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Notiziario Marketpress di
Martedì 19 Marzo 2013 |
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TRENTINO E PALESTINA: UN IMPEGNO PER APPROFONDIRE LE COLLABORAZIONI
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Trento, 19 marzo 2013 - Cooperazione
e ricerca scientifica: questi i temi emersi dai colloqui avuti nei giorni
scorsi in Palestina, a Ramallah, dal presidente della Provincia autonoma di
Trento Alberto Pacher con i ministri all´agricoltura e al lavoro dell´Autorità
palestinese Wallid Assaf e Ahmed Madjalani, e con il consigliere del presidente
Abu Mazen, Nehmer Hammad. Il settore dove la collaborazione potrebbe dare
maggiori frutti è quello agricolo, vitale per l´economia della Cisgiordania. Da
un lato, la Palestina considera preziose le competenze della Fondazione Mach,
soprattutto nel campo della genetica. Dall´altro, vi è un forte interesse per
l´esempio della cooperazione trentina, nell´ambito del credito così come in
quello della commercializzazione. Al termine della breve visita, il presidente
Pacher ha siglato con il ministro all´agricoltura un accordo che impegna
Trentino e Palestina ad approfondire le relazioni, coinvolgendo San Michele e
la Federazione trentina della cooperazione. Fra le azioni possibili: formazione
di personale palestinese, collaborazione con il centro di ricerca in campo
agricolo di Al Arroub, presso Hebron, sostegno alla realizzazione di un
laboratorio di analisi della produzione locale, la cui assenza costituisce un
elemento di ulteriore freno all´export palestinese, che si somma a quelli
creati dalla politica.
"Una visita che ci ha consentito di confermare ed approfondire
ulteriormente l´amicizia fra i trentini e il popolo palestinese, partendo da
ciò che, in Palestina, ci chiedono con maggiore forza: non tanto aiuti
finanziari ma un sostegno all´agricoltura, sul piano scientifico e della
formazione, e alla diffusione del modello cooperativo, con un´attenzione
particolare alle nostre casse rurali". Così il presidente Alberto Pacher,
rientrato stanotte dalla Terrasanta, ha commentato l´esito della visita svoltasi
nei giorni scorsi in Cisgiordania, a cui hanno partecipato anche il consigliere
provinciale Michele Nardelli, referente del Forum trentino per la pace, il
rappresentante dell´autorità palestinese in Italia, Ali Rashid e il presidente
della cantina Pravis, Mario Zambarda.
Al centro dei colloqui l´agricoltura. Per la Cisgiordania, grande circa
come il Trentino, ma con una popolazione 10 volte più numerosa, ed un reddito
medio di 800 euro (a fronte di un costo della vita in linea con quello
europeo), è naturalmente di vitale importanza. La situazione politica ne limita
fortemente le potenzialità: anche nei territori su cui formalmente è l´autorità
palestinese ad essere sovrana (la Palestina è divisa in zone A, B o C a seconda
del grado di "autonomia" di cui godono) i vincoli posti da Israele
sono moltissimi, e vanno da divieto di scavare pozzi o di produrre energia ai
limiti "fisici" creati dal muro che separa i due popoli, e che
serpeggia attraverso tutta la Cisgiordania (in quanto all´enclave di Gaza,
l´altro "spezzone" dell´entità palestinese, essa è attualmente la
zona più densamente popolata del mondo, e già questo aiuta a capire gli enormi
problemi che deve affrontare).
Anche in un contesto così difficile, però, esistono margini di
miglioramento. La ricerca genetica, ad esempio, per coltivare varietà migliori
e più resistenti ai parassiti, anche senza l´aiuto della chimica. Disporre di
un laboratorio di analisi sarebbe ugualmente importante, perché consentirebbe
di effettuare sulle merci le analisi necessarie per esportare secondo standard
riconosciuti internazionalmente. E poi, è necessario irrobustire la filiera:
dal credito rurale alla commercializzazione, le opportunità offerte dal modello
cooperativo sono molteplici. "Vogliamo un´economia che produca, non
un´economia assistita - ha sottolineato a questo proposito il ministro Assaf -
, per questo guardiamo con molto interesse al Trentino, che ho visitato
personalmente un paio di anni fa. A Gaza è necessario intervenire
massicciamente con gli aiuti, ma in Cisgiordania possiamo puntare su una
politica che incentivi la crescita economica. Per noi però è vitale stringere
collaborazioni, non rimanere isolati".
