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Notiziario Marketpress di
Lunedì 22 Settembre 2014 |
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PARI OPPORTUNITA´, PIEMONTE IN RETE CONTRO LA TRATTA, NECESSARIO PENSARE INTERVENTI DI SISTEMA
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Torino, 22 settembre 2014 - Si è tenuto il 18 settembre un incontro con i partner della Regione Piemonte del progetto " Piemonte in rete contro la tratta ”. Si tratta di un progetto co-finanziato con fondi del Dipartimento Pari Opportunità - Consiglio dei Ministri – su bandi ministeriali emessi annualmente cui possono aderire soggetti pubblici e del privato sociale. La Regione Piemonte ricopre il ruolo di capofila dal 2008 e i n Italia solo 5 sono le regioni che hanno aderito alla progettualità . Presente l´assessora della Regione Piemonte alle Pari Opportunità, Monica Cerutti, che ha dichiarato: «Sarà nostro impegno stabilire una progettualità di interventi regionali non limitati nel tempo, ma di sistema. Il nostro operato però è reso complicato dalla difficoltà di interloquire con il livello nazionale dell´amministrazione pubblica, il Governo, perché manca il ministro delle Pari Opportunità». Le violenze che subiscono le vittime di tratta possono essere di varia natura: sessuali, lavorative, di accattonaggio e nelle economie illegali. In Piemonte, la tipologia più diffusa e meglio conosciuta è la tratta per sfruttamento sessuale. Le vittime di tratta in genere sono donne, uomini, transessuali, anche minori. Queste persone vengono private di ogni diritto umano e poste in stato di soggezione mediante forme di abuso di autorità, violenza e minacce. Dal dicembre del 2013 al giugno del 2014 in Piemonte 187 persone hanno beneficiato del progetto " Piemonte in rete contro la tratta ". Segnando una tendenza in aumento rispetto agli anni precedenti: 2012/2013 sono state 258; 2011/2012 sono state 248; 2010/2011 sono state 236; 2009/2010 sono state 237; 2008/2009 sono state 219. L’ordinamento giuridico italiano prevede 2 specifici strumenti normativi per contrastare il fenomeno e per promuovere azioni di sostegno e integrazione sociale e lavorativa a favore delle vittime: articolo 13 Legge 228/03 (Misure contro la tratta di persone), relativa alla riduzione in schiavitù che recependo il Protocollo addizionale alla Convenzione Onu contro la criminalità organizzata transnazionale del 2000, ha riformulato l’art. 601 del Codice Penale introducendo pene più severe per il reato di riduzione in schiavitù e ha introdotto specifici programmi finalizzati all’emersione della condizione di vittima; articolo 18 del D.lgs. 286/98 (Testo Unico sull’Immigrazione - T.u.i.) che stabilisce il diritto a uno speciale permesso di soggiorno a favore della persona straniera extracomunitaria, vittima di violenza o grave sfruttamento che si trovi in situazione di pericolo concreto a causa dei tentativi di sottrarsi alla violenza e al controllo di un’organizzazione criminale e prevede l’attuazione di uno specifico programma di assistenza ed integrazione sociale. L’ottenimento del permesso di soggiorno, qualora vengano riconosciuti i requisiti, è legato alla possibilità di scegliere fra due possibili strade: “percorso giudiziario”: la vittima sporge denuncia e rende operante una collaborazione con l’Autorità Giudiziaria; “percorso sociale”: la vittima, per le scarse informazioni in suo possesso o per il timore delle ritorsioni che le reti criminali potrebbero mettere in atto, decide di non sporgere denuncia e la condizione di sfruttamento viene accertata dall´Ente Locale o dall’Associazione che l’ha presa in carico. |
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