Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Maggio 2014
 
   
  COSA È L’UROP E COSA RAPPRESENTA IN ITALIA NEL CAMPO DELL’UROLOGIA

 
   
  Milano, 21 maggio 2014 - La Società Scientifica Urop (Urologi Ospedalità a Gestione Privata) è un’associazione nazionale che raccoglie gli urologi che lavorano nell’ospedalità a gestione private (oggi gli associati sono 800). L’associazione nacque in Sicilia nel lontano 2002 da un’idea degli urologi siciliani di voler raccogliere le istanze e le necessità degli Urologi che lavoravano nelle Case di Cura Private Convenzionate con il Ss.nn., nelle Fondazioni di Ricerca (Ircss) e negli Istituti di Ricerca Ecclesiastici (Fatebenefratelli, Miulli etc), tutte realtà a gestione privata, e di dare vita ad un progetto scientifico e socio-culturale che ora si sta realizzando in un modo allora inimmaginabile. Le notevoli professionalità scientifiche che lavorano in ambito privato hanno determinato una esponenziale crescita della Società Scientifica, soprattutto in termini di impiego di nuove tecnologie quali la diagnostica per immagini in alta definizione (Pet Colina-rmn Tridimensionale) e la chirurgia mini invasiva (Robotica, Laser, Protesica Ricostruttiva ). Infatti il primo Robot in Italia è stato installato in un Centro Urop. Il 2013 è stato per la Urop un anno di grande affermazione e riconoscimento scientifico; i corsi educazionali per giovani specialisti e medici di medicina generale, la pubblicazione di studi multicentrici, sino al successo dell’8° Congresso Nazionale, dove oltre 600 partecipanti medici e urologi provenienti da tutte le realtà lavorative italiane ( Ospedalità pubblica, Università e Specialistica Territoriale) si sono confrontati sulle novità farmacologiche e chirurgiche della patologia prostatica e hanno portato la Urop alla ribalta nazionale. Infatti le novità tecnologiche in ambito della Ipertrofia Prostatica Benigna (Ipb) sono presenti in molti centri di eccellenza Urop, distribuiti sul territorio nazionale, dalla Turp Bipolare A Radio Frequenza all’ impiego di Laser. Le fonti di energia laser (Grennlight, Holmio, Tullio, Diodi) sono oramai entrate nella quotidiana pratica clinica. Altre patologie urologiche di grande impatto epidemiologico vengono trattate in Urop con un attenta analisi della richiesta dell’utenza, anche quando le strutture pubbliche tendono a ridurre le prestazioni. Un esempio è rappresentato dalla Calcolosi Urinaria. I Centri per il trattamento della calcolosi renale – Stone Center, secondo una precisa stima dei costi hanno notevoli difficoltà per la retribuzione dei trattamenti di litotrisia extracorporea (Eswl) della calcolosi renale da parte delle regioni di competenza e questo ha costretto molti centri pubblici ospedalieri pubblici a non usare più la Eswl e a trattare la patologia della calcolosi solo come urgenza nella fase acuta della colica. Nonostante le notevoli riduzione economiche tutti gli Stone Center Urop dotati della strumentazione endoscopica della più avanzata tecnologia che consente di trattare la calcolosi con le più recenti chirurgie mininvasive, come la Rirs, la Mini Pcnl sono sempre attivi, e accolgono la richiesta sempre crescente dell’utenza. E’ nata una collaborazione tra Urop ed Azienda e Terme di Fiuggi mirata non solo all’impiego dell’ acqua di Fiuggi nella calcolosi urinaria ma anche alla divulgazione e promozione dell’importante ruolo svolto dalla terapia termale quale caposaldo del benessere corporeo. La terapia idropinica è da tutti gli urologi consigliata per la corretta idratazione e per un immediato ripristino della funzionalità renale; il problema sta nel definire quali siano le acque più indicate per determinate patologie Purtroppo la letteratura scientifica si è fermata a vecchi studi, perdendo di vista il principale obiettivo della cura naturale delle acque per la recidiva della calcolosi renale. Ma la Urop ha già formulato un protocollo di studio per i centri Stone Center presenti su tutto il territorio nazionale onde avviare una verifica e un aggiornamento degli studi precedentemente effettuati. Il numero elevato di partecipanti allo