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Notiziario Marketpress di
Giovedì 11 Settembre 2003 |
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PRESENTATI A MILANO I NUOVI AVANZAMENTI DELLA TERAPIA PER L´EPATITE B E IL NUOVO FARMACO ADEFOVIR
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Milano, 11 settembre 2003 - Ogni anno in Italia decedono più di 20 mila persone per patologie croniche del fegato, di cui 2-3 mila per epatite B. Il virus B è la principale causa di tumore al fegato nel mondo: la sua potenzialità a favorire l´insorgenza di questa neoplasia è paragonabile a quella che il fumo di sigaretta ha nel provocare il cancro al polmone. "L´epatite B è ancora un´infezione presente nel nostro Paese, anche se in diminuzione grazie alle strategie preventive messe in atto dal 1991: il vaccino, obbligatorio, è attualmente distribuito a più di 1 milione di soggetti l´anno tra neonati e adolescenti. Oggi, sono quindi prevalentemente adulti e anziani i 700-800 mila portatori cronici del virus Hbv e il numero cresce di almeno 1.000 unità/anno. La trasmissione sessuale resta la prima causa di diffusione del virus, seguita dall´uso di droghe iniettive, dalle pratiche mediche invasive, dai trattamenti estetici con strumenti taglienti" afferma Alfonso Mele, medico epidemiologo, dirigente dell´Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del Sistema di Sorveglianza dell´Epatite in Italia. Tra breve l´infezione cronica si potrà tuttavia controllare meglio e con risultati più soddisfacenti. Nella primavera del 2004 sarà infatti disponibile anche nel nostro paese un antivirale innovativo (adefovir) frutto della ricerca Gilead Sciences, capace di bloccare la replicazione del virus Hbv. Si prende per bocca alla dose di 10 mg al giorno e, se assunto per uno o più anni, rallenta la progressione della malattia e migliora, nel 50-70% dei casi, il danno al fegato che fa da premessa al tumore all´organo vitale. La sua principale caratteristica è quella di generare poche resistenze (del tutto assenti dopo un anno di trattamento, meno del 2% dopo due anni) che, a tutt´oggi, compromettono il successo delle terapie. "La flessibilità della sua molecola, la semplice attivazione e l´elevata similitudine con il Dna del virus, lo fanno adattare e prendere parte anche al processo di replicazione dei virus mutati: una popolazione virale resistente alla sua azione si sviluppa pertanto assai difficilmente" spiega Shelly Xiong, ricercatore di Gilead Sciences, relatore all´International Meeting of the Molecular Biology of Hepatitis B viruses appena concluso a Bergamo. |
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