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Notiziario Marketpress di
Martedì 20 Febbraio 2007 |
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LA COOPERAZIONE EUROPEA RAFFORZA LA COESIONE SOCIALE I MINISTRI DEL LAVORO DISCUTERANNO LA RELAZIONE CONGIUNTA IL 22 FEBBRAIO
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Bruxelles, 20 febbraio 2007 - La cooperazione europea aiuta gli Stati membri dell´Ue a migliorare le loro politiche e le loro spese di coesione sociale, si afferma in una relazione della Commissione che i ministri del lavoro discuteranno il 22 febbraio. La Relazione congiunta sulla protezione sociale e l´inclusione sociale 2007 analizza le priorità e i progressi realizzati per quanto riguarda l´inclusione sociale, le pensioni, l´assistenza sanitaria e le cure di lunga durata, e sottolinea che restano grossi problemi da risolvere. Gli Stati membri intensificano i loro sforzi per lottare contro la povertà infantile, promuovere l´"inclusione attiva" nella società delle persone più svantaggiate, garantire pensioni adeguate e durevoli e l´uguaglianza d´accesso all´assistenza sanitaria e alle cure di lunga durata. Dopo essere stata adottata dal Consiglio, la relazione sarà presentata ai capi di Stato e di governo al vertice di primavera dell´8 e 9 marzo, come contributo sociale alla strategia per la crescita e l´occupazione. “Le recenti riforme che mirano a rendere i sistemi nazionali finanziariamente e socialmente più sostenibili sono incoraggianti, ma restano da risolvere grossi problemi”, ha dichiarato Vladimír Špidla, commissario europeo responsabile per l´occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità. “I fatti parlano chiaro –ha aggiunto il commissario – il 16% degli europei è a rischio di povertà e il 10% vive in famiglie senza lavoro”. In Europa c´è uno scarto di 13 anni tra la speranza di vita massima e quella minima per gli uomini e le spese per l´assistenza sanitarie e le cure di lunga durata variano tra il 5 e l´11% del Pil. Permettendo a ciascun paese di mettere a profitto le esperienze degli altri e stimolandoli a fissare obiettivi comuni, l´Europa può dare un effettivo valore aggiunto agli sforzi nazionali per accrescere la coesione sociale. La relazione di quest´anno esamina le prime strategie nazionali integrate in materia di inclusione sociale, pensioni, assistenza sanitaria e cure di lunga durata, analizza le grandi tendenze nell´Ue e negli Stati membri e traccia un profilo per ciascuno di essi, mettendo in evidenza i principali problemi da affrontare. Anche se i progressi sono nel complesso promettenti, la relazione individua una serie di obiettivi su cui dovranno concentrarsi gli sforzi futuri. -Gli Stati membri devono agire su più piani per tener fede al loro impegno di ridurre la povertà infantile: facilitando la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro, migliorando l´accesso ad un´istruzione di qualità e a un alloggio adeguato e tutelando i diritti dei bambini. Nell´unione europea il 19% dei bambini è a rischio di povertà e la disoccupazione tra i giovani è un dato particolarmente inquietante: nel 2004 era del 18,7%, ossia il doppio del tasso medio di disoccupazione. Inoltre, il 15% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni risultava aver lasciato la scuola prematuramente, circostanza che accresce il rischio di esclusione sociale. -Sempre maggiori consensi raccoglie l´idea che l´"inclusione attiva" – che combina più forti incentivi al lavoro, accesso per tutti a servizi sociali di qualità e garanzie di reddito minimo adeguato per quanti non possono lavorare – sia il modo migliore per integrare nella società chi ne è maggiormente escluso. -Nell´ue esistono attualmente forti disparità nel campo dell´assistenza sanitaria: la speranza di vita varia per gli uomini da 65,4 anni in Lituania a 78,4 anni in Svezia e per le donne da 75,4 anni in Romania e 83,9 anni in Spagna. In Italia la speranza di vita (77,1 anni per gli uomini e 82,8 anni per le donne) e la speranza di vita in buona salute (70,9 e 74,4 anni rispettivamente) sono al di sopra della media dell’Ue. -I sistemi di assistenza sanitaria devono garantire a tutti un uguale accesso a servizi di elevata qualità grazie a un uso più efficace delle risorse, in termini di spesa e di personale impiegato. L´evoluzione demografica impone di sviluppare le cure di lunga durata e dar loro una