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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Febbraio 2007
 
   
  UNO STUDIO COMUNITARIO RIVELA: LA FINE DI UN´EPOCA PER LA BREVETTAZIONE DEL DNA UMANO

 
   
  Bruxelles, 12 febbraio 2007 - Secondo quanto affermato nelle conclusioni di uno studio, la brevettazione del Dna umano non è quell´ostacolo all´innovazione medica e scientifica che molti temevano. Il progetto Patgen, finanziato nell´ambito del Sesto programma quadro dell´Ue (6Pq), ha esaminato 15 600 casi di invenzioni nell´ambito dei quali, fra il 1980 e il 2003, erano state presentate presso gli uffici dei brevetti di Stati Uniti, Europa e Giappone domande di concessione di brevetti concernenti sequenze di Dna umano. I ricercatori dell´Università del Sussex (Regno Unito) hanno quindi intervistato 30 titolari di brevetti, fra cui alcune delle principali case farmaceutiche del mondo, per scoprire cosa intendessero fare con i loro brevetti. Il progetto ha rivelato che l´inasprimento delle linee guida e delle regole applicate dagli uffici dei brevetti, nonché le priorità commerciali e il crescente volume di informazioni genetiche a disposizione del pubblico attraverso Internet, avevano contribuito in misura significativa a frapporre ostacoli alla brevettabilità dei geni. «Il cambiamento politico, unitamente agli sviluppi intervenuti nel settore commerciale e scientifico hanno reso il conseguimento di brevetti sulle sequenze di Dna più difficile in generale e meno attraente in taluni casi dal punto di vista commerciale», scrivono gli autori dello studio. «Riteniamo che questi cambiamenti vadano nell´interesse sia dei ricercatori accademici e commerciali sia dei pazienti». I risultati dello studio, dal titolo «Dna Patenting:the end of an era? Debates on patenting Dna must evolve to reflect the global decline in filings and the regional disparities in patenting activity» (Brevettazione del Dna: la fine di un´epoca? Evoluzione dei dibattiti sulla brevettazione del Dna per riflettere il calo globale dei depositi e le disparità a livello regionale nell´attività relativa al rilascio di brevetti), indicano che l´ufficio de brevetti degli Usa aveva concesso un numero di brevetti molto più elevato rispetto agli omologhi europei e giapponesi. Questa divergenza è stata ricondotta alla maggiore severità delle regole applicate in Europa e in Giappone per quanto riguarda il rigetto delle domande di brevetto non supportate da prove biologiche sufficienti. Lo studio ha osservato che «il calo del numero di domande di brevetto, l´attuazione di procedure di esame più rigide e la verosimile restrizione della portata dei brevetti concessi operata dalla giurisprudenza fanno supporre che l´impatto negativo della brevettazione del Dna possa essere alla fine più limitato di quanto temuto da alcuni». Infatti, quando gli scienziati hanno iniziato a svelare il codice genetico umano nei primi anni ´80, le imprese biotecnologiche, le case farmaceutiche e le università hanno fatto a gara per presentare domande di brevetto, suscitando il timore che le sequenze del Dna utilizzate per la ricerca sulle cause di malattie, quali il cancro o il diabete, non sarebbero più state disponibili per gli studi. Gli autori della relazione hanno concluso chiedendo di condurre ulteriori ricerche sulla disparità fra il numero di brevetti concessi negli Stati Uniti e in Europa, al fine di appurare se abbia inciso in modo negativo sulla potenziale competitività di alcune imprese europee. Per leggere lo studio consultare: http://www. Sussex. Ac. Uk/spru/documents/patgen_finalreport2. Pdf .  
   
 

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