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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Luglio 2012
 
   
  MAMMA E LAVORATRICE: DA UNO STUDIO LA STRATEGIA PER CONCILIAREI RISULTATI DELLE INIZIATIVE MESSE IN ATTO IN SEGUITO ALL’INTESA CONCILIAZIONE, SOTTOSCRITTA CON IL DIPARTIMENTO PARI OPPORTUNITÀ DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PRESENTATI IN UN CONVEGNO A POTENZA.

 
   
  Potenza, 17 luglio 2012 - Conciliare vita familiare e lavoro per le donne non è un’impresa senza speranza, servono strutture adatte e, soprattutto, anche in questo serve il giusto know how e la giusta sensibilità per individuare le modalità più efficaci che consentano di conciliare al meglio i tempi di vita e di lavoro. E’ questo il risultato che è emerso dalle iniziative attuate dalla Regione Basilicata nell’ambito dell’Intesa Conciliazione, sottoscritta con il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, i cui esiti sono al centro del convegno programmato per oggi a Potenza “Conciliare tempi di vita e di lavoro: gli esiti dell’attuazione dell’intesa conciliazione in Basilicata”. L’iniziativa che si è svolta in Basilicata tra lo scorso autunno e la fine dello scorso mese di giugno, è stata in particolare articolata su due progetti: il primo è stato teso ad individuare le difficoltà che le donne hanno nel rientrare al lavoro dopo la maternità, il secondo alla sperimentazione degli “asili domiciliari”, ossia un servizio di assistenza a un massimo di 5 bambini, con orario flessibile, fornito presso un domicilio familiare da una mamma, coadiuvata da un operatore specializzato, che possono rappresentare una prima risposta all’esigenza di conciliazione dei tempi di famiglia e lavoro. Un problema che è molto più presente di quanto possa sembrare e non solo in Basilicata. In Italia, nel 2011, 17.681 persone hanno scelto di dimettersi. Si tratta principalmente di donne (17.175 lavoratrice a fronte di 506 uomini) che scelgono di rimanere a casa nel momento stesso in cui diventano genitori o comunque entro il compimento del primo anno di vita del bambino. Un fenomeno che si ripropone in maniera proporzionale in territorio lucano: 114 dimissioni nell’arco del primo anno di “genitorialità” convalidate nel 2011 di cui 113 lavoratrici madri e un solo lavoratore padre. E tutto questo in un periodo storico in cui, a causa della crisi, l’uscita dal mondo del lavoro non è confortata dalla speranza di poter trovare facilmente un’altra occasione quando lo si vorrà. Su questo tema si è incentrata un’attività di ricerca per comprendere le difficoltà, legate al rientro e alla permanenza nel mondo del lavoro, vissute dalle donne dopo la maternità, condotta tra settembre 2011 e giugno 2012 e seguita da una fase di ascolto. Nel corso della ricerca sono state analizzate tutte le azioni messe in campo negli ultimi 10 anni individuando quali erano i benefici che si erano verificati e quali i punti di debolezza ancora presenti. Questa prima fase del lavoro è stata ulteriormente approfondita sottoponendo un questionario alle donne e alle loro famiglie per individuare le difficoltà incontrate al momento del rientro al lavoro. E la difficoltà inevitabilmente, è quella di rispondere a due diverse aspettative, quelle accresciute della famiglia e quelle del lavoro. Un’operazione non impossibile, ma l’analisi dei dati ha fatto emergere come sia le donne che le aziende lucane avessero bisogno di un supporto che le orientasse verso la scelta delle modalità più efficaci per conciliare al meglio tempi di vita e di lavoro. Tra gli interventi maggiormente richiesti dalle donne intervistate emerge la necessità di azioni di aggiornamento e formazione professionale che accompagni il rientro al lavoro, di forme contrattuali e orari di lavoro più flessibili; di usufruire di un sostegno economico per i servizi di cura legati alla maternità; di azioni tese a garantire il reintegro nelle proprie mansioni e possibilità di inclusione in percorsi di carriera; orientamento