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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Marzo 2012
 
   
  ASTI (PALAZZO MAZZETTI): ETRUSCHI, L’IDEALE EROICO E IL VINO LUCENTE - FINO AL 15 LUGLIO

 
   
  Il Piemonte, dopo quasi mezzo secolo, offre una grande esposizione dedicata agli Etruschi, prima cerniera culturale fra il mondo mediterraneo e l’Europa celtica. La mostra è l’occasione per svelare al grande pubblico una pregevole selezione di oggetti etruschi e greci poco noti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle principali raccolte etrusche italiane. La sede di Asti non è casuale: viene infatti esposto, per la prima volta in città, l’elmo crestato villanoviano in bronzo, celato per molti secoli nelle acque del Tanaro e riportato alla luce alla fine dell’Ottocento. L’elmo, simbolo del primo contatto fra Etruschi e comunità della valle del Tanaro, è il punto di partenza per approfondire le relazioni più remote fra il Mediterraneo greco e orientale e l’Occidente etrusco, con inevitabili riverberi nell’Italia settentrionale e nell’Europa celtica. I racconti omerici sono il “filo rosso” che accompagna i visitatori lungo la prima parte della mostra, alla stessa maniera in cui gli stessi poemi trasmisero nuovi ideali di vita e di comportamento alle aristocrazie etrusche e italiche. L’elmo di Asti risale alla fase “villanoviana” (inizi del I millennio a.C.), cultura italiana dell’età del Ferro in cui identifichiamo i primi Etruschi, caratterizzata dal rituale funerario crematorio e dalla forte connotazione guerriera delle figure di potere. Accanto ai capi-guerrieri villanoviani (qualificati da armi e da accessori legati anche al possesso del cavallo), figurano le spose, identificate dal cinturone bronzeo, finemente lavorato, dagli ornamenti personali e dal fuso, emblema della signora filatrice. La bevanda prescelta da queste antiche famiglie è un tradizionale vino italico ottenuto sin dall’età del Bronzo dalla vite vinifera silvestre e consumato in grandi tazze d’impasto. Dall’viii secolo a.C. Il contatto con l’Oriente porta sulle mense dell’aristocrazia etrusca nuovi vasi e contenitori, e con essi la moda di bere un vino raffinato: la grattugia e la coppa tripode testimoniano infatti il consumo di vino lavorato (con il formaggio, come narra Omero o speziato, come avviene nel Levante). Le famiglie più agiate stabiliscono con i Fenici e con i Greci rapporti così intensi da assorbirne alcuni temi figurativi e modelli culturali. Con l’introduzione della scrittura e l’adozione di un nuovo modo di banchettare e di un’ideologia funeraria eroica, si afferma un nuovo stile di vita aristocratico, che muterà profondamente la fisionomia della società italica. La mostra si articola in due parti. La prima descrive la diffusione dell’ideale eroico e dei costumi “omerici” in Etruria, attraverso una serie di temi (commercio, mito, oplitismo, atletismo, costume, cura del corpo) che caratterizzano le prime fasi della civiltà etrusca. Il richiamo ai convivi aristocratici di età micenea e geometrica greca è documentato da vasi del periodo, come anche il contatto iniziale fra l’Oriente e l’Occidente italico. Con la diffusione dell’epopea omerica nella nostra penisola muta l’autorappresentazione delle figure più autorevoli della società etrusca che aderiscono ora all’ideale del principe-eroe e si distinguono, oltre che per le capacità militare, anche per le ingenti ricchezze accumulate e le pratiche cerimoniali. Particolari ambientazioni richiamano le virtù dei principi e dell’aristocrazia etrusca: come la suggestiva ricostruzione, con oggetti reali, di un guerriero-oplita di età arcaica, il cui volto è celato dalla splendida visiera in bronzo dai Musei Vaticani. Ma l’uomo etrusco si dedica anche all’attività sportiva e alla cura della persona; parimenti la donna utilizza balsami e unguenti di tradizione orientale. Un’area sensoriale avvolge poi il pubblico con antiche fragranze. Le raffinate tempere ottocentesche di Carlo Ruspi, copie al vero che riprodussero fedelmente due delle più rappresentative tombe dipinte di Tarquinia (“delle