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Notiziario Marketpress di
Lunedì 26 Marzo 2012 |
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TOSCANA: ASSISTENZA SANITARIA: IN CARCERE COME IN OSPEDALE
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Firenze, 26 marzo 2012 – Assistenza sanitaria in carcere sempre più simile a quella prestata in ospedale: perché i detenuti hanno gli stessi diritti di salute dei cittadini liberi. La giunta regionale ha approvato, e finanziato con 35.000 euro, un progetto presentato dalla Asl 5 per il miglioramento dell’assistenza sanitaria nel Centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa. Il progetto si propone di migliorare la qualità della degenza e dell’assistenza, di aumentare il numero di ricoveri e interventi chirurgici, di ridurre i tempi di ricovero, di migliorare il turn-over sui posti-letto. “Da tempo la Regione Toscana è impegnata sul fronte della salute in carcere – sottolinea l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – La salute è un diritto di tutti indistintamente. Liberi cittadini e detenuti sono uguali davanti alla malattia e hanno diritto ad avere le stesse opportunità e prestazioni sanitarie. Per questo abbiamo approvato delibere, varato linee di intervento, messo a punto iniziative perché la salute in carcere non resti un diritto solo sulla carta, ma diventi una realtà. Il progetto per migliorare l’assistenza sanitaria all’interno del carcere Don Bosco di Pisa va in questa direzione”. Il progetto prevede la riorganizzazione delle stanze di degenza per acuti; la creazione di una decharge room di 17 posti-letto per i pazienti dimessi in attesa di traduzione; la sostituzione della Tac attuale con quella del pronto soccorso di Pontedera; l’installazione della nuova colonna laparoscopica per gli interventi chirurgici; l’informatizzazione del sistema di accettazione dei pazienti; l’attivazione del Ris-pacs (il sistema digitalizzato di trasmissione degli esami radiografici) per la radiologia tradizionale; la distribuzione della nuova carta dei servizi a tutti i detenuti ricoverati nel Centro clinico; la sperimentazione di un sistema di telemedicina per le urgenze cardiologiche. Il nuovo assetto prevede 32 posti-letto per la sezione maschile e 7 per quella femminile, più 17 posti-letto nella decharge room, una zona a bassa assistenza sanitaria dove possano essere ospitati i pazienti già dimessi. Il Centro clinico del carcere Don Bosco è in grado di effettuare interventi di chirurgia ambulatoriale e day surgery nelle branche specialistiche di chirurgia generale, otorinolaringoiatria, urologia, ortopedia. Il Ministero di Giustizia ha espresso apprezzamento per questa importante iniziativa che valorizza una struttura di particolare rilievo per l’amministrazione penitenziaria: il Centro clinico del carcere Don Bosco è stato individuato in sede di Conferenza Stato-regioni tra i Centri Diagnostici Terapeutici definiti “necessari e insopprimibili”. La struttura del centro supera infatti una logica ed una competenza limitate al territorio regionale: il centro effettua prestazioni specialistiche che garantiscono i bisogni assistenziali della popolazione carceraria proveniente dall’intero territorio nazionale. Il progetto organizzativo del Centro clinico ha il preciso obiettivo di garantire i bisogni sanitari dei detenuti secondo i criteri di efficienza ed efficacia che caratterizzano le moderne strutture ospedaliere, pur tenendo inevitabilmente conto dell’ambito penitenziario nel quale è inserito. La salute dei detenuti in Toscana Il 73% dei detenuti negli istituti toscani è affetto da almeno una patologia. E’ quanto emerge da un’indagine condotta nel 2010 dall’Osservatorio per la salute in carcere coordinato dall’Ars (Agenzia regionale di sanità) su 2.985 detenuti (cioè il 71,6% del totale dei detenuti toscani, che al momento dell’indagine risultavano essere 4.169). Dall’indagine risulta che i detenuti europei e nordafricani sono in genere più sani di quelli italiani, principalmente per la loro giovane età (in media sono più giovani di 10 anni). Il 27% dei detenuti sono sani, il 39,8% ha una diagnosi solo internistica, l’8% solo psichiatrica, il 25,2% internistica e psichiatrica insieme. Nonostante la giovane età dell’intera popolazione detenuta (età media 38 anni), la richiesta sanitaria risulta essere molto forte e caratterizzata da tre grandi temi: salute mentale, disturbi dell’apparato digerente e malattie infettive e parassitarie. In particolare, la salute mentale dei detenuti risulta compromessa da disturbi legati al consumo di droghe (12,7%) e disturbi di tipo nevrotico (10,9%), spesso associati a reazioni di adattamento connesse con l’inserimento in ambiente penitenziario. A queste malattie vanno associati i numerosi tentati suicidi che rappresentano un’emergenza per il sistema penitenziario, con valori di gran lunga superiori a quelli riferiti alla popolazione generale: 4% in carcere, 0,006% fuori. Il 10% ha alle spalle almeno un episodio di autolesionismo. Più alta tra i detenuti anche l’incidenza di tubercolosi: 0,4% in carcere, 0,006% fuori. |
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