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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 10 Aprile 2013 |
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IL SETTORE ESTRATTIVO IN ITALIA VALE 40 MILIARDI 1574 IMPRESE ATTIVE SUL TERRITORIO PER UN VALORE CORRISPONDENTE A QUASI IL 2% DEL PIL ITALIANO. SONO I NUMERI DEL SETTORE DELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE IN ITALIA, PRESENTATI OGGI ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA
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Milano, 10 aprile 2013 – 1574 imprese,
di cui il 99,5% di dimensioni da piccolissime a medie, con un giro d’affari che
si aggira intorno ai 40 miliardi, pari al 2% del Pil. Sono le dimensioni del
settore dell’industria estrattiva italiana. I dati sono stati presentati questa
mattina, presso l’Università degli Studi di Milano-bicocca, e fanno parte della
ricerca “Il settore estrattivo in Italia. Analisi e valutazione delle strategie
competitive per lo sviluppo sostenibile” condotta dal Criet, Centro di Ricerca
Interuniversitario in Economia del Territorio con sede all’Università di
Milano-bicocca.
Quando si parla di settore estrattivo
di solito si tende a ritenere che ad esso facciano riferimento solo risorse
quali petrolio, carbone, gas naturale e metalli preziosi, da sempre oggetto di
maggiore attenzione pubblica. Tuttavia, nel settore estrattivo sono ricomprese
anche le attività connesse all’estrazione di materie prime non energetiche che
rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo economico di ogni Paese.
Come ha affermato l’Ing. Domenico
Savoca, dirigente della Regione Lombardia e coordinatore del Comitato Strategico
Operativo del Laboratorio Materie Prime, “La ricerca condotta da Criet ha il
grande valore di tracciare un quadro organico del settore delle attività
estrattive non energetiche in Italia e, in particolare, delle diverse aree di
affari che lo compongono.”
La ricerca si è composta di tre fasi
fondamentali, tra loro interconnesse: un’analisi economico-finanziaria delle
imprese del settore, con l’obiettivo di valutare i livelli di redditività, di
solidità patrimoniale e della situazione di equilibrio finanziario; l’analisi
competitiva del settore, sviluppata attraverso un’indagine quantitativa sulle
imprese, finalizzata a delineare il posizionamento strategico e i fattori chiave
di successo delle imprese di settore; infine, l’analisi delle best practices,
mediante interviste dirette ad imprenditori di rilievo, per individuare quali
siano le condotte strategiche e i modelli di business adottati dalle imprese di
successo.
Dalla ricerca nel suo complesso, emerge
come nel nostro Paese il settore non solo sia attivo, ma mediamente generi un
volume d’affari annuo pari a 4 miliardi di euro. Il settore acquisisce maggior
rilevanza specie se si considera il fatturato dell’intera filiera: il giro
d’affari prodotto dalle 1574 imprese attive sul territorio si attesta infatti a
un valore di 40 miliardi di euro corrispondente a quasi il 2% del Pil italiano.
Con riferimento alla dimensione aziendale, il settore è composto per il 74,5% da
micro imprese, il 22% da piccole, il 3% da medie e soltanto lo 0,5% sono grandi
(dati 2011). Le attività estrattive si concentrano per lo più nel Nord Italia,
con una considerevole importanza della Lombardia sia per numero di aziende che
per fatturato prodotto. Dal punto di vista dei materiali, sono “ghiaie, sabbie,
argille e caolino” (50,5%) e “pietre ornamentali e da costruzione, calcare,
pietra da gesso, creta e ardesia” (40,5%) le materie prime che vengono estratte
in modo preponderante.
Dai dati di bilancio ufficiali il
settore appare in contrazione per la progressiva diminuzione dei ricavi di
vendita – la variazione negativa nel 2011 si assesta al mezzo punto percentuale
– e degli utili (-18,83% rispetto all’anno precedente).
