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Notiziario Marketpress di Venerdì 21 Settembre 2012
 
   
  MILANO (SPAZIO OBERDAN):GABRIELLA BENEDINI. NON SI RIPOSA IL MARE - 21 SETTEMBRE/4 NOVEMBRE 2012

 
   
 

Presentazione del libro polimaterico di Gabriella Benedini “Non si riposa il mare”

con liriche inedite di Maria Luisa Spaziani edito dai Cento Amici del Libro

con il patrocinio dell’AIB Associazione Italiana Biblioteche

Spazio Oberdan, martedì 9 ottobre 2012 ore 18.30

Informazioni al pubblico:

Spazio Oberdan, tel. 02 7740.6302/638

www.provincia.milano.it/cultura

Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è il titolo della mostra che inaugura giovedì 20 settembre

allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano, che costituisce la prima importante personale dedicata alla

grande artista lombarda nella città dove vive e lavora da cinquant’anni sotto il segno della riservatezza.

L’esposizione, organizzata dalla Provincia di Milano e dall’Associazione “Cento Amici del Libro” con la

curatela di Martina Corgnati, presenta oltre cinquanta fra le opere più recenti della produzione polimaterica

di Gabriella Benedini, appartenenti alle serie delle Costellazioni, Arpe e Navigazioni: tutti lavori ambientali

creati per lo più con materiali di recupero, raccolti pazientemente sulle spiagge della Liguria, ai quali l’artista

offre una seconda possibilità di vita. La mostra è inoltre arricchita da tre grandi installazioni site-specific per

lo Spazio Oberdan: Costellazioni, Arpa Marina, Bibliotheca.

Il risultato è un affascinante percorso che si sviluppa attraverso nove sale, per portare il visitatore ad

esplorare un vero e proprio universo ispirato per lo più dalla metafora della navigazione, del viaggio e

dell’emisfero celeste, elemento dialettico di orientamento e di relazione, ma anche di emozione e di fascino

irresistibile per gli uomini di tutte le epoche e di tutte le generazioni.

“Sin dalle prime stagioni del suo lungo e paziente operare artistico - sottolinea la curatrice Martina Corgnati

– Gabriella Benedini ha avvertito la necessità dell’altro, dell’incontro con cose lungamente appartenute al mondo e

successivamente minate da consunzione, tanto da finire, da essere gettate ai margini del flusso del tempo e

diventare detriti perduti incapaci di riscatto e di auto-conservazione, povere scaglie abbandonate, private di tutto

fuorché della memoria imperfetta di ciò che erano, un tempo, state”.

"La mostra di Gabriella Benedini dimostra che Spazio Oberdan si riconferma, da alcuni anni, luogo nel quale gli

artisti milanesi che hanno compiuto la propria attività a Milano e in Provincia - osserva il Vice Presidente e

Assessore alla Cultura della Provincia di Milano Novo Umberto Maerna - hanno trovato stabilmente una

loro casa, un punto nel quale ritrovarsi e riannodare i fili del discorso culturale in una città come la nostra, così ricca

di espressioni artistiche e culturali, dando nuova vita agli oggetti. Inoltre, Gabriella Benedini aiuta ciascuno di noi

nella ricostruzione di un percorso legato a questi autentici ‘luoghi della memoria’, quelli richiamati dagli oggetti in

mostra a Spazio Oberdan. Tutto questo dimostra come le identità locali, quelle caratterizzanti ogni singolo luogo,

diventano l’anima di una circolazione del pensiero che supera agevolmente le divisioni territoriali e la

frammentazione, nutrendosi al contrario di questa eterogeneità scaturita da un sentimento comune".

La mostra si apre con due grandi Arpe, opere imponenti di oltre due metri ognuna e di grande impatto

visivo, posizionate una accanto all’altra: due eleganti gusci verticali concavi e convessi, bianchi e neri, che

accolgono il visitatore sullo sfondo del lungo corridoio d’ingresso. E’ questo un segno forte voluto

dall’artista per annunciare l’inizio di un viaggio tutto interiore, da attraversare quasi d’un fiato lasciandosi

condurre dal suono visivo che l’incontro delle due opere emettono, così da poter essere predisposti ad

acquisire una nuova dimensione dell’esistenza.

Costellazioni. Il viaggio attraversa da sempre il lavoro di Gabriella Benedini che lo declina nella possibilità

di ritrovare oggetti-testimonianza “pre-tecnologici” consumati dal tempo ai quali ridona un mondo, un

significato nuovo, emendandoli profondamente. Indizi premonitori e ammonitori.

Si incontra così nella prima sala Costellazioni, installazione site-specific, una delle opere più affascinanti e

possenti della mostra: su una quinta in legno nera di 12 metri si susseguono a creare un orizzonte dieci

riquadri regolari dal blu intenso sulla cui superficie affiorano e affondano piccole candide presenze in

plastica bianca, grumi di pigmento, segni, lacerti di carta. Di fronte su un pavimento formato da lastre di

piombo si appoggia l’opera Relitto, grande frammento calcificato di un’antica imbarcazione. Dialogo di una

navigazione interrotta tra cielo e mito.

Un secondo ciclo di altre dodici Costellazioni, questa volta di dimensioni più ridotte (m. 6x1,40) si

ritrovano nella quinta sala, di fronte alle quali l’artista ha adagiato l’opera Canoa, una sottile forma

orizzontale di 3,25 metri di lunghezza che riflette sulla sua superficie tracce di cielo.

