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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Maggio 2012
 
   
  LOMBARDIA: PRODUZIONE - 0,7% I TRIM. 2012. ESITI ANALISI INDUSTRIA-ARTIGIANATO

 
   
  Milano, 8 maggio 2012 - Il primo trimestre 2012 registra per la produzione industriale una variazione negativa sia del dato congiunturale (-0,7% il dato destagionalizzato ) che del dato tendenziale (-2,8%). Per le aziende artigiane manifatturiere i dati congiunturale (-2,6%) e tendenziale (-6,4%) sono più negativi. L’indice della produzione industriale scende a quota 97,8 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100). Per le aziende artigiane l’indice della produzione flette maggiormente scendendo a quota 72,6 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100). Produzione in crescita su base annua solo per i settori delle pelli-calzature (+2,5%), degli alimentari (+0,9%), della chimica e delle industrie varie (+0,5%). Registrano variazioni particolarmente negative i mezzi di trasporto, l’abbigliamento e i minerali non metalliferi tutti oltre il -8%. Significative anche le contrazioni dei settori tessile (-5,5%), gomma-plastica (-5,0%) e legno-mobilio (-4,9%). Risultato negativo diffuso a tutti i settori dell’artigianato, con le contrazioni maggiori per i minerali non metalliferi (-16,0%), l’abbigliamento (-13,4%) e il tessile (-11,8%). Più moderato il calo registrato dalle pelli-calzature (-1,0%). Di segno uniforme ma di differente intensità i risultati delle tre destinazioni economiche dei beni considerate, con i beni di consumo in contrazione del 3,3%, i beni intermedi del 2,5% e i beni di investimento dell’1,4%. Nell’artigianato beni di consumo e beni di investimento registrano contrazioni superiori all’8% mentre i beni intermedi riescono a contenere la caduta al -1,8%. I dati sulla produzione per dimensione d’impresa evidenziano una maggior contrazione per le più grandi (-4,9%), seguite dalle piccole (-2,9%) e dalle medie (-1,8%). Nell’artigianato i risultati sono negativi con intensità inversamente proporzionali alla dimensione: le micro imprese sono in forte sofferenza (-9,5%), le medie registrano una contrazione del 6,7% e le più grandi del -3,4%. Si riduce ulteriormente la quota di aziende che registra forti incrementi dei livelli produttivi (27,8% contro il 31% dello scorso trimestre); considerando anche le imprese che dichiarano incrementi minimi, l’area positiva riguarda il 37,5% degli intervistati. Cresce sia il numero delle aziende con variazioni molto negative (40%), che il numero delle aziende con contrazioni minime (9,3%). Nell’artigianato si osserva un ulteriore spostamento verso le posizioni più negative. A fronte del 22% di aziende in forte crescita (erano il 25% lo scorso trimestre) e del 4% con incrementi minimi, il 51% dichiara variazioni tendenziali molto negative (la quota era 39% lo scorso trimestre) e rimane al 4% la quota di imprese con contrazioni minime. Il fatturato a prezzi correnti registra una variazione tendenziale negativa del -1,0%, e rispetto al trimestre precedente del -0,1%. Come per gli altri indicatori anche il fatturato delle aziende artigiane registra contrazioni più intense rispetto all’industria: -5,3% la variazione tendenziale e -2,8% rispetto al trimestre precedente. Gli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese industriali presentano un segno negativo su base annua sia nella componente interna (-7,3%) sia in quella estera (-0,6%). Considerando la variazione congiunturale gli ordini interni mantengo l’intensità della contrazione in linea con il trimestre precedente (-2,0%), mentre gli ordini esteri registrano una variazione positiva (+0,8%). Il periodo di produzione assicurata dal portafoglio ordini è in crescita (58,9 giornate), ed è costante la quota del fatturato estero sul totale (37,4%). Le imprese artigiane presentano un’accelerazione della contrazione su base annua degli ordini interni (-8,0%), mentre dall’estero gli ordinativi sono in crescita (+3,1%). Rispetto al trimestre precedente rimangono negativi gli ordini interni (-1,3%) e positivi quelli esteri (+0,4%). La quota del fatturato estero sul totale per le aziende artigiane rimane però molto contenuta (6,2%). Complessivamente il portafoglio ordini si mantiene sul livello medio registrato nel 2011 (34,5 giornate di produzione assicurata). L’occupazione è stazionaria per l’industria grazie a un’accelerazione del tasso d’ingresso e al contestuale rallentamento del tasso