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Notiziario Marketpress di
Martedì 13 Novembre 2012 |
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LA MENTE COMANDA ROBOT E COMPUTER: L’AVVENIRISTICO SISTEMA A ROBOTICA 2012
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Milano, 13 novembre 2012 - Utilizzare la mente per comandare i computer robot non è più fantascienza ed è stato possibile vederlo e provarlo a Robotica 2012, la fiera internazionale della robotica umanoide e di servizio, che si è conclusa il 9 novembre a fieramilano, Rho. A presentare questo interessante e avveniristico sistema è B.r.a.i.n., il centro per le neuroscienze del Dipartimento di Scienze dell’Università di Trieste. Di Bci (Brain Computer Interfece) si è discusso anche durante le sessioni congressuali di Robotica. “Con la Bci si registra l´attività elettrica cerebrale per consentire, ad esempio, di dare comandi al computer senza toccare la tastiera o il mouse, una funzione molto importante soprattutto per le persone con disabilità motorie. La Bci è molto utile anche per la riabilitazione di pazienti colpiti da ictus perché consente di individuare le zone del cervello più vicine a quelle danneggiate, in modo da ottimizzare i movimenti degli arti compromessi”, ha dichiarato Emanuele Menegatti dell´Università degli Studi di Padova. “Grazie alle nuove tecnologie è possibile interfacciarsi al sistema nervoso e consentire al computer di analizzare i dati di persone e animali. In quest’ultimo caso, ad esempio, l’obiettivo è analizzare i segnali del sistema nervoso per capire sia come gli animali percepiscono il mondo, per poi creare robot basati sugli stessi meccanismi, sia per conoscere meglio il funzionamento sistema nervoso e trovare, quindi, nuove terapie per gli uomini. Bisogna sottolineare, tra l’altro, che i robot possono essere molto utili per la telepresenza e come veri e propri fisioterapisti”, ha aggiunto Menegatti. Sul tema della Bci è intervenuto anche Piero Paolo Battaglini dell´Università degli Studi di Trieste, che ha detto: "La Bci (Brain Computer Interface) registra l´attività elettrica cerebrale per promuovere azioni mirate. Parte dal principio che ciascuno può modificare il proprio elettroencefalogramma: questo avviene, ad esempio, ogni volta che muoviamo un braccio o dormiamo. Nei nostri studi cerchiamo di riconoscere le modifiche che un soggetto induce volontariamente e le associamo a semplici eventi o segnali elettrici. Con questi è possibile generare azioni, come muovere un cursore su uno schermo, azionare una tastiere virtuale o avviare un motore per far muovere un oggetto. Le applicazioni riguardano chi, ad esempio, ha gravi disabilità, aiutandolo a comandare con la mente un robot o un mezzo telecomandato col quale può uscire dal limitato spazio della stanza in cui si trova”. “Ci sono casi, ad esempio, di persone con lesioni intracraniche che hanno un cervello sano, ma non riescono più a comunicare con l´esterno, come se fossero prigionieri in una ´gabbia´ – ha proseguito Battaglini - Oppure basti pensare anche ai malati di Parkinson. Stiamo studiando, in questi casi, come permettere a queste persone di superare i loro blocchi, allenandole a far muovere e camminare un attore virtuale. Una volta che ci riusciranno, potranno applicare la stessa strategia mentale a se stessi. Un altro esempio interessante è quello dei bambini affetti da una patologia che li porta a essere iperattivi: in questi casi la Bci utilizza un videogioco che funziona solo se il bambino è calmo e tranquillo, e questo aiuta a modificare l´attività cerebrale allenandola all’attività elettrica tipica della calma e tranquillità". Francesco Piccione, dell’Ospedale San Camillo di Venezia, ha detto: “Nei nostri studi ci siamo occupati di fare comunicare i pazienti affetti da Sla tramite Bci. La particolarità del nostro lavoro consiste nel fatto che mentre finora la Bci era stata applicata sui pazienti per ottenerne un risultato compensativo, noi ci siamo posti un obiettivo di tipo riabilitativo. Siamo stati tra i primi a sviluppare questa nuova concezione, che ci ha portato ad applicarla anche a persone colpite da ictus. In questi casi abbiamo usato un braccio robotico che, afferrato dal paziente, imponeva di fare un determinato movimento finalizzato a raggiungere un obiettivo. Durante questa attività abbiamo registrato l’attività encefalografica nelle aree perilesionali, cioè quelle vicine alla lesione, per poter arrivare a indurre determinati movimenti. I risultati ottenuti finora sono molto interessanti e hanno portato a miglioramenti significativi dei pazienti. Partendo da queste premesse positive, in futuro ci proponiamo di arrivare a un’applicazione su larga scala”. Oggi a Robotica 2012 è intervenuto Daisuke Kurabayashi, del Tokyo Institute of Technology, uno dei massimi esperti al mondo di robotica, che ha parlato del Brain-machine Hybrid System, un sistema per scoprire il meccanismo funzionale del cervello di un lepidottero