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Notiziario Marketpress di
Lunedì 19 Marzo 2007 |
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IRE E ENEA PRODUCONO NELLE PIANTE UN VACCINO TERAPEUTICO CONTRO HPV NUOVE PROSPETTIVE TERAPEUTICHE CONTRO IL VIRUS PRESENTE NEL TUMORE DELLA CERVICE UTERINA IL LAVORO, PUBBLICATO DA VACCINE,È UN MODELLO DI IMMUNOTERAPIA DI SEMPLICE PRODUZIONE ,
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Roma, 19 marzo 2007 - Il Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire) ed il Dipartimento Biotecnologie, Agroindustria e Protezione della Salute del Centro Ricerche Casaccia dell’Enea grazie alla collaborazione con il Center for Molecular Biotechnology del Fraunhofer Institute, Usa, mettono a punto un vaccino immunoterapico capace di contrastare l’Hpv 16, il virus associato con maggior frequenza al cancro della cervice uterina. Una strategia terapeutica per tutte le donne che sono state infettate e per quelle che non potranno usufruire della vaccinazione preventiva contro il cancro della cervice uterina risulta alquanto urgente. Il sistema immunoterapico studiato apre ad una possibilità terapeutica per quelle lesioni preneoplastiche per le quali ad oggi non vi è alcun trattamento. Il lavoro è uscito su Vaccine, ed ha dimostrato un’altissima efficacia in un modello animale in cui si è ottenuta la guarigione di tumori sperimentalmente indotti. La particolare formulazione, la semplicità di produzione e il basso costo di produzione aprono ad una applicazione clinica in tempi brevi nell’uomo. In Italia, l´incidenza del carcinoma invasivo della cervice uterina è di 10 casi ogni 100. 000 donne e la fascia di età delle donne colpite va dai 45 ai 55 anni. Diversa è l´ incidenza delle forme pre-neoplastiche o neoplasie cervicali intraepiteliali di vario grado che è di 10 casi ogni 1. 000 donne con 3 casi ogni 1. 000 donne per il solo Cin Iii. Per queste lesioni la fascia di età va dai 25 ai 35 anni per il Cin di vario grado. Le forme pre-neoplastiche in genere precedono in media di circa 10 anni la comparsa di una neoplasia invasiva, anche se è possibile una progressione molto più ravvicinata. Dalla storia naturale dell’infezione da Papilloma Virus ( Hpv) si sa che una quota delle infezioni, per fortuna molto bassa (3-5%), può evolvere a tumore. Il vaccino profilattico di recente approvazione e di prossima distribuzione è di fatto il primo contro i tumori, ma oltre a prevenire occorre pensare anche a strategie terapeutiche innovative per la popolazione a forte rischio di malattia. Le lesioni pre-neoplastiche ed il carcinoma della cervice uterina, ricordiamo, rivelano sempre la presenza di alcuni tipi di Papilloma virus (in particolare Hpv 16 e 18) e ancora oggi richiedono lo studio di nuove strategie terapeutiche. Anche con l’introduzione del vaccino profilattico sarà necessario sviluppare terapie valide e, rispetto ai trattamenti esistenti, sempre meno tossiche, per due principali ordini di motivi: le campagne vaccinali, ora in fase di avvio, avranno una ricaduta sulla malattia neoplastica fra decenni e quindi urgono interventi terapeutici per le donne già infette o che si infetteranno perché escluse dalla vaccinazione per motivi di età; con sistemi di screening della cervice efficienti, quale quello presente in Italia attraverso il Pap test e il test virale (Hpv-dna), si potrebbero trattare con un vaccino terapeutico solo le donne a rischio già infette e non tutta la popolazione femminile come richiesto da una vaccinazione profilattica, con un notevole risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale. Gli attuali vaccini, inoltre, sono molto costosi e quindi c’è la necessità di studiare vaccini di seconda generazione a basso costo. Fin dall’inizio degli anni’90 il Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (Ire), grazie ad un Progetto Finanziato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche - Cnr, ha cominciato a studiare diversi modelli di immunoterapia comprendenti vaccini a Dna e di derivazione proteica. Di recente, grazie alla collaborazione con l’Enea e l’Iss sono stati sviluppati dei vaccini Hpv-specifici costituiti da estratti di piante. “Una valida terapia- illustra il Dott. Aldo Venuti, Responsabile del Laboratorio di Virologia Ire - potrebbe essere stimolare il sistema immunitario dell’ospite a riconoscere la cellula tumorale infetta ed eliminarla. Questo procedimento, che sarebbe più corretto chiamare di immunoterapia piuttosto che vaccinazione terapeutica, è stato ipotizzato per molti tumori ma, nel caso dei tumori collegati all’infezione da Hpv, sembra essere più promettente perchè è rivolto contro le proteine del virus e non contro quelle dell’ospite. In altre parole, una proteina del virus viene utilizzata come vaccino (immunogeno) per fare in modo che il sistema immunitario riconosca ed elimini tutte le cellule in cui è presente questa proteina. ” Il Laboratorio di Virologia Ire ed il Dipartimento Biotecnologie, Agroindustria e Protezione della Salute del Centro Ricerche Casaccia dell’Enea grazie alla collaborazione con il Center for Molecular Biotechnology del Fraunhofer Institute, Usa hanno utilizzato nuove tecnologie per la preparazione di proteine di fusione purificate da piante di tabacco che hanno portato alla messa a punto del vaccino per immunoterapia contro l’Hpv 16, il virus più associato con la patologia neoplastica. Tale lavoro, oggetto di una pubblicazione apparsa sulla rivista Internazionale Vaccine, è un vaccino costituito da un antigene virale a cui è legata una proteina di origine batterica che ne esalta le capacità immunogeniche. “Altro dato saliente – sottolinea la Dott. Ssa Rosella Franconi, ricercatrice Enea presso la Sezione Genetica e Genomica Vegetale - è la sua preparazione a basso costo in piante di tabacco e la sua attività adiuvante che lo rende efficace senza l’aggiunta di altri composti nelle preparazioni, come ad esempio l’alluminio, uno dei tanti adiuvanti in genere presenti nei vaccini di uso clinico. ” Il vaccino ha dimostrato un’altissima efficacia in un modello animale in cui si è ottenuta la guarigione di tumori sperimentalmente indotti. Per il tipo di formulazione, la semplicità di produzione, si prevede che, una volta superati gli idonei test di tossicità, potrà essere applicato, a breve, per studi clinici di fase I nell’uomo. . |
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