d’uscita, che portano a un saldo entrati–usciti nullo. Contemporaneamente aumenta la quota di aziende che fa ricorso alla Cig (24,2%) e anche quella delle ore di Cig sul monte ore trimestrale (3,4%). Anche per l’artigianato il saldo occupazionale è pressoché stazionario, con solo una leggera contrazione (-0,5%), grazie a un incremento del tasso di ingresso e a un tasso di uscita stabile. Cresce la quota di aziende che ha utilizzato ore di Cig nel trimestre (16,3%), mentre si riduce leggermente la quota sul monte ore trimestrale (2,5%). Altre variabili dell’andamento congiunturale: Il tasso d’utilizzo degli impianti conferma il rallentamento dei livelli produttivi sia per l’industria, scendendo al 72%, che per l’artigianato, scendendo al 67%. Fra i settori dell’industria, il tasso non raggiunge il 70% per il tessile (69,8%), le industrie varie (68,8%), la gomma-plastica (68,4%), le pelli-calzature (66,3%) e i minerali non metalliferi (61,6%). Fra i settori dell’artigianato si registrano tassi di utilizzo inferiori al 70% per tutti i settori tranne le pelli-calzature (71,4%). Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 78% delle imprese industriali, fra le restanti prevalgono le valutazioni di esuberanza (+3,5% il saldo). E’ del 38% la quota di aziende che non tiene scorte tra le imprese di piccole dimensioni, contro il 26% delle medie e l’11% delle grandi. Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità marcati (-16,7% il saldo), con il 61% che giudica le scorte adeguate. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (59%) e omogenea tra le diverse classi dimensionali. Le scorte di materie prime sono adeguate per il 76% delle imprese industriali, con un saldo positivo molto contenuto tra i giudizi di scarsità ed esuberanza (+0,3%). Gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 49% dei casi, con una prevalenza, fra le restanti, dei giudizi di scarsità (-8,8% il saldo). La quota di imprese che dichiara di non tenere scorte di materie prime si ferma al 12% per l’industria e al 31% per l’artigianato. Rimangono costanti le spinte inflazionistiche sui prezzi medi delle materie prime che registrano incrementi congiunturali dell’1,6% per le imprese industriali (contro il +5,5% di inizio 2011) e del 2,6% per le artigiane (contro il +7,2% di inizio 2011). I prezzi dei prodotti finiti risultano pressoché stazionari con un piccolo incremento per l’industria (+0,7%) e una variazione nulla per l’artigianato. Le aspettative degli imprenditori industriali per il secondo trimestre 2012 presentano un generale deterioramento per domanda interna, produzione e occupazione, mentre sono ancora in terreno positivo e in ripresa per la domanda estera. Occorre considerare che, in questo trimestre, supera il 50% la quota di imprenditori che prevede stabilità dei livelli per produzione, domanda interna ed estera ed è oltre l’80% quella di chi prevede stabilità dei livelli occupazionali. Nel caso dell’artigianato le aspettative degli imprenditori si addensano tutte nell’area negativa, con un’inversione di tendenza per la domanda estera. In questo caso occorre osservare che circa il 48% degli intervistati prevede stabilità dei livelli per produzione e domanda interna, il 65% per la domanda estera e l’84% per l’occupazione. Il primo trimestre del 2012 ha visto una nuova contrazione della produzione manifatturiera lombarda sia congiunturale che tendenziale, dati che trovano conferma nell’andamento degli ordini interni e del fatturato, mentre gli ordini esteri hanno costituito il vero pavimento all’avvitamento della crisi. I dati negativi della produzione si stanno trasmettendo anche al mercato del lavoro che, come è noto, reagisce con un certo ritardo alle vicende produttive, con un incremento della Cig. Rispetto alle nostre previsioni precedenti, e in confronto al dato nazionale, la produzione lombarda ha fatto registrare una minor caduta. Possiamo chiederci se la prestazione lombarda preluda già ad una svolta ravvicinata nel tempo ma è difficile rispondere a questa domanda in quanto le aspettative degli operatori economici sono ancora orientate verso il basso e, secondariamente, l’evoluzione dello scenario internazionale potrebbe virare in senso peggiore soprattutto a causa della zona euro. In questo contesto si inseriscono le nostre previsioni che presentano un range di variazione negativo per la produzione del secondo trimestre 2012 compreso tra il -0,5% e il -2,0%.  
   
 

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