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Notiziario Marketpress di
Lunedì 07 Ottobre 2013 |
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LA CANTIERISTICA NAVALE SCONTA IL VENTO CONTRARIO DEI MERCATI ESTERI VALE 6,6 MILIARDI DI EURO E OCCUPA 135MILA PERSONE, CON UN RUOLO RILEVANTE DEL SETTORE MILITARE
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La Spezia, 7 ottobre 2013 - Vero e proprio distillato di made in Italy
e fiore all’occhiello dell’economia nazionale, la filiera della cantieristica
navale vive oggi una difficile fase, evidente anche dal consistente calo delle
esportazioni (-28% solo nel 2012), che sconta la generale debolezza degli
ordini a livello globale. In 4 anni, l’export di navi e imbarcazioni si è
ridotto di quasi 40 punti percentuali. Il 2013, poi, non mostra segni di inversione
di questa tendenza (-16,5% la flessione nei primi sei mesi dell’anno). Eppure
il settore ha una rilevanza notevole a livello nazionale e un impatto decisivo
sull’economia di molti territori. Per questa ragione la seconda tappa degli Stati generali
delle Camere di commercio sull’economia del mare, promossi da Unioncamere
in collaborazione con la Camera di commercio di La Spezia, in corso nel
capoluogo ligure, hanno scelto di porre al centro dell’attenzione – e di
individuare azioni di sostegno mirate – questo settore così importante della
blue economy.
“Obiettivo
di questo secondo appuntamento degli Stati Generali dell’Economia del mare – ha
evidenziato il presidente di Unioncamere,
Ferruccio Dardanello - è di mettere
in essere una serie di politiche, azioni e strumenti per individuare una policy
strategica, disegnata interpretando e integrando in chiave di sostenibilità e
innovazione le politiche settoriali. Partendo dalla cantieristica navale, che
rappresenta un settore importante del nostro made in Italy. Ma mettere in campo
un’azione strutturata richiede un gioco di squadra tra istituzioni. Per questo
le Camere di commercio, forti del know-how e
degli strumenti di semplificazione realizzati con successo in altri settori, stanno già avviando alcune sperimentazioni per
favorire l’interoperabilità tra gli enti del mare, attraverso la piattaforma
impresainungiorno. La finalità di queste sperimentazioni è quella di rendere
“facili”, per gli utenti e gli stessi Enti del mare, le complesse attività di
gestione delle imprese, della logistica e dei trasporti, della regolazione e
dell’amministrazione pubblica”.
La competitività internazionale
Negli ultimi anni il settore ha
risentito duramente della crisi, scontando il calo generalizzato degli ordini a
livello mondiale. Nel 2012 il valore delle esportazioni delle imprese della
cantieristica in senso stretto (costruzioni di navi e imbarcazioni) è risultato
inferiore di quasi 40 punti percentuali (-38,5%) al livello registrato quattro
anni prima: dai 4,3 miliardi di euro esportati nel 2008 si è passati ai 2,6
miliardi dello scorso anno. Due anni estremi tra i quali le esportazioni della
cantieristica italiana hanno sempre segnato flessioni di anno in anno, salvo il
caso del 2010, con una forte accentuazione negativa proprio negli ultimi due
anni (-13,7% nel 2011 e -28% nel 2012). Nemmeno nel 2013 si possono trovare
segnali incoraggianti, visto che nei primi sei mesi di quest’anno il valore
dell’export della cantieristica si è rivelato in flessione del 16,5% rispetto allo
stesso periodo di un anno fa. Sebbene l’Italia della cantieristica sia ancora
un player mondiale, il protrarsi della crisi e l’inasprimento della
competizione stanno deteriorando la quota di mercato italiana sul panorama
mondiale, praticamente dimezzatasi tra il 2007 e il 2012, passando dal 4-5% del
totale esportazioni mondiali di navi e imbarcazioni al 2,2% del 2012.
Una filiera di 32mila imprese
Con circa 6,6 miliardi di valore aggiunto
prodotto nel 2011 (pari al 16% dell’intera economia del mare, che nel suo
complesso ne vale 41), 135mila occupati (degli 800mila che operano nella blue
economy) e oltre 32mila imprese impegnate non solo nella costruzione di navi e
imbarcazioni, ma anche nell’indotto strettamente collegato, la filiera della
cantieristica navale rappresenta un giacimento straordinario di professionalità
e competenze qualificate e altamente specializzate, oltre che uno dei comparti
più “amici” dell’ambiente.
