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Notiziario Marketpress di
Martedì 18 Dicembre 2012 |
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L’ACCADEMIA DELLA CRUSCA PRESENTA IL SUO VOCABOLARIO FIORENTINO PAROLE ED ESPRESSIONI VIVE RACCOLTE NEI QUARTIERI DI FIRENZE. MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2012 ALLE ORE 17 NELL’AULA MAGNA DEL LICEO CLASSICO GALILEO GALILEI, IN VIA DE’ MARTELLI 9 A FIRENZE
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Firenze, 18 dicembre 2012 – Oggi alle ore 17 nell’Aula magna del Liceo Classico Galileo Galilei, in Via de’ Martelli 9 a Firenze, verrà presentato il volume Parole di Firenze. Dal Vocabolario del fiorentino contemporaneo, pubblicato dall’Accademia della Crusca col contributo di Banca Federico Del Vecchio e di Banca Etruria. Ne parleranno i curatori: Teresa Poggi Salani (accademica della Crusca e responsabile scientifico del progetto), Neri Binazzi (docente di Sociolinguistica italiana presso l’Università degli Studi di Firenze, coordinatore del progetto), Matilde Paoli e Maria Cristina Torchia (redattrici del Vocabolario). Interverranno: Annamaria Bax, Preside del Liceo Galileo, Nicoletta Maraschio, Presidente dell’Accademia della Crusca, Giuseppe Fornasari, Presidente di Banca Etruria e Vezio Manneschi, Direttore generale di Banca Federico del Vecchio. Il volume di 460 pagine, in vendita al prezzo di 25 euro, presenta una selezione di circa 900 voci ed espressioni raccolte con interviste sul campo, dalla viva voce dei parlanti nei quartieri fiorentini di Santa Croce, San Frediano e Rifredi. Ogni voce ed espressione audioregistrata è stata poi trascritta nel Vocabolario insieme ad ampi contesti di parlato. Attraverso le pagine del volume il lettore può così ritrovare il fiorentino come lingua viva, parlata e “intera” oggi a Firenze. Il volume infatti vuole essere qualcosa di più di un dizionario dialettale, non un mero repertorio delle voci di un tempo, delle forme idiomatiche e dell’espressività locale, ma una raccolta di parole del fiorentino di oggi, illustrata da ampi contesti di parlato, godibili anche da parte dei non addetti ai lavori. Il Vocabolario del fiorentino contemporaneo, di cui questo volume è un primo saggio a stampa, è un progetto pluriennale dell’Accademia della Crusca, nato per volontà di Giovanni Nencioni. Il Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo si propone di documentare tutta quell’area del repertorio lessicale in cui oggi “lessico fiorentino” e “lessico italiano” non si sovrappongono per intero. Al progetto di ricerca complessivo, che nel corso degli anni ha ricevuto contributi anche dal Comune di Firenze e dalla Regione Toscana, hanno collaborato: Susanna Bino, Silvia Calamai, Ilaria Cangioli e Elena Pistolesi. Oggi le voci già redatte e servite in parte come base della pubblicazione a stampa, sono consultabili sul sito web www.Vocabolariofiorentino.it, realizzato da Marco Biffi, Giovanni Salucci e Francesco Rossi. Alcuni esempi tratti da: Parole di Firenze dal Vocabolario del Fiorentino Contemporaneo a cura di Teresa Poggi Salani, Neri Binazzi, Matilde Paoli e Maria Cristina Torchia Firenze, Accademia della Crusca, 2012, 460 pagine, 25 euro. Chèche levarsi con / avere le cheche essere intrattabile, nervoso (detto spec. Di bambini) sf Le chèche sono quand’e’ bambini si levan male la mattina, un gli sta bene nulla, e’ voglian quello, poi chello un gli (v)a più bene, voglian quell’attro… Ecco, si dice: Che ti sei levato colle cheche? Un si sa icché le sono, eh! Comunque l’è così, la parola l’è questa. (R.: si dice solo ai bambini?) A tutti, a tutti. Eh! A tutti. Quande uno si leva male. O sennò: Che ti sei levato co i’ piede sbagliato? Ma l’è uguale: Che c(i) ha’ le cheche, stamani? Come dire: ma da’ retta, che c(i) ha giornataccia? Ecco. Bórda. A sottolineare la rapidità con cui una cosa si verifica sc sf ri. ? penare: penare poco. A me i’ minestrone… la minestra di pane la mi piaceva. E’ la me la metteva sotto, bórda!, la fini(v)o tutta. (R.: si dice come esclamazione borda?) Bórda, sì. Borda, ’nvece di dì: pena poco: Dai, pena poco, borda! (R.: si dice quando uno si meraviglia di qualcosa?) Si pò anche dire, sì: Borda, gl(i) è andaho ’n terra. Però… Oppure: Guarda l’è cascaho… Borda, l’è cascaho. L’è com’un detto, così, borda, però senza significato. Capito? Cioè, in questo senso non ha significato borda. L’è un aggettivo vien daho prima, senza nessun significato. Mentre, nell’attro senso, ha un significato. Ci può essere anche il fattore economico. Magari, a qualcuno gli va mal’un affare, e poi di rimando, subito, borda! una tassa da pagare di una cifra molto esosa. Allora quello fa, dice: Porca miseria, agli zoppi grucciahe, eh! Tanto che aveo una lavorante la pres’i’ filo e lo mise tutt’a mòlle! [...] E questa lavorante la prese, tutt’i’ filo: borda, nell’acqua! rómba . Caduta improvvisa (in dipendenza dei verbi battere o fare); anche botta sf ri. Gb «rumore prolungato e cupo». ? róncio: battere un roncio. Gl(i) ha fatto una rómba! Sì, sì, perché quando uno casca, fa la romba. Gl(i) ha battuto una romba di pe ridere: gl(i) è cascato, è ruzzolato. Dic(e): ha fatto una romba: l’è l’omo ’n terra. Sì, una romba l’è quando… la botta: Ti do una rombàa… che ti le(v)o la tešta da i’ collo! Capito? Una pu… una botta. Noi un si usa, eh! L’ho sentito dire, però. (R.: battere una romba?) O battere un roncio. Noi si dice un roncio. Una romba. Ma noi un si dice. Noi si dice: Ho battut’un roncio, son cascaho da i’ motorino, o dalla bicigretta, ho battut’un roncio. Da mani(c)omio. Una botta, è cascato... Ora non [si dice] più... La romba sì, qualcheduno […] una botta, un cazzotto... Normalmente era una botta, un urto... Romba, però un vien più detto... Rosticciana, rostinciana. Costola di maiale arrostita sc sf. L’ammazzano, e poi lo lavorano [il maiale]. Salsicce, costate, bistecche. Buristo, sanguinaccio, barabàn, barabàn, barabàn... Quest’anno si fa il maiale, sì. Che sono bisbocce, quando fanno i’ maiale c’è vino in abbondanza, polenta... Rostinciana... In Toscana è classico. E si dice propio: Domenica si fa i’ maiale. C(i) ha i’ maiale... M. C(i) ha i’ maiale. Si fa i’ maiale? Si alleva i’ maiale, c(i) hanno i’ maiale. Si fa i’ maiale è quando l’ammazzano. La rostinciana son le costoline proprio arrostite arrostite allo spasimo. Arrostite allo spasimo. […] (R.: si dice rostinciana o rosticciana?) Eh, quello... Quello si perde nella notte de’ tempi. Bisognerebbe guardare... Non so... I’ Devoto-oli. Io dico rosticciana... O rostinciana.... Rosticciana. Io dico rosticciana. Ma io, ma ho sentito dire, ho sentito pro(b)abilmente si dice anche, ’nsomma, pro(b)abilmente si dice propio rostinciana. Io dico rosticciana perché mi è più congeniale a me. (R.: si dice rosticciana o rostinciana?) Si dice ’n tutt’e due ’ modi: io dico rosticciana. L’è un pezzo del maiale, le costole del maiale che si fanno sulla griglia / Bona! / La rosticciana la si fa sulla griglia ma si pò fare anche a sugo, che viene [sottintende buonissima]… Domanda alla B. Se la gli piace! (R.: si dice costoliccio o costoleccio?) No rosticciana, un si sbaglia! Noi si dice rosticciana, però a i’ di là della barriera la chiaman rostinciana, colla ènne. (R.: la barriera dov’è?) Al di là… di’ Ponte a Greve [nell’area di Scandicci, in direzione di Pisa]. |
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