studio ha confermato l’importanza di disporre di un’acqua dedicata alla patologia urologica. Urop - Qualita’ E Sicurezza L’evoluzione di Urop non si ferma qui, ma coinvolge in uguale misure strutture e pazienti. Fino alla fine dello scorso anno le strutture all’interno delle quali agivano i medici Urop erano case di cura convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale; dal 1° gennaio 2014 si è instaurato un regime di accredito definitivo, sia con il Ssn, sia con fondazioni di ricerca scientifica (Irccs), sia con fondazioni come quelle dell’Ente ecclesiastico. Nell’ambito di queste realtà l’urologia è sicuramente in una posizione di avanguardia sotto ogni punto di vista, sia scientifico-operativo, sia di accoglienza-degenza, sia ambientale-strutturale. Si deve sottolineare il fatto che le strutture di ricovero e chi vi agisce sono obbligati da precise normative di legge a rispettare obbligatori parametri di qualità e sicurezza concernenti l’aspetto dei servizi prestati e la sicurezza edilizia e strutturale, anche da un punto di vista “alberghiero”. Ciò si traduce in un preciso confort per i sanitari e per i degenti, che possono contare su servizi assistenziali ottimali. Al mantenimento degli standard provvedono controlli di qualità effettuati dalle Asl ogni 30-60 giorni. Ne consegue che ogni singolo ricovero è in perfetta linea con i parametri di remunerazione delle strutture stesse, in un contesto scientifico di sicura avanguardia. Non per nulla la struttura Urop dispone su tutto il territorio nazionale di poli di eccellenza, dove le patologie che riguardano l’apparato urogenitale maschile e femminile ricevono i trattamenti più aggiornati in totale e comprovata sicurezza scientifica. Dal 1° gennaio di quest’anno l’avanguardia scientifica e l’innovazione tecnologica sono condizioni che devono andare di pari passo con la strutturazione alberghiera. In altre parole, per esempio, l’impiego delle più recenti strumentazioni deve trovare collocazione in un centro che rispetti anche le norme ambientali. Si tratta di una regola alla quale si attengono i Centri che rientrano nella Urop. Anche questo aspetto è controllato ogni 30-60 giorni dalle Asl. Qui è bene ricordare - ed è un vanto Urop - che abbiamo poli d’eccellenza urologici che riguardano non soltanto la patologia tumorale ma anche l’aspetto ricostruttivo, per il quale la gestione privata ha investito molto in tecnologia diagnostica d’avanguardia e in terapia. La chiara missione dell’Urop sta anche nel costante aggiornamento scientifico e nella creazione di nuove forze umane che possano offrire un futuro all’urologia italiana e a chi ad essa dovrà rivolgersi. Ecco perché giovani specialisti hanno la possibilità di venire a lavorare e a fare pratica nelle nostre strutture, con corsi di formazione intensivi sia teorici sia pratici, sia dal punto di vista clinico sia dal punto di vista chirurgico. Test Genetico Prolaris. Oggi è possibile determinare la tipologia e l’aggressività del tumore con un nuovo test genetico, messo a punto nei laboratori di biologia molecolare di Salt Lake City, negli Usa. “Si tratta” dice il dottor Stefano Pecoraro , “ di Prolaris, un test che indaga il Dna del carcinoma prostatico basandosi su un campione di tessuto ottenuto con la biopsia oppure con l’intervento chirurgico. Il test è oggi praticabile in numerosi strutture facenti parte del network Urop, oltre che in centri oncologici come l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. È in grado di predire la maggiore e minore aggressività del tumore, fornendo la valutazione del rischio di mortalità e del rischio di recidiva a 10 anni, quindi procurando allo specialista preziose informazioni prognostiche. Il test misura l´attività dei geni associati alla crescita della malattia: una bassa attività indica un minor rischio di progressione della malattia, un´alta attività è legata ad un elevato rischio. In questo modo l’urologo potrà stabilire la scelta del trattamento ottimale, adottando una strategia di trattamento precoce, quando la natura del tumore si sia rivelata aggressiva, oppure una strategia conservativa