Diversamente da quel che si può
pensare, le oltre 32mila imprese che operano a fine 2012 nella filiera della
cantieristica intesa in senso allargato (includendo cioè non solo le l’attività
“core” di costruzione di navi e imbarcazioni, ma anche la fabbricazione della
strumentazione connessa, la riparazione, la demolizione, l’installazione di
impianti e il relativo commercio) hanno una diffusione territoriale non
esclusivamente di tipo costiero. Infatti, ben 12.797 imprese del settore hanno
sede in comuni delle aree interne del Paese. Un terzo circa di queste 32mila
imprese sono concentrate nel Mezzogiorno, evidenziando una vocazione
eminentemente marittima della sua economia, anche se è proprio sulla
cantieristica meridionale che si è scaricata la gran parte della pesante crisi
del settore negli ultimi anni. Infatti, tra il 2009 e il 2012, il bacino
imprenditoriale meridionale di questo settore inteso in senso lato si è ridotto
di oltre il 6,5%, all’incirca il doppio della media nazionale (-3,3%). Una
dinamica riflesso anche dei problemi di ritardo strutturale che il Meridione
soffre, evidenziati da ampi gap di produttività misurabili in termini di valore
aggiunto: nel Mezzogiorno il settore della cantieristica contribuisce a non più
del 17% del totale nazionale.
Il settore della cantieristica in
senso lato svolge un ruolo di assoluta importanza in molti territori del Paese,
anche del Nord. E’ il caso di Gorizia e La Spezia, dove oltre 3 euro su 100 di
valore aggiunto prodotto dell’intera economia provinciale nel 2011 è
ascrivibile a tale settore (rispettivamente 3,6 e 3,1%) o alla stessa Genova
(2,3%). In queste tre province, in complesso, la filiera della cantieristica
conta quasi 15mila occupati, di cui 9mila a Genova (2,4% del totale occupati
nella provincia), 3mila a La Spezia (3,7% del totale economia provinciale) e 2mila
500 a Gorizia (4,3%).
Prime
posizioni delle graduatorie provinciali in base all´incidenza del valore
aggiunto e dell´occupazione della cantieristica in senso lato sul totale
economia della provincia
Anno 2011
(valori percentuali e assoluti)
Province
|
Valore aggiunto
|
Province
|
Occupati
|
|
Incid.% su totale economia
|
Valori assoluti (milioni di euro)
|
Incid.% su totale economia
|
Valori assoluti (migliaia di unità)
|
|
Gorizia
|
3,6
|
121,0
|
|
Gorizia
|
4,3
|
2,5
|
La Spezia
|
3,1
|
155,9
|
|
La Spezia
|
3,7
|
3,0
|
Genova
|
2,3
|
512,3
|
|
Genova
|
2,4
|
9,0
|
Lucca
|
1,6
|
164,5
|
|
Massa-carrara
|
2,0
|
1,5
|
Massa-carrara
|
1,6
|
64,7
|
|
Lucca
|
1,6
|
3,1
|
Pesaro e Urbino
|
1,5
|
130,6
|
|
Pesaro e Urbino
|
1,6
|
2,8
|
Ancona
|
1,1
|
141,4
|
|
Trieste
|
1,3
|
1,4
|
Savona
|
1,0
|
72,1
|
|
Ancona
|
1,2
|
3,0
|
Trieste
|
0,9
|
65,8
|
|
Grosseto
|
1,2
|
1,0
|
Grosseto
|
0,9
|
47,4
|
|
Livorno
|
1,1
|
1,5
|
Forlì-cesena
|
0,9
|
104,7
|
|
Olbia-tempio
|
1,1
|
0,7
|
Livorno
|
0,9
|
74,3
|
|
Savona
|
1,1
|
1,3
|
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Fonte:
Unioncamere-camcom, Secondo Rapporto sull´Economia del Mare, 2013
Tecnologie
“verdi” per rilanciare la cantieristica
Il 25,5% delle imprese della cantieristica ha investito nel triennio
2009-2011 o aveva intenzione di investire nel 2012 in prodotti e tecnologie
green a maggior risparmio energetico e/o a minor impatto ambientale. Il dato,
superiore di un punto e mezzo percentuale alla media generale è significativo
anche di un nuovo percorso di rilancio del settore stesso, che potrebbe
individuare, ad esempio, nell’adozione di tecnologie “verdi” o nell’utilizzo di
fonti energetiche rinnovabili per i sistemi di propulsione delle navi un
passaggio fondamentale per recuperare competitività.
