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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 10 Aprile 2013 |
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IN TOSCANA FUSIONE DI 16 COMUNI E LAVORI IN CORSO IN ALTRI 18. RIFORME CONTAGIOSE E DAL BASSO, CON INCENTIVI REGIONALI
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Firenze, 10 aprile 2013 – “Uno
più uno fa tre”. E’ lo slogan scelto dall’Anci Toscana, l’associazione dei
Comuni, per sostenere il sì ai referendum consultivi che già aprile potrebbero
portare quattro coppie o gruppi di Comuni toscani a fondersi. Uno più uno non
fa due. Ed è vero. La fusione ha infatti un valore aggiunto: il Comune unico,
spiegano tutti, costa di meno e serve di più. Quattordici comuni andranno al
voto il 21 e 22 aprile, due a giugno ed altri diciotto, lavori in corso
permettendo, forse in autunno. Così, dal prossimo anno, nella Toscana dei
campanili dove i campanili sono comunque meno che in altre regioni, potrebbero
estinguersi dagli 11 ai 21 Comuni: non più 287, ma 276 o 266.
Incentivi dalla Regione fino a 1 milione l’anno-
“La Regione incentiva le fusioni, che aiutano a risparmiare nella
gestione dei servizi” ricorda l’assessore ai rapporti con gli enti locali
Vittorio Bugli, che ha partecipato alla conferenza stampa che si è svolta
stamani nella sede dell’Anci Toscana a Firenze. Il Consiglio regionale ha di
recente aumentato gli incentivi previsti due anni fa dalla legge di riforma
delle autonomie locali. Ogni Comune che si fonde può contare oggi su 250 mila
euro l’anno di maggiori contributi regionali, fino ad un massimo di un milione
di euro per fusione: per cinque anni. A questi si aggiungono i finanziamenti
dello Stato, che variano a seconda della popolazione ma sono comunque il 20 per
cento dei trasferimenti erariali che gli stessi Comuni potevano vantare nel
2010. Ma soprattutto i Comuni fusi saranno esenti per tre anni dal patto di
stabilità.
“Tutto questo dà una svola agli investimenti di queste amministrazioni”
annota ancora l’assessore, in tempi in cui, per ammissione degli stessi
sindaci, gli investimenti dei Comuni sono bloccati o ridotti al lumicino.
Soprattutto nei Comuni più piccoli. Bugli fa poi una considerazione più
generale sulle riforme e la politica. Davanti ha la cartina con i Comuni che
stanno lavorando alla fusione. “E’ la dimostrazione – dice – di come in
Toscana, zitti zitti e al di là dei tanti discorsi che si fanno altrove, le
riforme istituzionali si sono fatte e si stiano facendo davvero: sostenute
dalla Regione ma principalmente con questa spinta dal basso, partite dalla
gente e più spesso dai consigli comunali, appoggiate da maggioranza e
opposizione”. “Spero – conclude Bugli – che tutte le fusioni in corso si
concludano positivamente: anche quella degli otto comuni dell’Elba, la più
delicata”. La sola non richiesta all’unanimità dai consigli comunali coinvolti
ma con una raccolta di firme. “Parteciperemo perché la cosa vada in porto, ma
sono fiducioso” dice l’assessore, che poi annuncia tra i prossimi impegni di
voler mettersi al lavoro sui confini dei vari ambiti per renderli omogenei e
coerenti anche rispetto alle fusioni e alle nuove unioni.
Dove si vota. Qualche numero -
Il 21 e 22 aprile quattordici Comuni chiameranno al voto gli abitanti
maggiorenni, compresi stranieri della Ue ed extracomunitari residenti da almeno
cinque che hanno fatto domanda. Si tratta di un referendum consultivo, senza
alcun quorum per la validità. Si vota a Figline e Incisa Valdarno in provincia
di Firenze, che tre anni fa sono stati i primi ad avviare questo percorso poi
emulato da altri, per formare un nuovo comune di oltre 23 mila abitanti Si vota
a Castelfranco di Sopra e Pian di Scò in provincia di Arezzo (9.616 abitanti),
a Fabbriche di vallico e Vergemoli a Lucca (848 abitanti) e a Campo nell’Elba,
Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Portoferraio, Porto Azzurro, Rio
nell’Elba e Rio Marina all’isola d’Elba (32.177 residenti). Se i cittadini
daranno il via libera e il Consiglio regionale sancirà poi la fusione sono
dieci Comuni ed altrettanti sindaci in meno, 16 assessori contro 44, 56
consiglieri contro 186. L’irpet ha calcolato, tra economie di scala e costi
della politica, un risparmio di 600 mila euro l’anno, che potrebbero crescere
con la riduzione, negli anni successivi, di parte del personale. Solo per
Incisa e Figline Valdarno si libereranno 27 milioni bloccati di investimenti
bloccati dal patto di stabilità e 12 milioni e 700 mila euro, in dieci anni,
saranno gli incentivi statali e regionali.
A giugno sarà poi la volta di Castel San Niccolò e Montemignaio (3.369
abitanti). Poi ad autunno potrebbe toccare a Scarperia e San Piero a Sieve
(12.197 abitanti), Crespina e Lorenzana (5.353 abitanti), Gaiole e Radda in
Chianti (4.517 abitanti), Sillano e Giuncugnano (1.172 abitanti), Aulla e
Podenzana (13.612), Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese (10.830),
Vaiano e Cantagallo (13.200), Suvereto e Campiglia Marittima (16.332). In
questi casi l’iter per l’indizione del referendum è ancora da completare. In
tutto sono coinvolte nove province su dieci: l’unica esclusa è Grosseto.
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