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Notiziario Marketpress di
Lunedì 13 Maggio 2013 |
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SONDAGGIO COMUNE-EUROPE DIRECT FIRENZE: LA CRISI DELL’EURO HA RAFFORZATO I SENTIMENTI ANTI-UE MA SOLO UN FIORENTINO SU QUATTRO PENSA CHE SAREBBE MEGLIO USCIRE DALL’UNIONE.
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Firenze, 13 maggio 2013 - La crisi dell’euro ha rafforzato i sentimenti anti-Unione Europea sia in Italia sia negli altri stati membri, e l’avvento dell’euro sembra aver creato diversi problemi alla vita degli italiani; tuttavia, la maggior parte di essi ritiene che si tratti di un ‘male necessario’: solo uno su quattro pensa che sarebbe meglio uscire dall’Unione. E’ quanto emerge dal sondaggio ‘L’europa nel tempo della crisi. Il sentimento europeo dei cittadini di Firenze’ presentato l’ 8 maggio dall’assessora alle politiche europee Cristina Giachi all’incontro pubblico organizzato dal Comune insieme a Università degli Studi, Ordine dei Giornalisti della Toscana e Associazione Younet nell’ambito del Festival d’Europa. Al Suc de Le Murate giornalisti locali della carta stampata e del settore radio-televisivo, blogger, esperti di comunicazione, docenti universitari si sono confrontati per discutere sul tema della comunicazione europea, delinearne le criticità in ambito locale, prospettare nuove soluzioni per contribuire a colmare il gap di comunicazione tra Unione e cittadini. A Firenze, la prima indagine sul tema dell’Europa Unita era stata effettuata per conto del Centro Europe Direct nel 2005, in seguito al grande allargamento del 2004 che ha visto l’entrata, nell’Unione Europea, di sette nuovi stati (Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia). L’obiettivo dell’indagine del 2005 era ‘fotografare’ l’idea maturata dai fiorentini nei confronti dell’Unione ed il loro grado di informazione sulle politiche comunitarie. Nel 2012 è stata condotto un nuovo sondaggio che conteneva alcune domande del vecchio questionario, così da rendere possibile un confronto diretto; altre sono state invece eliminate perché non più attuali. «Il campionamento – ha spiegato l’assessora Giachi - è avvenuto partendo dall’identificazione della popolazione di riferimento, ovvero i residenti nel comune di Firenze alla data del 31 ottobre 2012, e successivamente dell’universo di selezione, composto da tutti coloro che hanno un’età uguale o superiore ai 18 anni». Dall’anagrafe della popolazione residente, è stato estratto un campione stratificato di 800 individui con relative sostituzioni». «Alla luce della crisi economica mondiale che ha portato una profonda depressione in Europa – ha aggiunto – è comprensibile attendersi un calo del consenso verso l’Unione Europea. Tra i fiorentini, in particolare, pare prevalere un sentimento di disillusione: i risultati dell’ultimo sondaggio hanno rivelato che dal 2005 a oggi è notevolmente diminuito l’entusiasmo (8,7%; -31,6%), ma che, allo stesso tempo, in pochi pensano che uscire dall’Europa porterebbe beneficio al nostro paese, infatti il 62,4% esprime fiducia nei confronti dell’Unione. Poca stima viene invece espressa nei confronti dei leader politici: il 37,4% dei cittadini ritiene che nessun capo di Stato europeo sarebbe davvero in grado di rilanciare un legame politico, sociale ed economico tra gli Stati ed i popoli d’Europa». Per quanto riguarda l’importanza ed il significato associati allo “status di cittadino europeo”, la maggioranza dei cittadini si è divisa tra la più generica affermazione “integrazione fra popoli di diversa cultura, lingua e tradizione” (38,1%) e quella un po’ più concreta “un insieme di diritti comuni a tutti i cittadini dell’Unione esigibili in tutti gli stati membri” (35,8%). Il 12,5% intende per cittadinanza europea semplicemente “un sentimento di appartenenza”, mentre il 7,1% vi ravvede “la perdita della sovranità nazionale”. I maschi si