o ‘di sorveglianza’, che eviti gli effetti collaterali spesso conseguenti alla prostatectomia radicale. Prolaris inoltre è in grado di valutare la possibilità di eventuali recidive di malattia nei casi in cui la prostata è stata rimossa (prostatectomia), per modificare il livello di sorveglianza o adeguare il trattamento stesso alle nuove necessità. Si tratta di un test innovativo che definisce le caratteristiche geniche della malattia, cosa che i test tradizionali non erano in grado di fare. Prima di Prolaris, infatti, per la diagnosi del carcinoma prostatico si ricorreva ai valori del Psa (Antigene prostatico specifico) e al punteggio di Gleason. Il livello del Psa ha sempre avuto il limite di innalzarsi non solo in caso di carcinoma ma anche per patologie benigne come l’ipertrofia prostatica benigna o per semplici infiammazioni. Il punteggio di Gleason di basa su una scala di valori da 1 a 10 ed è il risultato di un esame istologico su biopsia, che indica quanto le cellule neoplastiche siano differenti da quelle normali e il rischio di progressione della malattia ai tessuti circostanti. Utilizzando il test Prolaris su pazienti che presentavano i medesimi valori di Psa e Gleason, si è visto come in realtà non tutti avessero lo stesso rischio di progressione della malattia e mortalità. Il test Prolaris si rivela insomma più attendibile come predizione della malattia, tanto è vero che, secondo i risultati di un recente studio presentato a marzo al congresso Eau di Stoccolma, il 65% degli urologi intervistati tramite questionario ha cambiato idea ‘terapeutica’ dopo aver ricevuto i risultati del test Prolaris. Circa 200 pazienti sono già stati sottoposi al test in Italia. Il beneficio clinico del test Prolaris è stato dimostrato da studi clinici multicentrici effettuati in America e in Europa con follow-up di circa 10 anni – che hanno coinvolto più di 2000 uomini con carcinoma della prostata. La Urop, da sempre attenta a fornire ai pazienti servizi tecnologici ed innovativi, ha iniziato per prima una collaborazione scientifica con la società che produce il test (Myriad Genetics) al fine di renderlo disponibile ai pazienti che necessitano di maggiori informazioni sul tumore che li ha colpiti. Una volta stabilita la minore o maggiore aggressività del tumore, si può decidere come procedere. Quando lo specialista ritiene che non sia necessario asportare l’intera ghiandola si può ricorrere alle terapie focali”. La Biopsia Mirata In Rmn Per sapere come trattare un tumore prostatico, è necessario conoscere prima le caratteristiche biologiche della malattia. Questo è possibile effettuando una biopsia, ossia un prelievo del tessuto malato, che viene poi analizzato in laboratorio. “L’indagine sulla presenza del carcinoma alla prostata”, precisa il dottor Angelo Porreca, Direttore di Urologia del Policlinico di Abano Terme, “ha oggi raggiunto importanti livelli di maggior sicurezza per il chirurgo e minor disagio per il paziente. Prima, infatti, poteva essere necessario eseguire più biopsie, con disagio per la persona, anche se sotto guida ecografica. Oggi, grazie alla Biopsia Prostatica Mirata in Risonanza Magnetica è possibile effettuare una biopsia proprio nel punto esatto in cui si trova e cresce il tumore”. Se la risonanza evidenzia un nodulo sospetto la biopsia viene eseguita direttamente durante la risonanza. Fino ad oggi la biopsia veniva guidata dall’immagine ecografica, che non riesce a distinguere il tessuto neoplastico da quello normale (ecograficamente il tumore ha lo stesso aspetto del tessuto normale). Senza l’ausilio della risonanza magnetica le biopsie volte alla ricerca della malattia si effettuavano con numerosi prelievi multipli per aumentare la possibilità di individuare il cancro. La nuova tecnologia diagnostica risparmia al paziente il disagio dei multipli prelievi, riduce il rischio infezioni e aumenta il potere diagnostico della biopsia”. I primi dati sono incoraggianti con un miglioramento della percentuale di biopsie positive per carcinoma e una riduzione del numero di prelievi inutili, garantendo una diagnosi migliore. Una tecnica