Del resto, la gran parte delle imprese della cantieristica che
investono in tecnologie green puntano alla riduzione dei consumi (circa 6 su 10
tra quelle investitrici), anche se merita attenzione l’impegno che dedicano nel
ridurre l’impatto ambientale del proprio processo produttivo (2 su 10) o del
prodotto (altre 2 su 10).
La cantieristica, tuttavia, non è l’unico comparto dell’economia del
mare attento alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale. Si sfiora il
30% nella filiera ittica, il 25% nel turismo marino (alloggio e ristorazione).
Lievemente sotto la media del totale dell’economia del mare, le imprese legate
alla movimentazione di merci e passeggeri (23,5%) e le attività sportive e
ricreative (21,5%) sempre connesse con il mare o turismo marino.
La cantieristica navale militare: un
approfondimento
In un scenario
di contenimento della spesa e di probabile progressiva riduzione della flotta
militare, si ridurrebbe conseguentemente l’attività dei cantieri navali
militari operanti nel nostro Paese. Ma quanto vale la cantieristica navale
militare? Secondo valutazioni Unioncamere, riferite all’anno 2012, il pieno
sfruttamento di tali cantieri produce un valore aggiunto diretto di circa 138 milioni
di euro, a cui si aggiungono i 714 milioni di euro derivanti dall’indotto, per
un ammontare complessivo dell’intero sistema cantieristico navale militare di
poco più di 852 milioni di euro. A questo ammontare va poi sommata la quota di
ricchezza derivante dal mantenimento della presenza della Marina Militare sul
territorio. Valutazioni Unioncamere realizzate a partire da dati messi a
disposizione dalla Marina Militare sulla dislocazione territoriale del
personale militare e civile, mostrano che attualmente l’apporto di valore
aggiunto prodotto dalla Marina può essere stimato in circa 2,9 miliardi di
euro. Sebbene a livello nazionale tali cifre possono non essere troppo
significative, la forte concentrazione territoriale di questi fenomeni fa sì
che le valutazioni siano in taluni casi di fortissimo impatto a livello locale.
Ad esempio, nella provincia di La Spezia il peso sul totale dell’economia
locale dell’intero sistema cantieristico navale militare e della Marina
Militare si attesterebbe intorno al 15,5% (sempre in termini di valore aggiunto), contributo che
appare decisamente superiore a quello offerto ad esempio da tutta l’industria
in senso stretto. Anche nella provincia di Taranto si osserva un’incidenza a due
cifre (10,4%), mentre più ridimensionati, ma comunque non trascurabili,
appaiono anche i risultati di Brindisi e Siracusa (rispettivamente 4,6 e 4,5%).
Le prime dieci
province italiane per incidenza percentuale del valore aggiunto del sistema
cantieristico navale militare e della presenza della Marina Militare
Province
|
Incidenze % sul totale valore
aggiunto dell´economia provinciale
|
Sistema cantieristico navale
militare
|
Marina Militare
|
Totale Sistema cantieristico navale
militare e Marina Militare
|
La Spezia
|
2,5
|
13,0
|
15,5
|
Taranto
|
0,3
|
10,1
|
10,4
|
Brindisi
|
0,0
|
4,6
|
4,6
|
Siracusa
|
0,0
|
4,5
|
4,5
|
Genova
|
1,7
|
0,1
|
1,7
|
Olbia-tempio
|
0,0
|
1,3
|
1,3
|
Livorno
|
0,1
|
0,7
|
0,7
|
Ancona
|
0,1
|
0,4
|
0,5
|
Cagliari
|
0,0
|
0,4
|
0,4
|
Roma
|
0,1
|
0,3
|
0,4
|
Fonte:
Unioncamere-camcom
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