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Notiziario Marketpress di Lunedì 17 Giugno 2013
 
   
  MILANO: A PALAZZO REALE LE “STORIE DI UN FOTOGRAFO”: GIANNI BERENGO GARDIN UNA PREZIOSA TESTIMONIANZA DI COME ERAVAMO E DI COME SIAMO CAMBIATI

 
   
  Milano, 17 giugno 2013 - Inaugurata a Palazzo Reale la mostra “Gianni Berengo Gardin – Storie di un fotografo”. In programma dal 14 giugno all’8 settembre 2013, l’esposizione, che rappresenta la più grande retrospettiva del maestro, è promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Civita Tre Venezie e Fondazione Forma per la Fotografia e curata da Denis Curti. La mostra presenta una raccolta di più di 180 immagini del fotografo divise in nove sezioni: apre la mostra “Gente di Milano” con oltre 40 scatti che immortalano la vita degli ultimi 50 anni della nostra città. “Questa mostra è un viaggio nella storia del nostro Paese e della nostra città, attraverso lo sguardo d´eccezione della figura tra le più importanti del foto-giornalismo italiano – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. È dunque una preziosa testimonianza di come eravamo e di come siamo cambiati: un mosaico per immagini in cui ciascuno di noi ritrova un po’ della propria storia, dei propri ricordi e in definitiva di se stesso. Per questo, proprio quest’anno, Milano gli ha conferito l´Ambrogino d´Oro”. Il percorso espositivo approfondisce con nuove fotografie la famosa serie intitolata “Morire di classe”, realizzata su commissione del professor Franco Basaglia, che indagava sulla drammatica situazione dei manicomi in Italia e per cui Berengo Gardin ha realizzato una storica inchiesta; ci sono poi una sala interamente dedicata a Venezia, una sezione che getta sguardi dentro le case e sui baci rubati per strada o in stazione, un’altra ancora che racconta il lavoro, da Parigi a Monfalcone e da Vercelli a Osaka. Una selezione di foto, intitolata “Comunità Romanì in Italia”, narra la vita all’interno dei campi nomadi, e un’ultima indaga alcuni dei molti modi in cui fede e religiosità si fanno immagine. Il tutto in bianco e nero, visto con uno sguardo asciutto e diretto e catturato grazie alle lenti delle sue tante macchine Leica, molte delle quali esposte in mostra. Considerato da molti il più rappresentativo tra i fotografi italiani, ha cominciato nel 1954 a lavorare con la macchina fotografica, tenendola appesa al collo mentre girava il mondo e usando sempre la pellicola. “Il mio lavoro non è assolutamente artistico” racconta Berengo Gardin “e non ci tengo a passare per un artista. L’impegno stesso del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile”.  
   
 

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