di baco da seta e derivarne delle applicazioni che consentano di controllare i robot. “La premessa a questo studio è stata che identificare gli algoritmi del cervello umano è troppo difficile, mentre con gli insetti è più semplice – ha detto Kurabayashi – Inoltre, bisogna considerare che gli insettiscelgono ilcomportamentopiù appropriato in base alle situazioni in tempi molto rapidi e il loro cervello contiene oltre un milioni di neuroni. In particolare, nel nostro studio abbiamo preso in considerazione quello che avviene nel cervello del lepidottero in occasione della cosiddetta Cpt (Chemical Plume Tracing), una fase in cui avvengono mutazioni per adattarsi a nuovi ambienti. Con il Brain-machine Hybrid System gli stessi principi sono stati portati nel mondo dei robot con risultati molto interessanti: un ‘microcervello’ come quello di un insetto, infatti, può potenzialmente arrivare a controllare un corpo meccanico. Le evoluzioni future dei nostri studi, basati su un approccio innovativo, potranno quindi aprire nuove prospettive agli sviluppi di applicazioni per il controllo dei robot”. Michela Agostini, dell’Ospedale San Camillo di Venezia, ha presentato la teleriabilitazione, una particolare applicazione della telemedicina che permette di fornire vari servizi riabilitativi attraverso le tecnologie di telecomunicazione. “Tramite la teleriabilitazione è possibile erogare trattamenti a pazienti dimessi a casa, con la stessa efficacia dei trattamenti erogati in ospedale – ha dichiarato Michela Agostini - Numerose linee guida raccomandano la riduzione della permanenza in ospedale, tuttavia la maggior parte dei pazienti dimessi non accede a un adeguato trattamento riabilitativo, sia per gli eccessivi costi del trattamento domiciliare sia per le difficoltà logistiche per raggiungere le sedi dei servizi ambulatoriali. La teleriabilitazione potrebbe diventare, quindi, un approccio sostenibile per le esigenze di cura e contenimento dei costi. Le problematiche che limitano la diffusione di questo approccio si possono ricondurre al fatto che la teleriabilitazione non è ancora riconosciuta come attività erogabile dal servizio sanitario nazionale e all´insoddisfacente rapporto costi-benefici dei sistemi integrati in grado di erogare da remoto un singolo intervento riabilitativo. Allo scopo di promuovere l´implementazione della teleriabilitazione domiciliare, stiamo sviluppando un sistema integrato in grado di erogare trattamenti domiciliari intensivi in modo da poter fornire con un singolo sistema diversi tipi di interventi riabilitativi (motorio, cognitivo, logopedico) oltre che al telemonitoraggio dei pazienti a domicilio”. Federica Pascucci e Marika Aekesson dello Ied (Istituto Europeo del Design) hanno sottolineato che il corso triennale in Product Design dello Ied di Roma svolge da tre anni un laboratorio progettuale dedicato alla robotica. “L’obiettivo della ricerca è sviluppare robot che rispondano a esigenze della vita quotidiana e, in particolare, al bisogno di autonomia indispensabile per aumentare il benessere fisico e psicologico - hanno detto - I progetti sviluppati dagli studenti Ied riguardano i cosiddetti social robot, che assistono utenti con ridotta abilità durante, ad esempio, degenze in ospedale, periodi di convalescenza o riabilitazione”. A Robotica 2012 ha partecipato, tra gli altri, la Scuola di Robotica che nei mesi scorsi, grazie alla collaborazione con il corso di Disegno Industriale della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova, ha realizzato diversi progetti di design applicati alla robotica tra cui Roboable, una tecnologia didattica dedicata all’utenza debole (ad esempio, bambini autistici).”Di qui l’idea di presentare in fiera le realizzazioni in uno stand particolarmente creativo, inusuale e tecnologico – ha detto Emanuele Micheli della Scuola di Robotica -La proposta è molto interessante perché nella robotica di servizio, personale e professionale, il design sta diventando un aspetto chiave non solo per l’ergonomia e l’interfaccia umano-robot, ma anche per i possibili risvolti commerciali. Negli ultimi tempi, inoltre, anche il mondo delle App sta entrando sempre di più nella robotica. Per questo motivo la Scuola di Robotica ha organizzato in fiera dei laboratori, che consentono di provare a progettare un robot mediante un’apposita applicazione. La fase successiva sarà la progettazione delle connessioni per entrare così nel mondo delle reti, delle connessioni remote e della interconnessione tra robotica e comunicazione”. L’ultimo giorno di Robotica 2012 coincide oggi con l’inizio di Makers Italy, l’evento italiano dedicato al mondo dei makers, dei creativi digitali e tecnologici, che proseguirà fino a domenica 11 novembre. La prossima edizione di Robotica si svolgerà dal 13 al 15 novembre 2013, sempre nel quartiere fieramilano, Rho Ulteriori informazioni su Robotica 2012 sono disponibili nel sito www.Robotica.pro |
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