In Palestina c´è un settore in particolare nel quale la collaborazione
con il Trentino è già feconda: si tratta di quello vitivinicolo. Nel corso
della sua visita Pacher ha inaugurato la cantina di Aboud, piccolo centro di
2000 abitanti, per metà musulmani e per l´altra metà cristiani, nei pressi
della capitale amministrativa Ramallah. In queste terre si produceva il vino
già prima dei Romani. In seguito questa tradizione si è persa - anche per
l´arrivo dell´Islam, che vieta il consumo di alcol - e la viticoltura si è
orientata quasi esclusivamente alla produzione di uva da tavola. Adesso, però,
essa sta lentamente rinascendo. "Motore" di questo sviluppo la
cantina del convento dei salesiani di Cremisan, a Beit Jalla, che ha iniziato
già nel 2009, in seguito a una mozione del Consiglio provinciale, una
collaborazione con la Fondazione Mach di San Michele all´Adige . Aboud, con la
sua produzione per ora modesta - 4000 bottiglie di "vino di Cana"
all´anno - è parte di una rete di piccoli produttori che, anche grazie anche al
successo di Cremisan (che presenterà quest´anno al Vinitaly tre produzioni
autoctone, delle 39 varietà isolate grazie a San Michele) sta acquistando
fiducia. Oggi dopo le olive l´uva è la seconda coltura in Cisgiordania. Solo il
5% però diventa vino: la gran parte viene consumata come uva da tavola, o
utilizzata per produrre succhi, dolci e altro. Diverse varietà di vigneti sono
state letteralmente "scoperte" da San Michele: 17, in particolare,
quelle che fanno capo alla cantina Cremisan e che prima erano sconosciute. Per
alcune specie, inoltre, grazie alla cooperazione scientifica in corso, la
produzione è aumentata anche del 25-30%.
Ciò spiega l´interesse nei confronti del Trentino del centro di Al
Arroub, presso Hebron, il più prestigioso della Palestina, dove fra gli altri
si è laureato anche l´attuale ministro all´agricoltura giordano. Il centro
funziona esattamente come quello di San Michele, dividendosi fra attività di
formazione e attività di ricerca, e appoggiandosi a 7 stazioni sperimentali che
lavorano in rete, 5 in Cisgiordania e 2 a Gaza, ognuna specializzata su un
settore (viticoltura, orticoltura, produzione di grano e così via). Il centro
venne creato all´epoca del mandato britannico su queste terre; dal ´95 esso si
è ulteriormente ampliato, cercando di dare all´agricoltura palestinese quella
competitività che, se messa a confronto ad esempio con quella israeliana, non
può avere, per l´enorme divario esistente fra le due realtà (per incentivi
pubblici, uso delle tecnologie, capacità di penetrazione sui mercati esteri).
Molte le possibilità per approfondire la collaborazione, fra cui soggiorni di
ricercatori e di "quadri" palestinesi in Trentino, ma anche scambio
di conoscenze e know how, perché, come sottolineato dal presidente Pacher,
"il può crescere grazie a voi e alla vostra esperienza". Due esempi
fra i tanti: il patrimonio di conoscenze presente in Palestina nel settore
delle erbe medicinali e l´uso di piante - come l´Inula viscosa - per tenere
lontani insetti e funghi.
Nel corso della missione, infine, c´è stato anche il tempo per una
breve visita al centro sociale di Beit Jalla, realizzato anch´esso con il
sostegno della solidarietà trentina e diventato un punto di riferimento
importante soprattutto per i giovani, con attività che spaziano dalla danza al
teatro allo sport. Il centro, dove opera un´animatrice proveniente dal Trentino,
organizzerà un festival delle arti nel corso dell´estate e ha invitato i
giovani della provincia a partecipare. La delegazione si è recata inoltre alla
Fondazione Giovanni Paolo Ii, a Betlemme, che ha visitato assieme ad una guida
d´eccezione, padre Ibrahim Faltas, frate francescano, già custode della
basilica della natività di Betlemme e oggi responsabile economo della custodia
di Terrasanta, di cui si ricorda fra l´altro il prezioso ruolo di mediazione
svolto nel 2002, in occasione della seconda Intifada e dell´occupazione
israeliana.
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