Arpa Marina, installazione site-specific, è sicuramente uno dei momenti di snodo principali della mostra,

passaggio ponte tra la dimensione delle Costellazioni e quella delle Arpe, Vele, Mappe e Pendoli, cicli aperti,

strumenti di misurazione del tempo e di orientamento nello spazio del viaggiatore. Arpa Marina occupa

un’intera sala con la sua forma circolare caratterizzata da dodici grandi veli pendenti su cui sono incise

mappe astrali, e nel mezzo un’Arpa anch’essa di grandi dimensioni (240x125x90). Un’altra sala invece è

caratterizzata da nove Piccole Arpe, delicate sculture armoniche.

“Gli ingredienti sono vecchi pezzi di ferro arrugginiti, attrezzi rotti, legni e cartoni, che ricostruiscono corpi vibranti

aperti allo spazio, in cui inoltrano le loro flessibili corde, tese e invitanti come radici aeree - scrive nel testo in

catalogo Martina Corgnati - Senza conoscerli, noi riconosciamo tuttavia questi oggetti, ci lasciamo convincere

dalla loro delicata bellezza e dalla loro implicita musicalità, che sembra fatta per suscitare l’antica, universale

’armonia delle sfere’, immaginata da Pitagora”.

Arpe, Mappa, Rimescolare il tempo. Tre opere differenti racchiudono altrettanti temi cari all’artista: il

tempo, il suono e le mappe, ovvero la capacità dell’uomo di orientarsi con quello che la natura mette a sua

disposizione. Tre bianche Arpe in fiberglass (h.m.1,60) introducono all’opera Mappa, ipotetica carta

topografica della mitica città di Ninive eseguita su supporto di garza con carte istoriate e macerate (cm.

150x170), e Rimescolare il tempo, scultura polimaterica (cm. 125x43) composta da un struttura di ferro

con un lungo mestolo a indicare l’illusione dell’uomo di poter rimescolare l’inviolabile presenza del tempo.

Bibliotheca. E’ una delle tre installazioni appositamente pensate per lo Spazio Oberdan. Sono raccolti i

libri polimaterici realizzati dall’artista per l’Associazione “Cento Amici del Libro”, che ha chiesto a

Gabriella Benedini di creare centotrenta opere originali, libera e poetica interpretazione delle liriche

inedite di Maria Luisa Spaziani, intitolate Non si riposa il mare, stampate su torchio a mano da Enrico Tallone

ad Alpignano. Il libro verrà presentato sempre allo Spazio Oberdan martedì 9 ottobre.

Questa iniziativa ha trovato il consenso dell’Associazione Italiana Biblioteche, che ha voluto dare il proprio

patrocinio alla mostra in quanto sviluppa un nuovo pensiero intorno all’idea di biblioteca: “E’ stimolante

sapere che le biblioteche possano essere considerate non solo luoghi di diffusione del sapere, ma anche di

ispirazione artistica - sottolinea Stefano Parise, presidente AIB - In particolare la scelta di chiudere la mostra

con una installazione dal titolo Bibliotheca è segno dell’attenzione che l’artista ha verso la conoscenza, fattore

imprescindibile per la crescita di ogni persona”.

L’installazione Bibliotheca è un vero e proprio ambiente, costituito da una serie di scaffalature interrotte

da false “porte”, ciascuna delle quali introduce virtualmente alle diverse discipline del quadrivium (aritmetica,

geometria, astronomia e musica), le arti e i campi del sapere medioevali, in sintonia con la ricerca di

Gabriella Benedini. L’artista ha dimostrato da sempre una acuta sensibilità nei confronti delle scienze

antiche, come l’alchimia, e delle sapienze, spesso misteriose, che hanno accompagnato l’umanità nel suo

lungo viaggio attraverso il tempo, la storia e il cosmo. Tutto il suo lavoro può infatti essere interpretato

come un approfondimento della condizione umana, che si confronta con l’assoluto della natura e formula

un tentativo di risposta alle grandi domande che i nostri progenitori, e ciascuno di noi, si sono rivolti per

cercare di interpretare e comprendere l’universo fisico e astronomico, ma anche poetico e metafisico.

Adiacente all’installazione Bibliotheca si trova una sala dedicata ai Libri delle Edizioni Tallone.

L’ultima sala presenta il film d’artista in bianco e nero che Gabriella Benedini realizzò nel 1973 dedicato al

tema, oggi attualissimo, dell’inquinamento.

La mostra Gabriella Benedini. Non si riposa il mare è accompagnata da un catalogo Skira con testi

critici di Martina Corgnati e Sandro Parmiggiani.

Castiglia di Saluzzo. In concomitanza con la mostra milanese, la Castiglia di Saluzzo, in provincia di

Cuneo, dedica all’artista cremonese una vasta antologica dal titolo Gabriella Benedini. Opere 1972-2012,

organizzata dall’IGAV (Istituto Garuzzo per le Arti Visive) di Torino, ugualmente a cura di Martina Corgnati

e aperta al pubblico dal 16 settembre al 14 ottobre 2012. La mostra di Saluzzo, legata a filo doppio

all’esposizione milanese, parte dal realismo esistenziale degli anni cinquanta e arriva alle installazioni e alle

sculture dei primi anni Ottanta. Anche la mostra saluzzese si conclude con una omaggio ai “libri d’artista”,

un genere cui Gabriella Benedini si dedica con entusiasmo e creatività da moltissimi anni: l’installazione

Bibliotheca in questo caso consiste in tre serie di libri d’artista polimaterici realizzati nel corso del tempo,

ai quali vanno aggiunti i libri della collezione di poesia Einaudi “modificati” dall’artista con interventi pittorici

e grafici, a collage
 
   
 

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