assolutamente all’avanguardia, che sarà presentata in anteprima italiana proprio al congresso Urop Terapie Focali. “Le terapie focali ablative dell’area tumorale che si trova all’interno della prostata, adatte nel caso di malattia localizzata e soprattutto di dimensioni ridotte” spiega il dottor Pecoraro , “consentono di non rimuovere l’intera ghiandola. Evitano così gli invalidanti problemi di incontinenza e di impotenza, che sono spesso conseguenti alla chirurgia radicale (secondo recenti dati 1milione e 200mila interventi l’anno nel mondo) e anche della radioterapia. Si tratta di tecniche non invasive in grado di eliminare piccoli tumori situati all´interno della prostata pur lasciando questa nella sua sede, risparmiando la maggior parte del tessuto. I vantaggi connessi sono numerosi: distruggono solo le zone specifiche interessate dal tumore, preservando il tessuto sano e la funzione specifica della ghiandola. Gli effetti collaterali indesiderati sono temporanei e comunque meno gravi di quelli conseguenti alla chirurgia tradizionale. Se necessario, in seguito sarà comunque possibile effettuare una eventuale prostectomia radicale, un trattamento di radioterapia oppure un altro intervento focale su altra zona della prostata. Altro vantaggio: la terapia focale può essere eseguita ambulatorialmente oppure con un solo pernottamento in ospedale. La scelta della tecnica focale più indicata dipende dalle dimensioni della prostata, dalla posizione del tumore e dalle sue dimensioni, dal livello del Psa, dal grado di aggressività del tumore. Tutte le terapie focali si basano sul concetto di “terapia mirata” che governa da tempo il trattamento del cancro alla mammella (quadrectomia) e solo da poco perseguito anche nella prostectomia. Le principali metodiche focali sono: 1. Interstitial Laser Therapy. Una sottile fibra laser viene posizionata direttamente nella zona tumorale mentre la risonanza magnetica viene utilizzata per dosare l´energia con una precisione millimetrica. Il calore generato elimina i tumori di piccole dimensioni; 2. Crioablazione. Una sonda costituita da un sottile ago inietta una soluzione liquida che avvolge il tumore e lo "uccide" per congelamento. E´ una tecnica particolarmente indicata nel caso di piccoli tumori localizzati. 3. Ultrasuono ad alta intensità focalizzato (Hifu). Utilizza onde sonore e con l´aiuto di scansioni imaging di Risonanza Magnetica (Mri) elimina con il calore piccoli tumori. La temperatura viene controllata "in diretta". 4. Elettrovaporizzazione irreversibile (Ire). Viene impiegato un dispositivo per far passare attraverso il tumore una corrente elettrica, che crea delle piccole aperture che provocano la morte le cellule incriminate. 5. Terapia vascolare fotodinamica mirata (Vtp). Si opera utilizzando un farmaco (somministrato per via endovenosa) che distrugge le cellule tumorali eliminando i vasi sanguini che le alimentano. Il farmaco è reso attivo esponendolo a una luce di specifica lunghezza d´onda e posto in sito attraverso fibre collocate nella prostata”. Radioterapia Esterna La Tecnologia A Nostra Disposizione Per La Radioterapia Esterna Nel Carcinoma Prostatico Dice Il dottor Pecoraro: “partendo dalle indicazioni della radioterapia nel carcinoma prostatico (recidiva biochimica dopo prostatectomia, finalità curativa nei pazienti early stage, adiuvante alla chirurgia nei pazienti con margini positivi dopo prostatectomia), possiamo dire che la radioterapia a fasci esterni nella cura delle patologie oncologiche e quindi anche nella terapia del carcinoma prostatico, si caratterizza per rapidi progressi della tecnologia, macchine migliori e tecniche sempre più sofisticate come la radioterapia ad intensità modulata (Imrt), la arcoterapia volumetrica ad intensità modulata (Vmat) e la radioterapia guidata dalle immagini (Igrt), (tutti strumenti attualmente a disposizione presso alcune strutture Urop).la radioterapia ad intensità modulata (Imrt) è una nuova tecnica di irradiazione basata sull’utilizzo di fasci ottimizzati di intensità non uniforme, significativamente più complessa di qualsiasi altra forma di irradiazione