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Notiziario Marketpress di
Lunedì 11 Marzo 2013 |
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IN ITALIA LA GINECOLOGIA IN CRISI: LE RICHIESTE DEGLI ESPERTI LA LEGGE ITALIANA NON APPOGGIA GLI SPECIALISTI DEL PARTO, SENZA ASSICURAZIONI E SENZA TUTELA LEGALE
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Roma, 11 marzo 2013 - Ginecologia, la situazione in Italia è sempre più grave: si è discusso di questo durante il 1° Convegno Ginecologico promosso dalla Clinica Villa Pia a Roma presso il Marriott Hotel sul “Il Percorso nascita”, che ha riunito oltre 300 specialisti ginecologi, ostetrici neonatologi, anestesisti a confronto, nonché altri professionisti, avvocati e magistrati. Il recente Decreto Balduzzi, convertito in legge, ha lasciato diverse problematiche aperte. Innanzitutto di costituzionalità: un decreto che impone l’obiettivo dell’urgenza non disciplina realmente la responsabilità medica. L’assenza di un’assicurazione obbligatoria per le strutture lasciando scontenti professionisti e pazienti, e non c’è la possibilità di monitoraggio del rischio dell’evento avverso. “Il professionista è costretto a ricorrere ad una propria polizza – spiega Vania Cirese, rappresentante legale Aogoi, Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani - in quanto la struttura non ne fornisce più, perché l’obbligatorietà è stata sancita solo per il singolo, e noi contiamo ormai tantissime strutture che non si assicurano. Il costo è molto elevato, fino a 18mila euro. Sono due i tipi di polizza: quella per i danni al paziente e quella a tutela legale. C’è, di conseguenza, necessità di avvocati specialisti della materia, che sono ancora purtroppo carenti”. L’85% degli eventi avversi non è addebitabile al singolo medico o all’equipe, ma a carenze strutturali, sebbene la struttura non compare mai ad un processo. E quindi il medico si vede esposto in una situazione delicatissima, piena di responsabilità, nella più completa precarietà. “Con la situazione legale attuale – prosegue Vania Cirese - il paziente potrebbe opporsi un numero infinito di volte alla richiesta del Pubblico Ministero che scagiona da ogni colpa il medico. Come una spada di Damocle che potrebbe pendere sull’ostetrico o sul ginecologo anche per decenni. Ma si dovrebbe anche evitare di rendere pubblico il nome del medico, soprattutto quando le indagini, sia civilistiche che penali, non sono ancora concluse”. “Urgono tre tipi di provvedimento – sottolinea il Prof. Riccardo Ingallina, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia di Villa Pia e Presidente del Convegno - un accorgimento tecnico affinché si possano attuare verifiche e controlli negli ospedali che possano evitare gli eventi avversi. Poi un provvedimento giuridico, per cui chiediamo che venga analizzata con maggiore attenzione la questione della lite temeraria, per contrattaccare nel penale con una controdenuncia e nel civile con un’azione riconvenzionale. Infine chiediamo un provvedimento legislativo, per cui occorre ridefinire l’atto medico, che deve essere considerato curativo e non doloso in partenza. E si deve stabilire anche un tetto massimo di risarcimento. Concludiamo, ovviamente, con la richiesta dell’assicurazione per le strutture. Se ciò non dovesse verificarsi, la probabilità di un nuovo sciopero sarebbe scontata”. Una situazione complessa, che richiede un intervento urgente: questa potrebbe comportare un considerevole ricorso alla medicina difensiva, provocando un aumento dei parti cesarei che costerebbero mille euro in più rispetto a quelli spontanei, e causando diagnostica superflua. |
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