base finanziaria più sicura. -In numerosi paesi i regimi pensionistici sono stati riformati o sono in corso di riforma per garantire redditi adeguati ai pensionati e la sostenibilità finanziaria globale. Il modo migliore per raggiungere questo equilibrio è quello di aumentare la popolazione attiva, ma per questo occorre che I lavoratori anziani abbiano la possibilità di continuare a lavorare. Il tasso d´occupazione complessivo delle persone di età compresa tra 55 e 64 anni è passato dal 38% nel 2001 al 43% nel 2005 e l´obiettivo del 50% fissato a Lisbona per il 2010 è stato raggiunto da nove paesi (Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Portogallo, Svezia e Regno Unito), ma in altri la percentuale è solo del 30%. Oltre a valutare i progressi realizzati dagli Stati membri e a stabilire priorità per le azioni future, la relazione congiunta individua esempi di buone pratiche e di approcci innovativi già adottati sul piano nazionale. Ad esempio, il Regno Unito – dove il problema della povertà infantile è relativamente preoccupante – applica tutta una serie di misure per cercare di porvi rimedio, mettendo l´accento sull´apprendimento precoce e l´assistenza all´infanzia. L´austria ha adottato programmi per risolvere il problema dei senza casa limitando gli sfratti e la Polonia sostiene l´economia sociale come mezzo per promuovere l´inclusione attiva. La situazione in Italia - Dalla relazione emerge come le politiche d’inclusione e di protezione sociale abbiano acquisito maggiore importanza nell’agenda del governo. La sfida principale riguarda la possibilità di garantire una sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, promuovendo al tempo stesso una forte crescita economica e maggiore coesione ed equità a livello sociale. Sotto questo profilo, l’Italia ha identificato quattro settori d’azione prioritari: riduzione della povertà; sviluppo del sistema pensionistico per garantirne sia l’adeguatezza che la sostenibilità finanziaria; disponibilità di un sistema sanitario più accessibile, efficiente e adattato; riduzione delle disparità regionali. L’impegno dell’Italia per l’inclusione sociale si basa su un approccio pluridimensionale incentrato sul miglioramento dell’accesso a diritti e servizi, sulla riduzione della povertà, con particolare riferimento alla povertà infantile, sul rafforzamento dell’inclusione sociale dei migranti e dei disabili, sul rafforzamento della partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto per quanto riguarda donne, giovani e lavoratori anziani e sulla riduzione degli squilibri regionali. Sul fronte pensionistico, malgrado le tendenze demografiche sfavorevoli, a seguito della riforma delle pensioni intrapresa a partire dal 1992 si prevede che l’Italia debba affrontare soltanto una leggera pressione sul bilancio dovuta all’invecchiamento della popolazione. La relazione sulla sostenibilità per il 2006 ha giudicato l’Italia uno Stato membro a medio rischio per quanto riguarda la sostenibilità delle finanze pubbliche. Secondo le proiezioni di bilancio del gruppo di lavoro sugli effetti dell’invecchiamento della popolazione effettuate nel 2005, la spesa pubblica per le pensioni aumenterà solo in misura marginale, passando dal 14,2% del Pil nel 2004 al 14,7% nel 2050, mentre la spesa connessa all’invecchiamento in generale passerà dal 24,7% al 25,7% del Pil. La prosecuzione del processo destinato ad armonizzare l’effettiva età del pensionamento per gli uomini e le donne permetterebbe di ridurre il divario fra i generi per quanto riguarda le prestazioni pensionistiche e favorirebbe un incremento del tasso occupazionale dei lavoratori più anziani. In futuro l’adeguatezza delle pensioni dipenderà anche dalla disponibilità di prestazioni di sicurezza sociale supplementari, attraverso la trasformazione del trattamento di fine rapporto (Tfr). Il meccanismo per il trasferimento automatico dei contributi Tfr (a partire dal luglio del 2007) verso sistemi pensionistici privati potrebbe rivelarsi molto utile per sviluppare le pensioni complementari. La possibilità di accumulare diritti a pensione a partire da fondi diversi per poi avere un’unica pensione e l’aumento dei contributi pensionistici per i lavoratori autonomi e i lavoratori atipici, dovrebbero comportare un miglioramento dei diritti pensionistici per i lavoratori atipici. . |
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