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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 11 Giugno 2014 |
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EUROPA, UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE PER SFIDARE GLI EUROSCETTICI
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Trento, 11 giugno 2014 - Ad una settimana dalle elezioni europee, che ha restituito il Parlamento più euroscettico dal 1979, il Festival dell’Economia di Trento prova ad offrire spunti e indicare delle prospettive di rilancio di un’Unione continentale che mai come oggi avverte il peso del cambiamento globale. Su un aspetto, un politico - lo spagnolo, nonché accademico, Josep Borrell Fontelles - e due docenti con salde relazioni internazionali - Sergio Fabbrini professore di Scienza politica dell´Università Luiss di Roma e Marc Lazar Professore di Storia Politica e Sociologia a Sciences Po (Parigi) – concordano: l’Europa non può fare a meno dell’Europa. Affermazione scontata ma che richiede risposte concrete ed immediate. E soprattutto, una nuova classa dirigente, capace di interpretare le istanze di un Continente che rischia la deriva economica e politica, nonché di rispondere, riformando la burocrazia e la politica, al fronte sempre più compatto e numeroso degli euroscettici. L’analisi più dura arriva da Sergio Fabbrini secondo il quale l’Europa rischia una doppia spaccatura: tra Nord e Sud, con Inghilterra e Danimarca molto lontane dall’idea di un’Europa comune, rispetto ad una Grecia e Spagna alle prese con una crisi economica che rischia di far crescere il fronte degli scontenti, e verso Est, dove il voto europeo ha registrato una partecipazione al di sotto del 20 per cento. “E’ chiaro – ha aggiunto a riguardo Fabbrini – che i Paesi dell’Est sono interessati solo ad un mercato europeo, di libero scambio di merci e manodopera, e non certo avvertono il bisogno di un’unione politica, lontana dalla loro cultura”. A rendere più critica la situazione c’è una Francia in crisi, che sembra aver perso quella leadership politica su cui per decenni ha retto l’asse tra Berlino (forza economica) e Parigi (forza politica). “Non possiamo pensare ad un’Europa senza la Francia”, ha ribadito Fabbrini, facendo riferimento al successo straordinario del Fronte Nazionale di Le Pen. E allora come uscirne, se non con una nuova classe dirigente. E su questo sembrano concordare, seppure con sfumature diverse, tutti e tre i relatori. Josep Borrell Fontelles, forte anche del suo ruolo ricoperto dentro il parlamento europeo, evidenzia i limiti di una classe dirigente europea, ancora troppo ancorata agli schemi nazionali (“riflessi in ambito europeo”) e ancora incapace di ragionare con una visione sovrannazionale, europea. Dal dibattito esce dunque il profilo della futura classe dirigente (politica) europea: una classe politica che non potrà più permettersi scandali e sprechi (“I partiti non possono sprecare milioni di euro e chiedere sacrifici alla gente”, Lazar), con una formazione forte e dotata di lungimiranza (“Basta con funzionari e responsabili di partito privi di rispetto da parte degli elettori”, Borrel) e capace di pensare in grande (“Dovranno risolvere due ordini di problemi, la disuguaglianza politica e geografica”, Fabbrini). Sarà l’agenda politica dei prossimi mesi a confermare la volontà europea di cambiare rotta verso un’unione vera, non solo basata su criteri e rigidità economiche e finanziarie. |
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