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Notiziario Marketpress di
Giovedì 04 Luglio 2013 |
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VIOLENZA FEMMINILE: VITTIMA OLTRE 1 DONNA SU 3. PER L’OMS E’ EMERGENZA SANITARIA MONDIALE
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Roma, 4 luglio 2013 – La violenza femminile è un tema
di costante attualità. In Italia si stima che 6.743.000 donne tra i 16 ed i 70
anni siano vittime di abusi fisici o sessuali
e circa un milione abbia subito stupri o tentati stupri. Il 14.3% delle
donne è stata vittima di atti di violenza da parte del partner, ma solo il 7%
lo ha denunciato. Altrettanto allarmante è il dato secondo cui il 33.9% di
coloro che subiscono violenza per mano del proprio compagno e il 24% di coloro
che l’hanno subita da parte di un conoscente o di un estraneo, non parla con
nessuno dell’accaduto. La violenza domestica, inoltre, è la seconda causa di
morte per le donne in gravidanza.
Anche i dati a livello mondiale non sono
incoraggianti: oltre una donna su tre subisce nel corso della propria vita
qualche forma di violenza, soprattutto da parte di mariti e fidanzati.
All’incontro stampa promosso da O.n.da, da sempre
impegnata nella sensibilizzazione sul tema, presentato il rapporto mondiale Oms
sulla violenza femminile. Obiettivo: cercare insieme risposte propositive a
questo importante problema sociale.
Flavia Bustreo, Vice Direttore Generale Salute della
Famiglia, delle Donne e dei Bambini presso l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, si sofferma sui dati mondiali: "E’ impressionante che il 35% delle
donne di tutto il mondo subisca nel corso della vita qualche forma di violenza,
soprattutto da parte di mariti e fidanzati, e che il 38% dei femminicidi
avvenga per mano del partner. I dati evidenziano come le donne esposte alla
violenza dei compagni siano due volte più a rischio di depressione, quasi due
volte più a rischio di dipendenza dall’alcol e una volta e mezzo più a rischio
di contrarre malattie sessualmente trasmesse, come Hiv, sifilide, clamidia e
gonorrea. Il 42% di coloro che hanno subito violenza fisica o sessuale ha
riportato danni alla salute”. “Uno dei dati che sorprende maggiormente –
continua la dottoressa Bustreo - riguarda la diffusione del fenomeno nelle
fasce ad alto reddito, che si attesta al 23.2%. L’organizzazione Mondiale della
Sanità auspica che tutti i Paesi si impegnino a combattere questo problema di
dimensioni epidemiche, grazie al sostegno dei singoli Sistemi Sanitari
Nazionali. Le Linee guida dell´Oms hanno l´obiettivo di formare in maniera più
specifica gli operatori sanitari su come intervenire, in caso di violenza
contro le donne. Abbiamo appreso con molta soddisfazione della ratifica da
parte dell’Italia della Convenzione di Istanbul e ci auguriamo che gli altri
Paesi seguano il suo esempio, al fine di renderla applicabile".
“I dati dimostrano come le donne devono essere aiutate
a trovare la forza di reagire”, afferma Francesca Merzagora, Presidente O.n.da.
“ Ad oggi il 33.9% delle donne vittime di violenza da parte del partner e il
24% di coloro che l’hanno subita da un conoscente o da un estraneo rimane in
silenzio. Per questo, indulgenza e indulto previsti nel decreto sull’emergenza
carceri, non dovrebbero riguardare casi di violenza su donne e bambini”. “O.n.da ha realizzato una guida per operatori
sanitari, ‘Donne e violenza domestica: diamo voce al silenzio’ – aggiunge la
dottoressa Merzagora -, già diffusa negli ospedali lombardi con i Bollini Rosa.
62 strutture su 224 con i Bollini Rosa sono stati premiati per i servizi
dedicati alla violenza e hanno un Protocollo di Pronto Soccorso Violenza per la
formazione degli operatori sanitari. Ci sono ospedali che hanno strutturato
servizi di assistenza sanitaria, psicologica e sociale come la Fondazione Irccs
Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e il Centro Riferimento
Regionale Violenza dell´A.o.u. Careggi di Firenze. In altre realtà sono stati
avviati progetti per creare una rete di supporto e assistenza attraverso
l´integrazione ospedale-territorio, come in Puglia, Sicilia e Abruzzo. Le
regioni con maggior copertura sono Lombardia e Piemonte, restano scoperte
Molise e Basilicata. Ci auguriamo che questi servizi possano arrivare a coprire
capillarmente il territorio italiano”.
Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di
Psichiatria, si sofferma invece sugli abusi in gravidanza: "Se la violenza
domestica sulle donne è sempre inammissibile, lo è ancor di più in gravidanza.
I dati la indicano come la seconda causa di morte nelle donne tra i 15 e i 44
anni. Il 30% dei maltrattamenti ha
inizio proprio durante il periodo della gestazione e 1 donna su 4 è tuttora
vittima di abusi in questa fase della vita.
Un dato preoccupante, cui si somma quello secondo il quale il 69% delle
donne maltrattate in gravidanza continuino a subire violenze anche dopo la
maternità. Le conseguenze vanno dal distacco di placenta a disturbi alimentari, da infezioni a
problemi psichici, come disturbi d’ansia e del sonno, dall’abuso di alcol e
farmaci a tentazioni suicidarie.”
”Anche per il bambino vi sono rischi drammatici - prosegue il prof. Mencacci - come la morte
fetale, il parto pretermine, la poliabortività, nonché conseguenze psichiche
pesantissime. Recentissimi studi di Mc Crory hanno infatti dimostrato che
l´esposizione alla violenza domestica modifica alcune aree cerebrali dei
bambini, con il rischio di sviluppare disturbi d´ansia. I fanciulli che
crescono in un clima di violenza hanno il 50% di probabilità in più di abusare
di alcol e droga, un rischio 6 volte maggiore di suicidio, più alte probabilità
di sviluppare effetti di stress sul cervello e comportamenti delinquenziali e
di essere a loro volta oggetto o soggetto di violenza.
La violenza domestica, quindi, subita prima e durante
la gravidanza, comporta non solo gravi conseguenze sul cervello della donna, ma
anche sul bambino che ne risente dalla fase fetale fino all´età adulta. Una
violenza che tende a replicarsi, una catena da arrestare”.
Isabella Rauti, Consigliere per le politiche contro la
violenza di genere, afferma: “Secondo l’Oms, le violenze sulle donne sono un
flagello mondiale ed una malattia sociale. Il Ministero dell’Interno si è molto
impegnato in termini di contrasto e di prevenzione della violenza di genere ed
ha rafforzato la propria azione con l’istituzione dell’Osservatorio per la
Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (Oscad) e con la partecipazione alla
recente task force interministeriale, nella convinzione che solo una risposta
multidimensionale e di sistema, delle Istituzioni e delle associazioni, renda
gli interventi di settore più efficaci, per reprimere gli atti criminosi ma
anche per quella necessaria rivoluzione culturale ed educativa contro ogni
forma di violenza”.
“La recente approvazione della Convenzione di Istanbul
anche da parte del Senato” – aggiunge la Sen. Venera Padua - è un importante passo avanti: l’Italia è
stato il 5° Paese a ratificare l’accordo che punta molto sulla prevenzione e
sulla formazione e che riconosce la violenza maschile sul corpo e sulla psiche
delle donne, lasciando a scuole e Università un ruolo fondamentale nell’educare
e sensibilizzare al tema. Altri 5 Stati devono ancora ratificare questa carta
dei diritti prima che essa diventi realtà”.
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