiche che l’opera offre. Un insieme di brandelli di storia, un’accozzaglia di cose, un mondo di rifiuti, una discarica magica. Magica esattamente come la scenografia, dove attore e oggetto lavorano insieme in un’inarrestabile trasformazione di se stessi e dello spazio; un gioco patafisico, appunto, in cui al grido del tutto è possibile, vagabondando in luoghi reali e metaforici, divertendosi e divertendoci, si racconta una vicenda epica che assomiglia ad una parodia, ad una farsa dove la forza del dramma sta fuori dall’opera, nell’inquietante realtà che ci circonda. Ecco perché fa bene ridere con l’Ubu re, prima di piangere nel renderci conto che, nonostante il suo debutto sia datato 1896, siamo ancora accerchiati da tiranni delinquenti. Speriamo che la nostra scelta di seguire registicamente il taglio fiabesco, il ritmo da burattini, il tono ludico e goliardico dell’opera, restituisca la bellezza di un testo che è sì un’icona per i teatranti, ma che è ancora sconosciuto alla maggior parte del pubblico. » Susanna Baccari, Claudio Orlandini L´allestimento punta ad affastellare oggetti su oggetti, un´accozzaglia quasi indistinguibile che richiama l´immagine di una discarica. Ma una discarica magica, dove poltrone, tavoli, sedie, ombrelli, scale e materiali riciclati non esitano a trasformarsi in troni, castelli, carri armati, grotte, colline da scalare, all´inseguimento del mito del possesso. Lo stile clownesco di Quelli di Grock ha a che fare con il “mito” dell’attore - marionetta e dunque è “naturalmente” idoneo a interpretare l’immortale farsa patafisica. Subumani i personaggi, stravolti in nani e giganti; il regno di Ubu una discarica dove i rifiuti riciclati diventano parti di una scenografia in surreale trasformazione. Marco Oliva e Manola Vignato (la coppia ottusa e criminale) sono in scena con Pietro De Pascalis e Max Zatta, esagerati, grotteschi e ottusi ma nella levità di uno spettacolo ludico: più che mai oggi, la mostruosità di Ubu ha bisogno, per essere ancora dirompente e morale, di sconfinare nell’assurdo. Ugo Ronfani, Il Giorno Riecco Ubu Re messo in scena dai simpaticoni di Quelli di Grock in un allestimento colorato, festoso e molto naif… Un taglio ludico e molto goliardico, che spinge a tratti verso la commedia musicale, che funziona bene e dà i suoi frutti. … Molte sono le trovate originali e buffe, il gioco dell’immaginazione, e delle clownerie (perché si sa Quelli di Grock nascono soprattutto clowns) mai venendo meno. Ben aiutata o soprattutto aiutata da una scenografia e più ancora dai costumi che sanno di fiaba. Non è al risparmio infatti la fantasia di Carlo Sala che mette in campo poltrone, tavoli, sedie, ombrelli fatti con stracci, scale da clowns, materiali da riciclo, tutti oggetti pronti a diventare il castello, il trono, l’interno di una casa, il carro armato, la grotta, la barca sulla quale alla fine fuggiranno via Ubu e i suoi grotteschi accolti dopo aver sparso tanta ilarità e tanta stupidità. Ma non sono al risparmio neanche i quattro attori impegnati nel gioco della demistificazione. A cominciare da Marco Oliva che è un Ubu forse più bonario che terribile e da Manola Vignato che cavalca con incisivo spirito comico il personaggio della mère Ubu. E poi ancora dai bravi, divertenti Pietro De Pascalis e Max Zatta che, ricomprendo tutti gli altri ruoli, prendono parte al gioco in continui travestimenti. Domenico Rigotti, Avvenire Lo spettacolo della storica compagnia milanese si inserisce a pieno titolo nello stile riconoscibile che caratterizza le produzioni di Quelli Grock. In questo caso appare felice la scelta di sottolineare l’invenzione linguistica di Jarry con le musiche originali di Gipo Gurrado: le sonorità elettroniche e le voci metalliche degli interpreti ci ricordano a tratti le composizioni anni ’70 dei Kraftwerk. Una ripetizione incalzante, ossessiva delle esclamazioni di Ubu accanto a una regia giocata su toni grotteschi, con l’intuizione del ralenty su alcune scene di violenza che sembra un rimando ad Arancia Meccanica di Kubrick. Un brivido. Marco Oliva è un padre Ubu beffardo che acquista spazio e confidenza in scena minuto dopo minuto, divertiti e divertenti Pietro De Pascalis, Manola Vignato e Max Zatta. Paolo Bignamini. Www. Elfo. Org . |
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