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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 05 Giugno 2013 |
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RAMPINI: L´AMERICA, L´OCCIDENTE "ESTREMO" E LA SFIDA CINESE
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Trento, 5 giugno 2013 - Inaugurato
al teatro Sociale il format "L´economia in scena", con il recital di
e con Federico Rampini "Occidente Estremo: vi racconto il nostro
futuro". Il noto giornalista e scrittore, inviato di Repubblica negli
Stati Uniti e in Asia, ha proposto a Trento una originale performance mescolando
i linguaggi del teatro, della musica e del giornalismo. Al centro dello
spettacolo la crisi globale, che è soprattutto, per Rampini, la crisi
dell´Occidente. Per la regia di Antonio Pretis - sul palco anche Gianna Fratta
al pianoforte, Dino De Palma al violino e violino cinese e Veronica Granatiero
al canto - Rampini ha raccontato la decadenza e la rinascita dell´America,
l´ascesa irresistibile, ma non esente da tensioni, della Cina, e il futuro
possibile dell´Europa, oltre la morsa della crisi. Se saprà riscattarsi sul
piano dei valori, se saprà rigenerarsi, se saprà anche difendere quanto di
buono ha realizzato nella sua storia.
Una narrazione fatta di
parole e musica, sul filo della memoria, quella di Rampini, che inizia da San
Francisco, la Frisco a cui approdò da giovane cercando le suggestioni respirate
con Good vibration, la celebre canzone dei Beach Boys, diventata anche, più
tardi, la San Francisco - e la California - della Silicon Valley, la culla
della rivoluzione digitale. Il primo coast to coast a 23 anni, dopo avere
negato, sul formulario che i turisti compilavano e ancora compilano per entrare
negli Usa, di essere comunista, ovvero un tesserato del Pci di Berlinguer. In
quegli anni Reagan stava dando alla scalata della Casa Bianca, cosa che gli
riuscirà nel 1980, avviando una svolta conservatrice che faceva perno sul fisco
(meno tasse, meno risorse per lo stato sociale). Cominciava lo svuotamento
della base produttiva industriale e parallelamente l’era di Bill Gates (e della
finanza derivata). Poi, la green card, la carriera di inviato, e da qui, sulle
note del pianoforte, l’approdo all’Asia, al Viet Nam e a Pechino. Senza
dimenticare che “solo in America puoi ottenere la cittadinanza dopo soli 5 anni
di residenza”.
La Cina conosciuta da
Rampini all’inizio del suo lungo soggiorno era impegnata ad emulare il
capitalismo occidentale. Quando la lasciò per tornare in America, nel 2009,
stavolta a New York, l’America sembrava la sua parente povera. Nel frattempo
era arrivata la crisi, in certi luoghi di New York ormai “sembra di essere a
Bombay”. Il simbolo di questa decadenza? L’obesità, una patologia che è
espressione di un rapporto malato con il benessere e l’abbondanza di una
società a capitalismo maturo. Eppure, ci dice Rampini, la decadenza può essere
affascinante, vitale. Come nella Vienna dell’inizio del Xx secolo.
E la Cina? Mancanza di
libertà e democrazia da un lato (ne è un simbolo il Dalai Lama), crescita e
sviluppo dall’altro, tanto che oggi, il diritto al lavoro di un giovane
diplomato o laureato cinese è difeso molto meglio di quanto non sia quello di
un coetaneo in Italia. Ma soprattutto, una civiltà al tempo stesso ripiegata su
se stessa e aperta al mondo, una civiltà consapevole della sua forza, e che ci
interroga. La Cina sta diventando la potenza egemone. Ma deve diventare, anche,
la fabbrica delle idee e dei sogni. E questo è possibile solo in una società aperta.
L´occidente, oggi, è in una
situazione speculare a quella degli anni ´30. Se ne esce, dice Rampini, solo
con una svolta che non può essere solo economica, deve essere anche morale,
Come nel New Deal di Roosvelt. Non ci sono scorciatoie anche perché le abbiamo
già prese. La crisi dei mutui ne è un conseguenza. Obama, oggi, incarna il
sogno di questa rinascita. Ma anche l´Europa può farcela. Se studia, Se innova.
Se si rimette in gioco. Senza rinunciare alla sua identità.
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