sulle possibilità offerte dalla normativa vigente (congedi parentali obbligatori e facoltativi) e concessione di permessi specifici. Così, è stato deciso di mettere in campo strumenti di consulenza per favorire il rientro al lavoro dopo la maternità, rivolti sia alle neomamme che alle aziende. A queste ultime, e alle rappresentanze sindacali, sono state illustrate tutte le possibilità legislative e fiscali esistenti per conciliare tempi di vita e di lavoro, mentre è stata poi offerta una consulenza per elaborare dei veri e propri piani di conciliazione famiglia-lavoro in grado di mettere in campo la necessaria flessibilità lavorativa per le mamme lavoratrici che, pur senza incidere sulla qualità delle prestazioni, consenta di rispondere alle esigenze familiari non sempre puntualmente programmabili. Inoltre, sono stati attivati gli sportelli di facilitazione work family presso i Centri per l’Impiego di Potenza, Melfi, Villa d’Agri, Matera, Lavello, Laurenzana e Baragiano, dove, entrando in contatto con le donne e con le famiglie è possibile proporre soluzioni o fornire informazioni sulla possibilità di conciliare l’attività lavorativa con il ruolo di mamma. E da tutta questa attività sono emerse delle “linee guida” per la conciliazioni che possono rappresentare un punto di riferimento per lavoratrici e aziende. Uno dei problemi principali, per la donna, è quello di delegare la cura del bambino nelle ore in cui ci si dedica al lavoro. E in questo una specifica attività ha riguardato gli asili domiciliari. L’intero progetto è stato condotto nei comuni lucani con popolazione inferiore ai 3000 abitanti (sono stati 78 i comuni interessati al censimento). Grazie ad alcuni aspetti peculiari che caratterizzano ancora la gran parte della popolazione dei piccoli paesi della Basilicata quali la reciprocità e la mutua assistenza, nei piccoli centri è possibile avviare un sistema avanzato di servizi di cura per l’infanzia, meglio conosciuto come “asilo domiciliare”. Lo rivela il percorso sperimentale dei modelli innovativi di servizi di cura per l’infanzia condotto nei comuni di Brindisi di Montagna, Miglionico e Castronuovo Sant’andrea. Al termine del percorso, rivolto alle famiglie e finalizzato ad aiutare le mamme a conciliare tempi di vita e di lavoro sono state delineate le linee guida per l’implementazione e la gestione del servizio educativo familiare. A Brindisi di Montagna il servizio educativo è stato organizzato all’interno dell’abitazione di uno dei bambini che partecipava alle attività. La mamma, opportunamente formata, è diventata l’operatrice di supporto che ha affiancato l’educatrice professionale. Dunque è stato possibile dare un’opportunità lavorativa ad una donna del paese che, allo stesso tempo, non ha dovuto lasciare ad altri il figlio. E poi le altre mamme si sono sentite rassicurate dalle presenza di una persona conosciuta. A Miglionico, dove ci sono più mamme che lavorano, il servizio è stato organizzato all’interno dell’abitazione di un’operatrice che in questo caso, però, non ha figli propri tra i bambini ospitati. A Castronuovo di Sant’andrea si è scelto di organizzare il servizio all’interno di una struttura, di proprietà del comune, già organizzata per ospitare servizi di cura per l’infanzia e arredata in modo tale da riproporre un ambiente familiare. Anche in questo caso sia l’educatrice che l’operatrice facevano parte della comunità, ma non erano mamme di bambini coinvolti nella sperimentazione. Nello spazio antistante la sala Inguscio è stato riproposto il servizio educativo domiciliare sperimentato nei comuni citati. In questo modo, le mamme che hanno partecipano al convegno hanno potuto affidare i propri figli a un’operatrice specializzata. Consegnato un opuscolo contenente le linee guida relative al modello di gestione del servizio educativo domiciliare per la prima infanzia. Nel pomeriggio i lavori del convegno continuano con workshop specifici.  
   
 

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