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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Marzo 2012
 
   
  GIORNATA PER LA PARITÀ RETRIBUTIVA: IN EUROPA LE DONNE GUADAGNANO TUTTORA IL 16,4% IN MENO

 
   
   Bruxelles, 5 marzo 2012 - Nell´unione europea le donne continuano a guadagnare in media il 16,4% in meno degli uomini, come mostrano i nuovi dati pubblicati dalla Commissione europea in occasione della Giornata europea per la parità retributiva. Questa seconda edizione della manifestazione, che era stata inaugurata a livello europeo dalla Commissione il 5 marzo 2011 (vedi Ip/11/255), dà la misura del numero di giorni che una donna deve lavorare in più per guadagnare quanto un uomo. La Commissione europea intende sensibilizzare il pubblico sulle disparità retributive uomo-donna nell´Ue. A pochi giorni dall´8 marzo, Giornata internazionale della donna, l´evento di quest´anno punta i riflettori in particolare sui datori di lavoro. "La giornata europea per la parità retributiva ci ricorda il numero di giorni e di ore di lavoro femminile "non remunerato" trascorsi dal 1° gennaio. Il principio della parità di retribuzione per uno stesso lavoro esiste nei trattati dell´Unione fin dal 1957 e sarebbe ora di farlo valere ovunque" ha affermato Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia e vicepresidente della Commissione. Gli ultimi dati del 2010 indicano un divario retributivo medio nell´Unione del 16,4% e confermano una leggera tendenza al ribasso rispetto al 17% circa degli anni precedenti. Il tasso varia dal 2% circa in Polonia a oltre il 27% in Estonia. Il divario retributivo tra i sessi – definito come la differenza media nella retribuzione oraria lorda fra donne e uomini sull´insieme dell´economia – è ancora molto elevato, con notevoli disparità fra paesi e settori d´attività. Il fenomeno rispecchia le difficoltà che incontrano le lavoratrici a conciliare lavoro e vita privata: molte donne si vedono infatti costrette a prendere congedi di maternità o a lavorare part-time. Nonostante un timido miglioramento complessivo del trend, il divario tende ad allargarsi in alcuni Stati membri come Bulgaria, Francia, Lettonia, Ungheria, Portogallo e Romania. Le attività di sensibilizzazione sono fondamentali per informare i datori di lavoro, i dipendenti e le parti interessate sul perché sussiste un divario salariale tra donne e uomini e su come sia possibile ridurlo. I nuovi strumenti proposti sono: formazioni per le aziende e scambi di buone pratiche che mostrano le ricadute positive della parità di genere per le imprese; metodi e strumenti per riequilibrare il divario retributivo nelle aziende; un video clip http://www.Youtube.com/watch?v=0tegri5bdla  che mette in risalto le disparità salariali esistenti tra lavoratrici e lavoratori; la nuova sezione del sito web aggiornato della campagna che sottolinea l´importanza dei contratti collettivi tra le parti sociali per colmare il divario retributivo; strumenti per individuare le disparità salariali sul posto di lavoro; una check-list per verificare che l´equità retributiva sia presa in considerazione nei contratti collettivi; una serie di eventi nazionali in 17 Stati membri Ue http://ec.Europa.eu/justice/newsroom/gender-equality/events/111125_en.htm  per diffondere informazioni sulle discriminazioni salariali. Contesto - Ridurre il divario salariale tra i sessi vuol dire affrontarne le molteplici cause intervenendo a vari livelli e per questo la Commissione lavora a stretto contatto con gli Stati membri. A dicembre 2011, nell´ambito di uno scambio di buone pratiche organizzato dalla Commissione per colmare il divario retributivo, il governo tedesco ha presentato un software, il Logib-d, introdotto nel 2009 per permettere alle aziende di analizzare gli scarti salariali uomo-donna al loro interno, mentre l´Austria ha illustrato nuove misure legislative per promuovere la trasparenza delle retribuzioni in ambito aziendale, che prevedono tra l´altro l´obbligo per le imprese di presentare relazioni annue sulle disparità salariali. Gli interventi normativi dell´Unione e degli Stati membri a difesa della parità retributiva hanno permesso di ridurre i casi di discriminazione diretta, soprattutto in termini di disparità salariali fra uomini e donne che svolgono esattamente gli stessi compiti. Il fenomeno però si spinge oltre e riflette le asimmetrie esistenti sull´insieme del mercato del lavoro.  
   
 

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