convenzionale e potenzialmente in grado di raggiungere un maggior grado di conformità al bersaglio con maggior risparmio dei tessuti sani più di qualsiasi altra tecnica, soprattutto per volumi bersaglio e/o organi a rischio di forma complessa e/o con superfici concave (si pensi al rapporto della prostata con il retto). Ciò permette nella terapia del carcinoma prostatico di erogare dosi sempre maggiori con conseguente aumento della curabilità di una patologia che vede abbastanza frequentemente la radioterapia come una alternativa all’intervento chirurgico, di ridurre il rischio di tossicità rettale e vescicale e di ridurre il rischio di impotenza attraverso un risparmio del bulbo penieno. Per l’identificazione delle strutture più difficilmente visibili alla Tc di centratura con mdc (apice prostatico e bulbo penieno) possiamo eseguire una fusione Tc-rmn. La Imrt, inoltre, attraverso un metodo di pianificazione specifico (inverse planning), ci permette di creare una disomogeneità di dose nell’ambito del bersaglio coprendo specificamente, dopo una fusione Tc-pet colina ad esempio, le zone della prostata che presentano un iperaccumulo metabolico con una dose superiore a quella prescritta nelle zone non ipercaptanti (dose painting). Una ulteriore innovazione tecnica da noi utilizzata è rappresentata dalla Vmat (Volumetric Modulated Arc Therapy) ossia una modalità di planning ed erogazione del trattamento che prevede l’utilizzo di un arco del gantry di 360 gradi con irradiazione continua e continua schermatura delle strutture a rischio con perfetta conformazione della dose al bersaglio e riduzione dei tempi di trattamento.Le tecniche Imrt e Vmat permettono di creare piani di trattamento estremamente conformati anche su target complessi con notevole risparmio di organi a rischio vicini al target stesso. Questo comporta la necessità di controllare cosa si sta irradiando, perché sbagliare anche di poco significa sbagliare il trattamento. Per questa problematica ci viene in aiuto la Igrt ossia la radioterapia guidata dalle immagini.La Igrt rappresenta lo strumento efficace per una perfetta applicazione delle tecniche radioterapiche più precise e sofisticate come Imrt e Vmat, attraverso l’acquisizione di immagini Tc (cone beam) nel bunker di terapia durante il ciclo di trattamento, con decisioni prese sulla base di queste informazioni. Quindi la Imrt indirizza le radiazioni sulla prostata conformandole perfettamente al bersaglio e risparmiando i tessuti sani, la Igrt assicura che ciò venga eseguito correttamente quotidianamente. Si tratta in definitiva di nuove macchine che “guardano il bersaglio” ed erogano la dose”. Il Laser Per L´ipertrofia Rispetta Il Cuore E L´amore “Se il tumore alla prostata si conferma la neoplasia più diffusa tra gli uomini”, dice il professor Giovanni Ferrari Direttore all’Unità di Urologia e Andrologia dell’Hesperia Hospital di Modena, “un crescente aumento si registra anche per l´ipertrofia prostatica (Ipb, ingrossamento benigno della prostata), che colpisce oltre l´80% degli italiani sopra i 50 anni. E che rappresenta un problema sociosanitario con costi altissimi, con oltre 40 mila gli interventi chirurgici l’anno. L’ipb è destinata ad aumentare a causa dell’invecchiamento, tanto che in Italia si pone ai primi posti per diagnosi effettuate ogni anno, seconda all’ipertensione arteriosa. L’ipb incide pesantemente sulla qualità di vita, provocando disturbi che vanno dalla difficoltà a urinare, all’insopprimibile urgenza - frequenza minzionale, anche notturna che disturba il sonno dei pazienti. Infine, nei casi più seri, porta alla completa ritenzione urinaria che richiede l´urgente ricorso al catetere per lo svuotamento della vescica. L’ipb determina anche disfunzioni sessuali, impotenza e problemi di eiaculazione. Quando la prostata si ingrossa, ostacolando il passaggio dell´urina, è necessario togliere il tessuto in eccesso. L’intervento più utilizzato negli ultimi 50 anni per togliere il tessuto in eccesso era la Turp - resezione trans-uretrale della prostata, che consiste appunto nell’asportazione del tessuto in eccesso attraverso micro