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Notiziario Marketpress di Venerdì 11 Gennaio 2013
 
   
  MILANO (TIEFFETEATRO): ANIMA ERRANTE DI ROBERTO CAVOSI CON MADDALENA CRIPPA - DAL 10 AL 27 GENNAIO 2013

 
   
  Tra lirismo e realismo, sul palco rivive il disastro che colpì Seveso nel 1976. La tragedia della diossina vista con gli occhi di Sara, una straordinaria Maddalena Crippa. 1976, è estate. A Seveso un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi, l’Icmesa, causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina. Non tutti in quei giorni sapevano che la diossina è una sostanza estremamente tossica: ustionante, cancerogena e teratogena. Veniva usata in Vietnam per le bombe al napalm. Non lo sapeva Sara, una giovane donna, felicemente sposata e in attesa di un figlio: quella nube cambia la sua vita. All’epoca non si sapeva quali fossero le conseguenze della diossina per il feto: dal Vietnam arrivavano solo poche, imprecise, ed allarmanti notizie di gravissime malformazioni genetiche. A Seveso adulti e bambini vengono ricoverati in ospedale con gravi forme di cloracne. Il paese viene fatto evacuare: anche Sara e il marito si trasferiscono in un residence ad Assago. I pericoli di dare alla luce bambini gravemente menomati (detti dalla stampa dell’epoca “infelici”) erano reali e le donne venivano spinte ad abortire. Così Sara, non ottenendo dalla scienza risposte certe sul futuro di quel figlio non ancora nato, si rivolge alla Vergine pregandola di venirle in soccorso. Tanta è la sua insistenza che la Madre per eccellenza acconsente e le propone uno scambio: “Se il tuo fardello è troppo pesante - le dice - lo prenderò io e tu prenderai il mio”. Sara accetta lo scambio e le due donne si fondono una nell’altra e si fondono così i loro destini. Sara nei panni di Maria si trova sul Golgota davanti a suo Figlio in croce: ancora davanti ad un figlio che lei non è in grado di difendere. Il testo di Roberto Cavosi (Premio Hystrio alla drammaturgia 2001) fonde cronaca e mito, documento civile e sacra rappresentazione, realismo e lirismo. Questo legame tra informazione e ritualità è una delle cifre che contraddistinguono il teatro di Roberto Cavosi. Come nel format radiofonico Teatrogiornale, creato dallo stesso Cavosi per Radio3, il testo coniuga il carattere fantastico e irripetibile del teatro con l’impegno civile suscitato dall’osservazione dell’attualità. La violenza della cronaca si trasforma in metafora, in parabola, come nella tragedia greca. Per me è sempre stato importante partire da un mito, da un archetipo per sviluppare i miei testi. Tranne rare eccezioni, mi sono sempre ispirato a miti femminili, o a figure che, pur essendo storiche, vanno oltre qualsiasi connotazione temporale, come nel caso della Vergine. Roberto Cavosi - postfazione a “Trilogia della luna” Così in Anima Errante il dramma di Sara vive in scena attraverso la straordinaria prova d’attrice di Maddalena Crippa. Grazie a una recitazione concreta, quasi neorealista, lo spettacolo riesce a rappresentare una storia universale che tocca profondamente le coscienze. La storia di Sara si libera dalla “gabbia storica” della cronaca per diventare mito. Sara è protagonista ma anche coro, è personaggio ma anche molteplicità di personaggi, ed è a un tempo diversa e identica a Maria. Il momento dell’incontro tra queste due donne che sono due e una al tempo stesso, segna un contatto insolito tra due termini in realtà simili: “teatro” e “miracolo”. Le due donne si fondono una nell’altra, poiché risulta evidente che i due destini sono in realtà un unico destino. Luca Doninelli - Appunti sulla lingua teatrale di Roberto Cavosi Bella e forte la prova di Maddalena Crippa. La quale con la sua sicura, quasi brusca gestualità e la sua pastosità vocale tutta lombarda è riuscita a cogliere il ritmo del martirio drammatico della protagonista. Ottimo anche Francesco Colella nel ruolo del marito di Sara. E oltre Carlotta Viscovo, efficaci Raffaella Tagliabue, Stefania Medri e Francesca Mària in funzione di coro femminile, cioè le donne di Seveso da Rifici “trattate” come le donne di Canterbury dell’Eliot di Assassinio nella cattedrale. Domenico Rigotti - Hystrio  
   
 

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