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Notiziario Marketpress di
Martedì 25 Settembre 2012 |
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EUROPA: CRISI; DISCORSO DEL PRESIDENTE CHIODI A SUMMIT ARE
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Pescara, 25 settembre 2012 - Di seguito l´intervento integrale che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, fatto in apertura della sessione plenaria del summit dell´Assemblea delle regioni d´Europa (Are) sullo stato della crisi economica. "Non c´è dubbio: non solo la zona Euro è piombata in una profonda recessione, ma addirittura gli Usa hanno ammesso di stare affrontando una nuova recessione. Che tipo di crisi è quella che stiamo vivendo: finanziaria forse? Lo spread è sceso molto e la speculazione sembra aver rallentato la sua corsa. Un cambio di passo dovuto certamente ad un nuovo corso della politica monetaria europea e alla decisione della Consulta tedesca. Ma ciò basterà a rilanciare l´economia europea e quella italiana? O invece sarà necessario qualcosa in più? Per non confondere le cause con gli effetti, bisogna ammettere che il problema non è lo spread, ma la scarsa competitività di alcuni Paesi europei. Di conseguenza emerge l´esigenza di rimettere in linea i loro costi e prezzi in un contesto particolare qual è l´unione monetaria europea, insomma l´Euro. L´intervento della Bce quindi non è la cura per guarire ma è l´antidolorifico! A me sembra, invece, che il nostro declino sia industriale e strutturale, non solo finanziario. Perdiamo quote di mercato perché non possiamo più ricorrere a vantaggi competitivi come la svalutazione ma siamo ancora abbastanza ricchi da poter far finta di non saperlo. Corollario di ciò è che non c´è il consenso sociale e dell´opinione pubblica per rimuovere le ragioni di tale declino. Ne consegue che gli organismi elettivi non rischiano il consenso per fare ciò che sarebbe auspicabile ed indispensabile. I mercati economici in questi giorni brindano a Ben Bernanke e al suo Qe3 (nuovo programma di immissione di liquidità della Fed), ma a me sembrano passeggeri del Titanic durante l´ultimo ballo prima dell´impatto con iceberg. Un mio amico ha fatto una domanda ad un gestore di patrimoni che stima molto: "Ma come è possibile che i costi azioni crescono in Occidente (addirittura in Europa) se la tanto anelata ripresa non ha luogo?" Lui lo ha guardato come io osserverei un marziano per capire se parla la mia lingua e poi rispondendogli ha sorriso: "Ma tu sai che oramai ai mercati interessa solo sapere quanta liquidità c´è in giro!" Come dire : merry go round!....Finché si può, poi si vedrà. Ho l´impressione che i mercati finanziari rischiano di diventare autoreferenziali se marcano un forte distacco dalla realtà. E, in un mondo di Borse che non rispecchiano l´economia reale, non è molto difficile comprendere come andrà a finire. Eppure fermare il declino si può. Anzi si deve. E vale per l´Eurozona come per le nostre Regioni, anzi, per il nostro quartiere. Da dove arriva questa crisi? Da cosa dipende? Aggrediamo le vere cause e non gli effetti. Non vorrei sembrare superficiale, ma sarebbe sufficiente dividere tutto tra buono e cattivo, tra positivo e negativo o , come insegnava Celentano, tra "Rock" e "Lento" ( e Celentano preferiva il Rock!) Sarà riduttivo, ma se non abbracciamo di slancio un nuovo modo di pensare non rimuoveremo mai le cause del declino. Proviamo insieme: Innovazione è Rock - Corruzione è Lento; Solidarietà è Rock - Burocrazia è Lento; Iniziativa è Rock - Concertazione è Lento; Concorrenza è Rock - Tasse alte è Lento; Le politiche di rigore sui conti pubblici, se non accompagnate da una politica monetaria caratterizzata da una bona dose di pragmatismo e da una seria politica sulla competitività, potevano davvero poco sia sul lato della speculazione che su quello della crescita. Tuttavia, gli attacchi speculativi ai quali siamo stati sottoposti ci hanno costretto ad aprire gli occhi su una serie di problemi che da anni l´Italia si trascinava. La disciplina dei bilanci pubblici, pertanto, è bene che continui comunque a rappresentare un monito per i Governi e per l´intera politica dei Paesi dell´Eurozona. Non a caso l´intervento della Bce sarà "condizionato" all´adozione di politiche che dovranno permettere il superamento di quei problemi di scarsa competitività e bassa produttività che sono il nostro nemico principale. Il secondo nemico principale è il debito che ha sottratto quote di futuro e di speranza alle giovani generazioni. Le Regioni possono e devono contribuire: l´Abruzzo ha ridotto il debito del 25%, ha ridotto in modo considerevole la sua spesa pubblica e si appresta a ridurre le tasse. Insomma abbiamo bisogno di riforme strutturali in grado di assicurare il riallineamento dei costi e dei prezzi attraverso una maggiore flessibilità, la mobilità della manodopera, la liberalizzazione di ampi settori dell´economia, politiche incisive sul fronte della concorrenza ( che poi rappresenta il miglior welfare poiché fa scendere i prezzi) e una politica industriale adeguata alle sfide della globalizzazione, focalizzata sull´incremento della produttività e della competitività del nostro sistema industriale". |
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