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Notiziario Marketpress di
Lunedì 01 Luglio 2013 |
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GIUSTIZIA EUROPEA: LA REPUBBLICA CECA È CONDANNATA A PAGARE UNA SOMMA FORFETTARIA PER L’IMPORTO DI EUR 250 000 PER LA MANCATA ESECUZIONE DI UNA SENTENZA DELLA CORTE RIGUARDANTE LA PENSIONE AZIENDALE O PROFESSIONALE
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Poiché nel regime pensionistico ceco è assente il secondo pilastro
(pensione complementare sottoscritta da taluni datori di lavoro per il loro
personale), la Corte considera che tale infrazione ha avuto un impatto limitato
sul mercato interno
Gli Stati membri sono liberi di organizzare i loro regimi pensionistici e
di decidere riguardo al ruolo svolto da ciascuno dei tre «pilastri classici» dei
sistemi pensionistici nel loro territorio. Il primo pilastro comprende le
pensioni previste dalla legge versate dallo Stato e finanziate dai contributi
riscossi presso datori di lavoro e lavoratori, il secondo organizza le
prestazioni pensionistiche aziendali o professionali finanziate con i
contributi dei datori di lavoro e il terzo rappresenta le pensioni
complementari individuali.
Gli Stati membri
dispongono della libertà di disciplinare tale settore. L’unione ha peraltro adottato
una direttiva sugli enti pensionistici
aziendali o professionali, in particolare per consentire loro di operare in
modo transfrontaliero.
La Repubblica ceca
– il cui sistema pensionistico non comprende un secondo pilastro e che vieta
agli enti pensionistici aziendali o professionali di stabilirsi nel suo
territorio – inizialmente non aveva trasposto talune disposizioni della
direttiva, in quanto queste ultime imponevano obblighi agli Stati membri nel
cui territorio sono stabiliti enti siffatti. La Corte di giustizia, adita dalla
Commissione con un ricorso per inadempimento contro tale Stato membro, nella
sentenza pronunciata il 14 gennaio 2010,
ha dichiarato che la Repubblica ceca era venuta meno agli obblighi ad essa
incombenti a norma della direttiva. Secondo la Corte, ancorché il regime
pensionistico ceco non preveda il secondo pilastro, tale Stato membro era
tenuto a riprodurre tutte le disposizioni della direttiva in un quadro legale
preciso e trasparente affinché tutti i soggetti giuridici in tale Stato membro
e nell’Unione europea sappiano quali sono i loro diritti e i loro obblighi nell’ipotesi
in cui la Repubblica ceca decidesse di completare il proprio regime
pensionistico con un secondo pilastro.
Successivamente, la
Commissione ha constatato che la Repubblica ceca non aveva dato esecuzione alla
sentenza della Corte e l’ha invitata a conformarvisi entro il 28 gennaio 2011.
Non avendo la Repubblica ceca adottato le disposizioni necessarie entro tale
data, la Commissione ha adito nuovamente la Corte. Nel corso del procedimento
dinanzi a quest’ultima la Repubblica ceca ha infine dato esecuzione alla
sentenza, con la pubblicazione e l’entrata in vigore, il 31 agosto 2011, di una
legge che recepisce integralmente la direttiva nel diritto nazionale. Nondimeno,
la Commissione ha mantenuto la sua domanda di condannare tale Stato membro al
pagamento di una somma forfettaria per un importo leggermente superiore a 3,3
milioni di euro per il periodo di mancata esecuzione compreso tra la data di
pronuncia della sentenza del 2010 e l’entrata in vigore di tale legge.
La Corte ricorda
che gli Stati membri hanno l’obbligo di mettere immediatamente in atto l’esecuzione
di una sentenza che constata un inadempimento e che tale esecuzione deve
concludersi nel termine più breve possibile. Ciò vale, a maggior ragione,
dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha eliminato una delle
tappe del procedimento che la Commissione può avviare in caso di mancata
esecuzione di una sentenza siffatta (il parere motivato). Nella fattispecie,
tra la data di pronuncia della prima sentenza (il 14 gennaio 2010) e la data di
pubblicazione e entrata in vigore della legge ceca (il 31 agosto 2011), che ha
reso la normativa nazionale conforme al diritto dell’Unione europea, sono
trascorsi 19 mesi.
Di conseguenza, la
Corte considera giustificato condannare la Repubblica ceca al pagamento di una
somma forfettaria.
Per quanto riguarda l’importo, la Corte rileva che, in assenza del secondo
pilastro nel regime pensionistico ceco, l’infrazione ha avuto un impatto
limitato sul mercato interno dei regimi pensionistici aziendali o
professionali. Pertanto, giacché la Repubblica ceca ha dato prova di leale
cooperazione con la Commissione e ha trasposto la direttiva, la Corte fissa a
Eur 250 000 l’importo che tale Stato membro deve essere condannato a
pagare.
(Corte di giustizia dell’Unione europea, Lussemburgo, 25 giugno 2013, Sentenza nella causa C-241/11, Commissione / Repubblica ceca)
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