Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Venerdì 19 Settembre 2003
 
   
  L’ASSOLUTO DIRITTO DI MORIRE “BENE” MALATTIE INGUARIBILI E CURE PALLIATIVE: DUE CONVEGNI DI FILE RILANCIANO LA POLEMICA. LA VERA ETICA MEDICA È SCONFIGGERE IL DOLORE E GARANTIRE AUTONOMIA DECISIONALE A CHI È IN FIN DI VITA

 
   
  Firenze 19 settembre 2003 – Problemi etici, professionali, organizzativi. Per quanto i pazienti senza più speranza siano oggetto di attenzioni e sensibilità crescenti, il civile diritto di morire “bene” si scontra con la sordità di pregiudiziali e comportamenti ancora oggi dominanti, sia nella società che in medicina. Emblematici i casi recenti di due donne inglesi colpite da malattie neurologiche inguaribili. Entrambe hanno chiesto di vedersi risparmiare una prolungata agonia. La prima si è rivolta all’Alta Corte Britannica e ha potuto morire come aveva desiderato. L’altra ha scelto l’Alta Corte Europea dei Diritti Umani ed è morta come aveva temuto. Due importanti convegni ravvicinati organizzati da File, la Fondazione Italiana di Leniterapia, affrontano ora questi delicatissimi argomenti con l’obiettivo di affermare il principio indiscutibile che chi sta morendo deve essere considerato persona fino all’ultimo respiro e dunque trattato come tale, rispettandone l’autonomia delle scelte con comprensione e condivisione. Entrambi i convegni si tengono a Firenze. Il primo, Aiutare a morire è sempre eutanasia? (3 ottobre, Palazzo degli Affari, piazza Adua 1, ore 8 – 18), è curato dal Comitato per l’Etica di Fine Vita presso la Fondazione Floriani. L’altro, La fine della vita nelle Unità di Terapia Intensiva (4 ottobre, Sala Verde di Palazzo Incontri, Via de’ Pucci 1, ore 9 – 13), nasce invece in collaborazione con il Dipartimento di Area Critica Medico-chirurgica Sezione di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università di Firenze. Si tratta di due appuntamenti di evidenti affinità, per di più con molti e prestigiosi protagonisti nel campo della medicina, della bioetica, del diritto. Se il convegno con l’Università di Firenze ha un’impronta più tecnica, quello curato dalla Fondazione Floriani punta ad approfondire l’aspetto etico della questione. Ma in entrambi i casi si insiste sulla necessità di stare davvero dalla parte del malato offrendo risposte adeguate ai suoi bisogni fisici, psicologici, spirituali e sociali per migliorarne, nella misura del possibile, la qualità degli ultimi scampoli di vita. “E’ un modello di medicina che rifiuta l’accanimento terapeutico”, dice Donatella Carmi Bartolozzi, presidente di File, “e che crede, invece, nella necessità di ridurre la percezione soggettiva della sofferenza, una necessità che può diventare prioritaria rispetto alla cura della malattia stessa ”. C’è che convinzioni culturali, religiose, quando non banali timori e opportunismi, inducono spesso alla rinuncia ai trattamenti palliativi. All’accompagnare il paziente verso una morte nella dignità, si preferisce allungare una vita ormai segnata in esclusiva dal dolore. Lo sviluppo di sempre nuove tecniche di diagnosi e di nuove terapie finisce così per emarginare come relitto di un passato non scientifico l’aspetto centrale della cura, ovvero il rapporto col paziente. Il quale è costretto a cercare altrove la dimensione umana che macchine, bisturi e i farmaci paradossalmente gli negano. Fenomenologie dello spirito (e del corpo) messe bene in evidenza nel libro Alla fine della vita. Casi e questioni etiche realizzato dalla Fondazione Floriani (Editore Guerini, pagine 158, € 15,50) che per la prima volta raccoglie un’ampia casistica italiana. Soprattutto nelle malattie inguaribili, osservano gli autori, simboli e rituali della morte conservano un valore da non sottovalutare. Scegliendo di rimuoverli, la società contemporanea sta rinunciando all’idea stessa dell’aiuto ad affrontare l’estrema separazione. Un soccorso che le cure palliative sono invece in grado di offrire. Non hanno l’inutile ambizione di intervenire sulle cause di una malattia ormai fatale, ma agiscono con efficacia sui sintomi, mitigano la sofferenza, danno respiro, allontanano paure e spettri. “Ne’ si può mai dimenticare”, insiste il presidente di File, “il diritto del paziente a un’informazione piena, data con tatto, e nel rispetto della sua autonomia, benché molti preferiscano delegare ogni decisione a familiari e medici. In altre parole, il successo delle cure lenitive sta nella capacità di assicurare una ‘buona morte’. I nostri convegni hanno lo scopo primario di diffondere questa cultura”. Per informazioni e iscrizioni ai convegni: www.Leniterapia.it    
   
 

<<BACK