I principali indici (Tabella 1) mostrano comunque un accettabile
“stato di salute” del settore estrattivo in senso stretto, con riferimento alla
situazione di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. La situazione
appare decisamente più critica per quelle imprese che si sono integrate a valle
nella filiera; seppur tale settore appaia in equilibrio dal punto di vista
finanziario, l’utile del 2011 è calato del 71,46% rispetto all’anno precedente e
gli indici di reddittività mostrano una perdita di competitività del settore.
Tabella 1 – Analisi economico-finanziaria settore estrattivo a livello
nazionale
|
Settore
estrattivo in senso stretto |
Settore
estrattivo integrato a
valle |
|
2010 |
2011 |
Var
% |
2010 |
2011 |
Var
% |
Roe
(%) |
1,71 |
1,45 |
-15,20% |
2,07 |
0,61 |
-70,53% |
Roi
(%) |
2,34 |
2,43 |
3,85% |
2,32 |
0,66 |
-71,55% |
Ros
(%) |
4,40 |
4,57 |
3,86% |
4,55 |
1,30 |
-71,43% |
Ebitda/vendite
(%) |
11,78 |
11,70 |
-0,68% |
14,09 |
12,36 |
-12,28% |
Oneri
finanziari/Fatturato (%) |
2,04 |
2,37 |
16,18% |
2,87 |
3,17 |
10,45% |
Indice di
liquidità |
0,85 |
0,86 |
1,18% |
1,03 |
1,10 |
6,80% |
Indice di
disponibilità |
1,13 |
1,13 |
0,00% |
1,40 |
1,49 |
6,43% |
Indice copertura
immobilizzazioni |
1,01 |
1,01 |
0,00% |
1,05 |
1,07 |
1,90% |
Rapporto di
indebitamento |
2,54 |
2,61 |
2,76% |
2,13 |
2,10 |
-1,41% |
Indice
indebitamento a breve |
0,70 |
0,69 |
-1,43% |
0,50
|
0,48 |
-4,00% |
Fatturato
(M€) |
3.312,76 |
3.296,22 |
-0,50% |
8.170,73 |
7.772,42 |
-4,87% |
Risultato di
esercizio (M€) |
41,84 |
33,96 |
-18,83% |
153,45 |
43,80 |
-71,46% |
Fonte:
elaborazione su dati
Aida
L’analisi competitiva del settore, condotta
attraverso la somministrazione di un questionario erogato a 658 imprese, mostra
come il settore estrattivo sia caratterizzato da un elevato grado di radicamento
territoriale, strutture organizzative semplici, partecipazione diretta della
proprietà al governo e alla gestione d’impresa, comportamenti strategici
informali e interesse verso opzioni di internazionalizzazione solo nel caso dei
produttori di pietre ornamentali.
“In particolare – aggiunge Angelo Di Gregorio,
direttore di Criet – dall’indagine competitiva è emerso come le imprese abbiano
una ridotta consapevolezza dei propri punti di forza, e abbiano una limitata
percezione delle opportunità presenti sul mercato, quali ad esempio quelle offerte dalle
iniziative eco-sostenibili; infine, risulta come le imprese attribuiscano una
scarsa importanza alla fase di pianificazione strategica, intesa
come processo consapevole. Sono infatti
molteplici le aziende che competono senza aver delineato una propria strategia,
finendo così col subire le pressioni ambientali”.
“A fronte delle criticità del settore evidenziate –
conclude l’Ing. Franco Terlizzese, direttore generale presso il Ministero
Sviluppo Economico, Direzione Risorse Minerarie ed Energetiche – sono ipotizzabili alcune aree di intervento e
di miglioramento. Ad esempio investimenti in attività di comunicazione e nella
capacità di sviluppare relazioni in ambito internazionale. Sono altresì
importanti la definizione dei gap della filiera, per
esporre esigenze e fabbisogni delle imprese all’attenzione dei ministri
competenti, e il rafforzare il partenariato tra Governo ed imprese, ma
certamente anche il tema dello sviluppo e l’impegno delle aziende italiane nel
riciclo e nei progetti di “mining sostenibile” nell’ambito dell’impegno comunitario con
riferimento all’Eip – European Innovation Partnership”. |
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