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Notiziario Marketpress di
Martedì 15 Gennaio 2013 |
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UMBRIA, SICUREZZA STRADALE: IL RITARDO DELL´ITALIA IMPONE LA NECESSITÀ DI LEGGI REGIONALI
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Perugia, 15 gennaio 2013 - I dati sulla sicurezza stradale in Italia indicano chiaramente il nostro ritardo rispetto ai grandi Paesi dell´Unione europea, da qui la necessità di una svolta radicale in materia, a livello di infrastrutture e di investimenti, oltre all´urgenza da parte delle Regioni di legiferare nell´ambito delle proprie competenze. Lo sostiene l´assessorato alla sicurezza stradale della Regione Umbria evidenziando che per questo l´Umbria ha già predisposto una prima bozza di legge in materia. L´italia - prosegue - stenta a tenere il passo dei Paesi più sviluppati dell´Unione europea e il ritardo di sicurezza stradale accumulato nella seconda metà degli anni ´90, e mantenuto in tutto il decennio successivo, si traduce in un tasso di mortalità più che doppio rispetto ai Paesi con le migliori performance di sicurezza stradale (Svezia e Regno Unito) e più alto del 50% rispetto ai livelli di mortalità dei Paesi che oggi occupano le posizioni di eccellenza tenute dall´Italia negli anni ´80 e ´90. In Italia negli ultimi dieci anni (2001-2010) il numero di morti per incidenti stradali - ricordano dall´assessorato - si è ridotto del -42,4% (-3.006 morti) e quello dei feriti si è ridotto del -18,9% (-70.551 feriti). I dati mostrano chiaramente che l´Italia non ha raggiunto l´obiettivo di riduzione della mortalità indicato dalla commissione europea (-50% entro il 2010) e, cosa più importante, che la riduzione del numero di morti è sensibilmente più bassa della riduzione media dei Paesi della Ue15 (l´Unione europea prima degli ultimi allargamenti) che possono essere confrontati con l´Italia per livello di reddito e per sviluppo del sistema infrastrutturale e dei trasporti. Questi infatti, nel complesso, registrano una riduzione di mortalità pari a -48%. Apparentemente si tratta di uno scarto contenuto - sostengono all´assessorato, ma i suoi effetti sul lungo periodo sono stati assolutamente rilevanti: l´Italia che negli anni ´70 e ´80 si era sempre collocata tra il quarto e il settimo posto nella graduatoria di sicurezza dei quindici Paesi più sviluppati della Unione europea, tra il 1995 e il 2000 comincia a perdere posizioni. Nel 2000 si colloca in 9° posizione, e la mantiene per il quadriennio successivo, nel 2006 precipita nella 13° posizione (in questo anno solo il Belgio e la Grecia presentano tassi di mortalità superiori a quello italiano), risale non oltre la 10° posizione nel 2009 ma torna a scendere alla 11° posizione nel 2010 quando solo la Grecia, il Portogallo e il Belgio - concludono - registrano tassi di mortalità più elevati di quello italiano. |
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