Bighe” e “del Triclinio”), consentono di rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie svolte in omaggio dei nobili defunti. Con il banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni, si apre la seconda parte della mostra. Servizi di pregio (anche da esportare), arredi ed eloquenti immagini di pittura e scultura illustrano la pratica del banchetto fra gli Etruschi. Il tema viene illustrato dalla ricomposizione originale di una tomba a camera dipinta (“della Scrofa nera”, le cui pitture furono staccate dall’ipogeo a scopo conservativo), con una vivace scena di convivio del V secolo a.C., che offre al pubblico la straordinaria possibilità di visitare un ambiente affrescato. Altra novità archeologica è rappresentata dalla riunificazione, per la prima volta dopo la scoperta ottocentesca, del pregevole sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio (conservato al Museo archeologico di Firenze) e la rappresentazione del mito dei Niobidi sulla cassa (ai Musei Vaticani). La sezione si chiude con una suggestiva rassegna di immagini di Etruschi, composta da teste votive provenienti da santuari, con una successione di tipi, dal bambino in fasce all’anziano, fino a due volti grotteschi, di grande intensità emotiva, usciti per l’occasione, in anteprima, dai depositi dei Musei Vaticani. Conclude la mostra una rarità espositiva e un ritorno in terra piemontese: si tratta di un omaggio al rapporto fra Etruschi e Savoia e al gusto artistico “all’etrusca” che si diffuse in Europa fra Sette e Ottocento. Viene infatti riproposto il lussuoso gabinetto “etrusco” del Castello di Racconigi, commissionato da re Carlo Alberto al genio artistico di Pelagio Palagi: per la prima volta sono raccolti assieme disegni originali, arredi e decori dello studiolo neoclassico. Le due parti espositive sono raccordate da un affascinante percorso che si svolge nei sotterranei di Palazzo Mazzetti, dove gli eleganti ambienti voltati in cotto ospitano pregevoli oggetti etruschi che rimandano ai temi affrontati al piano superiore. Etruschi. L’ideale Eroico E Il Vino Lucente è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, in collaborazione scientifica con i Musei Vaticani e il sostegno della Regione Piemonte. Alla mostra, curata da Alessandro Mandolesi e Maurizio Sannibale, contribuiscono, con significativi prestiti, importanti istituzioni museali e culturali italiane. Proposte didattiche Per l’utenza scolastica e per le famiglie: visite guidate generali, tematiche e laboratori. Per i gruppi: visite guidate generali e con approfondimenti tematici. A richiesta le visite possono essere precedute da una breve “lezione” introduttiva. Si prevedono serate a tema con degustazioni. Per coloro che non conoscono la città e per coloro che vogliono conoscerla meglio, a corollario della mostra, saranno organizzate apposite visite guidate. Tutte le attività didattiche sono svolte da operatori specializzati e giovani etruscologi che metteranno a disposizione del pubblico la propria esperienza. La Sede Palazzo Mazzetti, costruito tra Seicento e Settecento su un nucleo di case medievali affacciato lungo corso Alfieri, testimonia l’ascesa di una nobile famiglia astigiana arricchitasi con l’attività della Zecca e con attenti investimenti immobiliari. La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, proprietaria del palazzo, dopo un lungo e accurato restauro, lo restituisce alla cittadinanza nel suo antico splendore. L’edificio è visitabile dalle suggestive cantine, oggetto di scavi archeologici musealizzati, al piano terreno, dove gli ambienti di servizio sono stati trasformati in sede di esposizioni temporanee, fino al piano nobile con gli stucchi, i decori originali e le opere delle collezioni civiche. Info e Prenotazioni: Tel. 02-43353522 – E-mail: servizi@civita.It  Info contenuti mostra: 335-6175139 – E-mail: alemand@libero.It  Biglietti 9,00 intero 7,00 ridotto gruppi, minori di 18 e maggiori di 65 anni, titolari di apposite convenzioni 3,00 ridotto speciale scuole http://www.palazzomazzetti.it/    
   
 

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