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Notiziario Marketpress di
Giovedì 06 Giugno 2013 |
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POLITICA ED ECONOMIA "SEPARATE IN CASA"
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Trento, 6 giugno 2013 - Politica
ed economia: ´´amiche nemiche´´. Il titolo di un noto film riassume in due
parole la tendenza storica dei due poteri
al conflitto. Tuttavia quando
creano sinergie ne beneficia lo sviluppo socio economico di un Paese. Politica
ed economia sono molto vicine e le responsabilità sono al 50%, proprio come nei
rapporti di coppia. Dell´arduo equilibrio
tra il potere politico e quello economico, ha parlato l´economista Luigi
Zingales, bocconiano, professore di finanza all´Università di Chicago, nell´appuntamento
in programma stamattina nella sezione ´Focus´ alla Filarmonica. ´´Politica e
economia dovrebbero essere separate in casa - ha sintetizzato Zingales - , la
loro convivenza è possibile solo grazie a un sistema istituzionale corretto che
salvaguardi la giusta via di mezzo´´.
Se nelle democrazie
occidentali avanzate l´abuso di potere nei confronti dei cittadini da parte
dello Stato è prevenuto da norme costituzionali e dalla competizione
elettorale, ´salvavita´ dei diritti civili, sul piano economico, invece, le
clausole costituzionali sono meno dettagliate e la stessa competizione
elettorale non funziona altrettanto bene nel difendere i diritti economici.
Così ha esordito il
professor Luigi Zingales nell´affrontare il tema del delicato rapporto tra
politica ed economia.´´Una maggioranza di governo - ha spiegato l´economista -
può volere qualcosa che nel lungo periodo può essere negativo per la società.
Ciò è evidente soprattutto nel settore della finanza, a cui la gente dà soldi
in cambio di promesse, che se non vengono mantenute portano alla sfiducia e al
crollo degli investimenti. In modo analogo, ma ribaltato, la tendenza alla
ridistribuzione della ricchezza può essere negativa. Chavez in Venezuela ha
potuto portare avanti una redistribuzione massiccia della ricchezza, grazie
alla risorsa della materia prima del petrolio, altrimenti il Paese non sarebbe
riuscito a sostenersi. Negli Stati Uniti, invece, esiste l´oligarchia economica
e finanziaria delle Lobby. Storicamente in Italia fino al Rinascimento il
potere militare deteneva il potere economico. La contrapposizione tra il potere
papale e quello dell´imperatore, ha portato alla nascita delle città stato, di
fatto oligarchie, in mani a poche famiglie o signorie. Il consolidamento
progressivo di stati nazione divenne così potente da impedire lo sviluppo
dell´economia e della finanza, perché il sovrano poteva rinnegare i propri
debiti e non pagare nessuno. Solo nel 1788 in Inghilterra, la ´´glorious
revolution´´ consegna parte del potere al Parlamento, che rappresenta una nuova
classe media, che ha interesse a difendere il diritto di proprietà.
E´ essenziale l´esistenza di
una classe media e grazie ad essa è possibile la distribuzione equa della
ricchezza su una base legale e istituzionale. Ma nel Xix secolo in Usa avviene
la prima globalizzazione - mentre oggi viviamo la seconda - e aumenta la
diseguaglianza sociale con la distruzione della classe media degli agricoltori.
Tuttavia Roosevelt riesce a creare una legislazione mirata e riequilibrare il potere
tra i grandi gruppi economici e i cittadini individuali. Nel 1890 in Usa nasce
la prima legge antitrust, mentre in Italia arriverà nel 1990. Sono state
proprio le leggi, che spingono alla trasparenza, a rendere la democrazia
americana tra le più compiute del mondo. L´eccesso di potere politico
dell´economia danneggia lo stesso mercato. Negli Usa si capisce molto bene ad
esempio con l´attività di pressione politica esercitata dalle Lobby economiche
Da una parte è positiva perché si difendono i diritti di categorie
dall´intrusione dello Stato, ma nel tempo la loro attività è diventata
opportunistica, nel senso che protegge l´interesse di pochi. In modo analogo in
Italia mentre il governo Monti faceva una dettagliata spending review, al
contempo dava miliardi alla Cassa depositi e prestiti, perché le fondazioni
bancarie hanno acquisito nel nostro Paese un potere politico enorme. Solo in un
sistema di mercato con una solida democrazia rappresentativa, economia e
politica possono coesistere senza sopraffarsi".
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