strumenti chirurgici introdotti nell’uretra. In Meno Di Un´ora L’ipertrofia Evapora La nuova metodica Greenlight a punto negli Stati Uniti sfrutta l’azione di un potente laser al triborato di litio che vaporizza con precisione millimetrica solo l’eccesso di tessuto prostatico, L’intervento mininvasivo si effettua per via endoscopica in anestesia spinale e in one day surgery. La fibra laser, introdotta dal pene nell’uretra attraverso un sottile cistoscopio, vaporizza con estrema precisione l’area interessata senza provocare sanguinamento, quindi il paziente ha un decorso post-intervento migliore senza trasfusioni o perdite con evidente vantaggi (si passa da 26% al 3% di ricorso a trasfusioni). Tra gli altri vantaggi del laser a triborato c’è la possibilità di impiego su prostate ingrossate fina a 8-10 volte tanto. Dopo l´intervento il disagio è minimo perché non si avverte dolore, i sintomi legati all’ipertrofia scompaiono e si verifica ripresa immediata della minzione. Il catetere va tenuto per meno di 12 ore contro le 72 della Turp ed è necessario restare in degenza una sola notte con evidente risparmio di posti letto e quindi di costi per il Servizio Sanitario. Da dati pubblicati dal Ministero della salute, la degenza media con tecniche standard va da 4,9 a 7,4 giorni mentre con il laser va da 2,1 a 3,3 giorni. La maggior parte degli uomini operati con laser riprende la vita normale nel giro di una settimana, tornando anche prima al lavoro: questa tecnica permette di risparmiare il 50% delle giornate lavorative perse per interventi alla prostata. Si risparmia quindi in giornate di degenza, molto onerose per il Sistema Sanitario Nazionale. Unico Laser Che Opera In Presenza Di Anticoagulanti E Pacemaker Precisa il professor Ferrari: “Rispetto alla Turp, l’intervento chirurgico più impiegato negli ultimi 50 anni, che può causare emorragie e richiedere trasfusioni, Greenlight laser, grazie all´istantanea coagulazione dei vasi che evita sanguinamento, è l’unico trattamento che ci consente di operare in assoluta sicurezza anche pazienti ad alto rischio come quelli con malattie cardiovascolari ,della coagulazione e i portatori di stent endocoronarici che non sono più costretti a sospendere la terapia anticoagulante e/o antiaggregante (come invece avviene per gli interventi chirurgici tradizionali, Turp compresa e gli altri laser ).Il laser verde è anche indicato nei pazienti con pacemaker, perché evita il ricorso all’elettrobisturi, generatore di quelle onde elettriche che possono interferire con la stimolazione elettrica dei pacemaker cardiaci. Il ricorso a Greenlight sarà di importanza determinante in considerazione dell’aumento della popolazione affetta da ipertrofia prostatica e disturbi cardiologici in terapia anticoagulante”. Il Sesso E’ Salvo Greenlight tutela la potenza sessuale. Nessun paziente sessualmente attivo ha sviluppato impotenza dopo l´intervento con Greenlight: il laser non causa danni ai nervi dell’erezione, quelli che si trovano a ridosso della prostata, non causa incontinenza ed evita recidive, a conferma che la metodica offre reale e definitiva soluzione per l’Ipb. Il laser non causa sanguinamento, quindi per il chirurgo la visione è sempre nitida e quindi può preservare le strutture nobili senza rischio di incontinenza. Meno Liste Di Attesa, Piu’ Posti Letto L’impiego del laser al triborato di litio ha vantaggi per il Servizio Sanitario nazionale. Ogni anno in Italia vengono effettuati oltre 40mila interventi di Ipb, 15mila dei quali con tecniche invasive, ricovero di 3-5 giorni e occupazione di letti per 52mila giornate. Con Greenlight in one day surgery si ha una sola notte di ricovero, quindi l´occupazione cala a 13mila giorni: 39mila in meno. Ne conseguono riduzione dei tempi in lista di attesa, riduzione dei tempi di convalescenza e minore stress per il paziente, con minori costi per il Ssn. La nuova tecnica laser impiegata con successo su più di 500mila pazienti nel mondo è disponibile, a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale, presso 21 centri ospedalieri con una casistica di circa 2000 interventi.  
   
 

<<BACK