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Notiziario Marketpress di
Lunedì 11 Marzo 2013 |
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MAMMA DOPO UN TUMORE: LA PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ
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Roma, 11 marzo 2013 - I progressi dei trattamenti oncologici con i moderni protocolli di chemio e radioterapia hanno migliorato i tassi di guarigione delle bambine e delle giovani donne affette da neoplasia Le pazienti, una volte guarite e terminate le terapie riprendono i loro progetti e la maternità quasi sempre rientra nei loro desideri. La preservazione della fertilità rappresenta un problema clinico da oltre 20 anni. In tessuti a rapida riproduzione, quali il midollo osseo o l’intestino, il danno citotossico della chemioterapia e della radioterapia è spesso reversibile, mentre a livello ovarico, dove il numero di cellule germinali è limitato e predeterminato alla nascita, esso è progressivo e talvolta irreversibile. Fra le pazienti sottoposte a trattamenti oncologici la sterilità è uno degli effetti collaterali più importanti da considerare. Diversi studi hanno dimostrato come i disagi psicologici legati all’infertilità peggiorino la qualità di vita dopo la guarigione Sebbene l´esatto meccanismo d’induzione del danno ovarico causato dai chemioterapici non sia del tutto noto, la riduzione del potenziale riproduttivo dopo i trattamenti oncologici dipende dall’età della paziente, dai farmaci e dai dosaggi utilizzati oltre che dai trattamenti chirurgici ed attinici. Oggi le strategie che si possono offrire alle donne a rischio di danno ovarico irreversibile al fine di salvaguardare la fertilità sono molteplici: 1) la trasposizione ovarica, la paziente prima di essere sottoposta ad una radioterapia pelvica viene sottoposta ad una laparoscopia; durante l’intervento chirurgico le ovaio vengono spostate (trasposte) dalla loro sede in modo da non essere raggiunte dalle radiazioni 2) la soppressione della funzione ovarica con agonisti del Gnrh, farmaci che “mettono a riposo “ le ovaie determinando una situazione momentanea simil menopausale. 3) la criconservazione ovocitaria di ovociti maturi dopo stimolazione ormonale e prelievo ovocitario o di ovociti immaturi 4) la crioconservazione del tessuto ovarico. Frammenti di corticale ovarica prelevati durante un intervento laparoscopico vengono congelati e successivamente reimpiantati quando si desidera una gravidanza. Ciascuna di queste strategie garantisce diversi livelli di efficacia a fronte di vari livelli di invasività delle procedure e di rischi associati Al momento non esistono dei protocolli terapeutici standardizzati ma ogni paziente deve essere valutata al fine di evidenziare in base alle sue necessità quale sia la tecnica di preservazione più adeguata. La possibilità di preservare la fertilità, spesso non è considerato da pazienti e familiari. La complessità delle informazioni fornite, unite all’ansia per la patologia e al fatto che spesso il desiderio riproduttivo non è mai stato affrontato in precedenza, limita la possibilità di prendere delle decisioni pienamente consapevoli. E’ dunque importante la creazione di una equipe multidisciplinare in grado di collaborare per offrire indicazioni e soluzioni rapide e adeguate a chi deve affrontare A cura di Giorgia Mangili Ginecologia Oncologica - Preservazione della fertilità in oncologia - Ospedale San Raffaele Milano Direttore Professor Massimo Candiani questo percorso. |
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