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Notiziario Marketpress di
Martedì 13 Marzo 2007 |
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“LE VOCI DI DENTRO” AL PICCOLO DAL 20 MARZO AL 5 APRILE NEL MONDO DI EDUARDO CON FRANCESCO ROSI E LUCA DE FILIPPO: UNA “TARANTELLA” AMARA TRA REALTÀ E SOGNO
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Milano, 13 marzo 2007 - Torna al Piccolo, da martedì 20 marzo, il grande teatro di De Filippo. Il sodalizio artistico tra il figlio Luca e il regista Francesco Rosi prosegue il discorso teatrale sulla drammaturgia di Eduardo, portando in scena, dopo Napoli Milionaria!, Le voci di dentro, definita dall’autore “tarantella in tre atti”, commedia amara e tragicomica (scritta a pochi anni di distanza dalla prima) sul labile confine tra realtà e sogno, sui sospetti, le menzogne, le crudeltà che si annidano nel nucleo familiare. “Le due commedie - spiega Luca De Filippo - segnano il momento di passaggio da un Eduardo in cui è ancora viva la speranza nei grandi cambiamenti e nel recupero dei valori fondamentali, dopo il terribile dramma della guerra, ad un Eduardo in cui la disillusione ed il pessimismo prevalgono in misura crescente. Le voci di dentro, nel filone del fantastico eduardiano con l’ambiguo rapporto sogno-realtà, esprime profondamente gli umori del tempo, di un Paese scosso nel suo sistema di valori e poco fiducioso in una autentica rinascita, come se gli orrori della guerra, ancorché finita, avessero contaminato la coscienza delle persone, come se una sottile corruzione morale fosse penetrata in profondità, pur coperta da un’apparente moralità, riportando a quella connivenza e alle responsabilità individuali e collettive che avevano rese possibili le tragedie ancora così vicine”. “Il valore di profezia della commedia di Eduardo – aggiunge il regista Francesco Rosi - la sua attualità, sono sconcertanti. Alberto Saporito, il protagonista, ha un incubo, forse una visione, che definirà un ‘sogno’: il delitto commesso da una famiglia di tranquilli borghesi, e non esita a denunciarli, tanto ci crede. Gli accusati, invece di proclamare ad alta voce tutti insieme la loro estraneità al delitto, sospettano che sia stato commesso da uno di loro e si accusano l’un l’altro, arrivando a progettare un delitto vero per coprirne uno solo immaginato. Situazione paradossale, commedia difficile proprio per questo suo muoversi tra realismo e surrealismo”. Un’ossessione “simile a quella di Caravaggio”, come la definisce l’autore delle scene e dei costumi Enrico Job, traducendola nell’insistito cromatismo bianco e nero della scena, dove l’unico vero colore, come per Caravaggio appunto, è il rosso del sangue e dell’assassinio. Www. Piccoloteatro. Org . |
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