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Notiziario Marketpress di
Martedì 02 Aprile 2013 |
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MOSTRA: “SONG OF MYSELF” DAVID ADAMO, SOPHIE BUENO-BOUTELLIER, GIANNI CARAVAGGIO, JASON MARTIN, GIANNI PIACENTINO, DAN SHAW-TOWN ROMA: 28 MARZO SABATO 11 MAGGIO 2013.
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Roma, 2 aprile 2013 - Song of
myself è il nome del poema che dà il titolo a una mostra concepita per
valorizzare il concetto di ripetizione nella creazione artistica. Una
regolarità che dà luogo a un principio, a un
segno che ci permette di identificare, nella pletora di produzioni, lo
stile di un artista.
Quella che Jean-étienne Dominique Esquirol definì monomania altro non
è, artisticamente parlando,
che lo zelo estremo e l’interesse ossessivo per un soggetto, un colore,
un’idea. Paul Cézanne, per
esempio, dedicò una vita intera all’intima raffigurazione del paesaggio
dominato dal Mont Saint-
Victoire nella costante, testarda ricerca di perfezione, permanenza,
soddisfazione personale.
Qualche decennio dopo, Piet Mondrian rifiutò categoricamente di ritrarre
la natura nel suo essere
mutevole e instabile contrapponendo a essa il motivo razionalista di
linee e colori che sarebbe
diventato eterno, indistinguibile. Monomania, dunque, come mezzo di
auto-promozione e
formazione della propria identità. Nell’adottare un sistema di segni
definiti e di un linguaggio ben
riconoscibile, si cela il desiderio di validità e il bisogno di trovare
autorità nella produzione artistica.
Nell’adottare un sistema di segni definiti e di un linguaggio ben
riconoscibile, si cela il desiderio di
validità e il bisogno di trovare autorità nella produzione artistica.
Il tema della ricerca dell’identità attraverso la ripetizione
ossessiva, monomaniacale, talvolta
sofferente del gesto introduce il concetto di rituale come forma di conoscenza
interiore, la cui
funzione, qui intesa a livello sociale e antropologico, è quella di
confermare il valore e il contenuto
del processo artistico. Motivati dalla passione/ossessione per
un’azione o un concetto, gli artisti
presentati esplorano attraverso i mezzi della pittura e della scultura,
la nozione di reiterazione del
gesto nel tempo e la relativa importanza nell’affermazione
dell’identità visiva dell’artista.
Erede dell’action painting, Jason Martin (1970, Jersey, Uk) concretizza
l’idée fixe nella realizzazione
di dipinti monocromi su un fondo in alluminio, dove l´atto fisico della
pittura stessa diviene il
soggetto dell’opera. All’azione, David Adamo (1979, Rochester, Usa)
contrappone la dimensione
teatrale del processo scultoreo, cifra stilistica dei suoi interventi.
Dimensione processuale e forma in
divenire sono i punti fissi e distintivi del lavoro di Gianni
Caravaggio (1968, Rocca S.giovanni,
Italia), che indaga le potenzialità evocative dell’immagine – sia essa
scultorea o un disegno –
definendola come un ‘seme’, un elemento generativo. Monomania come zelo
estremo è ciò che
caratterizza il lavoro di Gianni Piacentino (1945, Coazze, Italia) a
metà strada tra Arte Povera e
Minimalismo. Fedele a un’idea di dinamismo e velocità di stampo futurista,
i suoi progetti –
aeroplani, motociclette, monocicli e automobili – mostrano
un’attenzione maniacale ai dettagli e
un’elevata tecnica artigianale. Più concentrato su un’estetica di
background, Dan Shaw-town
(1983, Huddersfield, Uk) espande il proprio interesse, mostrando nei
suoi ultimi lavori da un lato il
processo manuale di creazione di un’opera; dall’altro la sua valenza
esaustiva come punto di sosta
finale. Sophie Bueno-boutellier (1974, Tolosa, Francia) rielabora in
chiave moderna le teorie del
movimento spazialista. L’artista utilizza la tela per creare
costruzioni tridimensionali in cui il rituale
del gesto contribuisce alla definizione della formalizzazione
dell’opera d’arte nonché
all’acquisizione di un elemento caratterizzante tipico di ciò che è
duraturo nel tempo.
Roma, galleria: unosunove.
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