pronunciano per la posizione più estrema tra quelle suggerite come possibili risposte, affermando di percepire la cittadinanza europea come “perdita della sovranità nazionale”. Questa posizione si rafforza al crescere dell’età (7,4% nella classe ultrasessantenne). «Sulla questione “quanto ci si sente cittadini europei” - ha rilevato l’assessora alle politiche europee - il 40,4% della popolazione si è collocato su una posizione intermedia che può essere associata ad ‘abbastanza’; il restante 60,% si è distribuito in maniera speculare fra valori elevati ‘molto’ (20,2%) e ‘moltissimo’ (9,4%) e valori più bassi come ‘poco’ (22,1%) e ‘per niente’ (7,9%). Ancora una volta, le femmine si sbilanciano meno dei maschi, posizionandosi maggiormente su un livello centrale, mentre i maschi prevalgono nelle valutazioni estreme come ‘moltissimo’ (11,% contro il 9,4% di media) e ‘per niente’ (8,8% vs 7,9% di media). A livello di età, la classe intermedia registra la percentuale più elevata di coloro che non si sentono per niente cittadini europei (10,6% contro il 7,9% di media) ma anche di coloro che si sentono molto europei (23,1% contro il 20,2% di media); gli ultrasessantenni eccedono nelle valutazioni massime dichiarando di sentirsi moltissimo cittadini europei per l’11,3% vs il 9,4% di media, ma registrano una percentuale superiore alla media anche nel giudizio “poco”. I giovani si attestano prevalentemente su livelli medio - bassi con il 48,9% di “abbastanza” ed il 24,5% di “poco” I cittadini sostengono che l’Unione non abbia affrontato in maniera soddisfacente le politiche di sviluppo e lotta alla disoccupazione. Seguono le politiche dell’immigrazione (14,7%), il welfare (13,5%), il controllo del deficit e del debito pubblico dei singoli stati (12,3%), che per i maschi supera i due temi precedenti, e la maggiore integrazione politica (10,2%). Ambiente, lotta alla criminalità organizzata e politica estera e difesa comune sono tre settori in cui la popolazione riconosce all’Unione Europea un successo maggiore rispetto agli altri. Secondo il 37,4% degli intervistati, nessun leader europeo sarebbe capace di risollevare le sorti dell’Unione con un solido itinerario politico; tra quelli citati, il leader più accreditato risulta Mario Monti (presidente del consiglio all’epoca del sondaggio) con il 23,3% delle preferenze, un risultato, quest’ultimo, da considerare anche alla luce del ruolo da lui esercitato all’interno della Commissione Europea dal 1994 al 2004. Mario Monti è seguito dal capo di stato francese François Hollande (13,1%) e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel (6,0%). «È poi importante sottolineare – ha proseguito Cristina Giachi – che la fiducia nell’Europa aumenta con l’aumentare dell’età mentre l’entusiasmo ha un andamento opposto. Fra i giovani si registrano percentuali più elevate rispetto alle altre classi di età di diffidenti (16,2%) e indifferenti (14,5%). Il sentimento di opposizione è più forte per la classe intermedia (3,7%). Rispetto al 2005 l’atteggiamento è cambiato sia per genere sia per età: i maschi prevalevano nettamente nel sentimento di fiducia, mentre le femmine nell’entusiasmo, indifferenza e opposizione; la diffidenza era paritetica fra i due generi. Indifferenza, diffidenza e opposizione crescevano all’incrementare dell’età mentre la fiducia registrava livelli più elevati nelle classi più giovani. L’entusiasmo era ed è più forte nelle classi più giovani, anche se nel 2005 i valori erano molto superiori». «Anche da questo sondaggio – ha concluso l’assessora – si capisce l’importanza dell’appello lanciato dal Presidente del Consiglio Letta, da ultimo nell’incontro di lunedì scorso con il premier spagnolo Rajoy: un governo vince se fa vedere l’Europa ai nostri cittadini non come una matrigna, non come una Ue che porta solo notizie negative, ma positive, che dà calore, risposte». |
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